sabato 19 luglio 2008

ESSERE 'NU FIGLIO 'E 'NTROCCHIA

Essere ‘nu figlio ‘e ‘ntrocchia
Ad litteram: essere un figlio di prostituta; detto soprattutto di giovanissimi ragazzi.
Con l’espressione figlio ‘e ‘ntrocchia nella lingua napoletana si suole indicare infatti il giovanetto sveglio, furbo, pronto di mente e d’azione, capace di destare e l’ammirazione per la prontezza della sua mente, e - per contro - la preoccupazione per l’immediatezza delle sue azioni capaci di procurar danno. Ad ogni buon conto l’espressione, pur offensiva, à una sua valenza positiva anche se è usato eufemisticamente a significare figlio di zoccola, seu di puttana partendo dall’assunto che un figlio generato da donna di malaffare, e perciò cresciuto in un ambiente malfamato , che costringe però ad esser furbi, desti e pronti di mano e di mente, debba necessariamente esser tutto ciò.
È comunque offensivo dar del figlio ‘e ‘ntrocchia a qualcuno stante il significato del termine ‘ntrocchia.
E veniamo all’etimologia della parola ‘ntrocchia, perché per figlio, nulla quaestio.
Ò sentito dire e addirittura letto,con raccapriccio che l’espressione deriverebbe da un latino : intra oculos (?) nella pretesa che ‘o figlio ‘e ‘ntrocchia è quello capace di farti qualcosa negli occhi, senza che tu te ne possa accogere. Orbene, anche ammettendo che ‘o figlio ‘e ‘ntrocchia possa agire in tal guisa, ciò che non regge è il mettere in rapporto la parola ‘ntrocchia con l’espressione intra oculos e per un chiaro motivo logico: è il figlio della ‘ntrocchia che - secondo la pretesa etimologia - dovrebbe agire con repentina destrezza, non la ‘ntrocchia e a noi interessa invece sapere da dove derivi la parola ‘ntrocchia, per cui penso che debba scartarsi tale ipotesi , parecchio fantasiosa, e non supportata da alcun puntello più o meno scientifico.Ugualmente penso sia da scartare quanto proposto dall’ amico avv.to Renato de Falco, peraltro valentissimo informato cultore e scrittore di cose napoletane, che congettura per figlio ‘e ‘ntrocchia un figlio concepito dint’ â rocchia; il problema è sempre il medesimo:a noi non interessa cosa faccia o come e da chi sia stato generato il figlio ‘e ‘ntrocchia, bensì chi sia la ‘ntrocchia.
Posto dunque che ‘ntrocchia sta per zoccola o puttana, occorre verificare se vi siano seri aggangi ad altri lemmi che abbiano simile significato e perché l’uno sia ricondicibile all’altro.
Reputo che la strada piú plausibile per giungere a ‘ntrocchia nel significato di puttana sia quella che prende l’avvio da un antico latino:antorca(m) (fiaccola) e il suo dimunitivo antorcula(m) plasmato a sua volta su di un in torculum (torchio e per traslato:in giro) ed in effetti la meretrice svolgeva e svolge il suo mestiere in giro, magari illuminando il suo posto di lavoro, temporibus illis con fiaccole, oggi con falò; da antorcula per metatesi interna si ottiene antrocla; normale poi il passaggio di cl a cchi - come macula(m) divenuto macchia etc. da antorcchia per aferesi e metatesi interna si va a ‘ntrocchia .Di simile avviso è anche l’amico prof. Carlo Jandolo, esimio studioso della lingua partenopea, se pure ipotizza per ‘ntrocchia, oltre la suesposta antorca , un influenza della parola troja lètta con l’articolo: ‘na troja; personalmente non ravviso necessità di influenze; penso che da sola antorca sia sufficiente e bastevole a spiegare ‘ntrocchia.
raffaele bracale

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