lunedì 23 giugno 2008

Ògne scuffia p’’a notte etc.

Ògne scuffia p’’a notte è ssempe bbona e ô scuro ‘na vajassa è bbella e bbona quanto â madama.
Ogni cuffia per la notte è sempre buona (utile) e nell’oscurità la fantesca è bella ed appetibile quanto una signora.
Id est: sono sempre graditi i favori offerti a letto da una donna e non v’è differenza che tenga tra una serva o una padrona; piú ampiamente: nella vita occorre sapersi accontentare e – specialmente per ciò che attiene al sesso – non sottilizzare, cogliendo, al contrario, al volo l’occasione propizia da qualsiasi parte ci venga!
ògne = ogni, ciascuno, qualsiasi agg. indef. solo sing. ; etimologicamente dal lat. omne(m) da non confondere con ógne = unghie che etimologicamente è da un lat. ungula(m) con successive dissimilazioni che diedero il latino volgare *unguna→uguna e per sincope della seconda u→ugna=ógna;
scuffia= cuffia, copricapo aderente per neonati, chiuso da due nastri che si annodano sotto il mento; copricapo analogo usato anticamente dalle donne o di giorno o di notte , spesso ornato di gale e trine, o portato dagli uomini sotto il cappuccio, il berretto o l'elmo oppure( se di lana) a letto, di notte per tener calda la testa ; oggi usato solo da operaie, infermiere e cuoche per tenere a posto i capelli; etimologicamente da un tardo lat. cufia(m)(con prostesi di una s intensiva e raddoppiamento popolare della f) probilmente di orig. germ.;
ô forma contratta di a + ‘o = allo preposizione articolata come altrove â (a + ‘a)= alla ed ancóra ê(a + le oppure a + li)= alle oppure a gli ;
scuro aggettivo e sostantivo; come aggettivo vale oscuro, buio, cupo; come sostantivo vale oscurità, buio notturno; etimologicamente derivato dal lat. obscuru(m) =oscuro con deglutinazione ( perdita del suono iniziale di una parola, perché inteso come articolo o preposizione (p. e. avello, dal lat. labellum)) dell’iniziale o intesa articolo (oscuro→’o scuro);
bbella e bbona = bella ed appetibile; bbella è il femm. di bello che è dal tardo lat. bellu(m) 'carino', in origine dim. di bonus 'buono' ed à il consueto significato attribuito a ciò che è dotato di bellezza o che suscita ammirazione, piacere estetico; mentre bbona (femm. di buono) nel significato a margine non vale conforme al bene; onesta, moralmente positiva, che à mitezza di cuore, mansueta, bonaria e non vale neppure abile, capace; o detto di cosa: utile, efficace, efficiente (come è per il bbona della prima parte del proverbio in epigrafe…) ma - pur mantenendo l’etimo dal lat. bonum=buono – sta nel significato traslato per piacente, appetibile, che risveglia i sensi; da rammentare poi che in napoletano esiste un’espressione che a tutta prima parebbe maschile ed invece è neutra: bbello e bbuono che non si riferisce a persona o cosa esteticamente gradevole o moralmente positiva, ma à una valenza temporale e sta per all’improvviso con riferimento ad una situazione che da positiva (bella e buona) che era si sia mutata d’improvviso in maniera negativa;
quanto =tal quale, come, alla medesima maniera dal lat. quantu(m), avv. da quantus ;
â forma contratta della prepos. articolata a +’a = a+la= alla;
madama = signora, titolo di riguardo che veniva rivolto in passato a una signora; oggi usato solo in tono scherzoso o ironico voce derivata al fr. madame, comp. di ma 'mia' e dame 'signora';
di vajassa (dall’arabo baassa attraverso il francese bajasse)= serva, fantesca già dissi passim precedentemente altrove.
Raffaele Bracale

Nessun commento:

Posta un commento