MANNÀ/METTERE TUTTO A CCALASCIONE
Questa volta cerco di fare luce sulle due
antichissime,icastiche, ma ahinoi!, praticamente desuete espressioni in
epigrafe. Entro súbito in medias res dicendo che la prima espressione: MANNÀ TUTTO A CCALASCIONE vale: mandare
ogni cosa in malora, mentre la locuzione: METTERE
TUTTO A CCALASCIONE vale: porre
tutto in non cale.
Spiego qui di seguito la ratio d’ambedue le espressioni che
partono ambedue dalla considerazione che il colascione[reso in napoletano con
la morfologia calascione(dall’iberico colachón, risalente al greco kálathion=
piccolo paniere, [per la forma della cassa])]fu un antico liuto dotato di un
manico estremamente lungo che poteva raggiungere anche i due metri, in origine di due sole corde
pressoché simili e di una cassa armonica analoga a quella di un mandolino ma di
più piccole dimensioni. Lo strumento era molto diffuso nei secoli che vanno dal
XV al XVII ed era utilizzato come basso continuo, ma benché producesse un gran
numero di note, data la lunghezza del manico, l’armonia che se me ricavava era
veramente povera se non scadente e raffazzonata, prodotta com’era su due sole
corde ed atteso che, il piú delle volte,
i suonatori di colascione/calascione non erano che dei semplici orecchianti che
avevano poca dimestichezza con la vera musica; da tutto quanto quel che ò détto
se ne ricava che i risultati dell’accompagnamento con il liuto summenzionato
furono grossolani, mediocri, tali da poter
mandare in malora o da tenere in
non cale cosí come nell’espressioni in esame. E con ciò penso d’aver raggiunto
lo scopo che m’ero prefisso e reputo di
potermi congedare dai miei consueti 24 lettori con il consueto satis est. Raffaele
Bracale