METTERE A UNO ‘NCOPP’ A ‘NU PUORCO.
Letteralmente:mettere uno sulla groppa di un porco. Id est: sparlar di uno, spettegolarne, additarlo al ludibrio degli altri, come avveniva anticamente quando al popolino era consentito condurre alla gogna il condannato trasportandolo a dorso di maiale ( a Roma pare lo si facesse a dorso d’asino…) affinché venisse notato da tutti e fatto segno di ingiurie e contumelie.È da rammentare che a Napoli non era cosí difficile trovare ed usare un maiale come cavalcatura, in luogo di asini o muli , atteso che, come ò ricordato alibi, per lungo periodo a far tempo dal XIV sec. i maiali (etimologicamente dal lat. maiale(m), forse perché dedicato alla dea Maia, dea cui dagli antichi romani si sacrificava un porco castrato) erano allevati in abbondanza in tutta la città di Napoli ed erano lasciati liberi di scorrazzare ovunque prima d’essere offerti ai monaci del TAU che conducevano un piccolo ospedale annesso al convento della chiesa di S. Antonio Abate, in piazza Carlo III a Napoli; i monaci con il grasso dei maiali erano usi preparare delle pomate per combattere affezioni dermatologiche. Allorché poi dimettevano un infermo erano soliti consegnare al medesimo, per il prosieguo della cura, una piccolissima quantità di lardo benedetto, avvolto in un santino raffigurante Sant'Antonio abate. Pur se benedetto la quantità del lardo era veramente irrisoria e pertanto assai poco bastevole alla bisogna, per cui i napoletani, per indicare d’aver ricevuto qualcosa di veramente esiguo usarono dire, dolendosene : M’ hê dato ‘o llardo dint’ â fijura!...
Raffaele Bracale
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