1Azzupparse 'o ppane.
Letteralmente: inzuppare il pane. Id est: provare gusto e compiacimento alle disavventure altrui di qualsiasi natura siano, commentandole con irritanti sottolineature, per modo che chi è in situazioni di disagio, avverta maggiormente quel disagio e se ne dolga invece di esser sollevato. A Napoli se ad azzupparse 'o ppane è una donna, costei viene definita femmena 'e niente, se lo fa un uomo, è definito senza mezzi termini: ommo 'e mmerda.
2 Essere 'o si' nisciuno. e non erroneamente Essere 'o zi' nisciuno.
Letteralmente: essere il signor nessuno. e non erroneamente essere lo zio nessuno. Id est: essere del tutto sconosciuto, non valere niente, non contare un accidenti nella scala sociale, insomma un vero e proprio signor nessuno. Si noti che in napoletano zi' è l'apocope di zio, non quella di signore come spesso i male informati intendono; l’apocope di signore è si’ per cui ò’espressione esatta è Essere 'o si' nisciuno.(essere il signor nessuno) e non erroneamente Essere 'o zi' nisciuno che varrebbe essere lo zio nessuno.
Spesso sulla bocca non solo del popolo basso, meno conscio o attento della/alla propria lingua, ma anche sulla bocca di taluno che narcisisticamente si gloria, ma a torto!, d’essere cultore della madre lingua napoletana, il proverbio in epigrafe è reso, come ò detto, con la trasformazione del corretto si’ (che è di per sé l’apocope di signore ) con uno scorretto zi’ (che è l’apocope di uno zio/a etimologicamente derivante da un tardo latino thiu(m) e thia(m) da un greco tehîos ) per cui si è ottenuto lo scorretto zi’nisciuno come altrove in luogo dei corretti si’ prevete e sié badessa si riportano scorrettamente zi’ prevete e zi’ badessa; nell’esatta espressione si’ nisciuno il si’ (ò detto) è l’apocope di si-gnore (che etimologicamente è dal francese seigneur forgiato sul latino seniore(m) comparativo di senex=vecchio,anziano mentre alibi il sié di sié badessa= signora badessa è l’apocope ricostruita di signora dalla medesima voce francese femminilizzata e metatetica di seigneur→ sie-gneuse.
3 Prumettere 'e certo, e vení meno 'e sicuro.
Letteralmente: promettere con certezza e con medesima certezza disattendere al promesso. Lo si dice di chi fa le viste di promettere mari e monti e poi in pratica non tiene fede a nulla di quanto promesso. Tipico comportamento dei politici in campagna elettorale e dei ragazzi in prossimità delle festività, quando promettono di avere comportamenti commendevoli per ottenere doni ed altre provvidenze.
4 Pigliarse 'nu passaggio.
Letteralmente: prendersi un passaggio. Id est: protendere furtivamente le mani fino a sfiorare con le dita procaci e prominenti rotondità femminili, magari soffermandosi a palpeggiare le suddette rotonditàcon libidinoso desiderio.
passaggio sost. neutro = andare e riandare su qualcosa; voce derivata dal fr. ant. passage, deriv. di passer 'passare, traversare'
5 Avàsciame 'o "ddonne" e aízame 'a mesata.
Letteralmente: Diminuiscimi il "don" ed elevami la mercede. Id est: badiamo piú alla sostanza che alla forma. Cosí si esprime chi si veda malamente retribuito per le sue opere e in luogo di sonante danaro venga invece riempito di vuoti salamelecchi.
6 Chi te sape, t'arape.
Chi ti conosce, ti può rapinare. Se subisci un furto i primi di cui sospettare son quelli che ti frequentano, giacché son loro che conoscono le tue abitudini e ciò che possiedi.
7 Trova cchiú ampressa 'a femmena 'na scusa, ca 'o sorice 'o purtuso.
Letteralmente: Trova piú presto una donna una scusa, che un topo un buco (in cui infilarsi). Id est: la donna è grandemente menzognera per cui facilmente trova da scusarsi delle sue malefatte e lo fa in maniera cosí rapida da battere in velocità persino un topo che - si sa -è rapidissimo.
8 Grannezza 'e Ddio: era monaco e pure pisciava.
Letteralmente: grandezza di Dio: era monaco eppure mingeva. La locuzione è usata per bollare chi fa le viste di meravigliarsi delle cose piú ovvie e naturali come qualcuno che si stupisse nel vedere un frate portare a compimento una sua funzione fisiologica.
9 'A soccia mano sta appesa dint'ê guantare.
Letteralmente: la medesima mano sta appesa nei guantai. La locuzione viene usata per connotare chiunque sia avaro o eccessivamente parsimonioso al punto da non elargire mai un'elemosina o ,peggio ancora, al punto da non concorrere mai fattivamente, con elargizione di danaro, ad un'opera comunitaria. La mano della locuzione ricorda quella enorme, ma immobile che, a fini di pubblicità, era esposta a Napoli nel quartiere dei Guantai dove aprivano bottega numerosi fabbricanti di guanti.
10 'Stu ventariello ca tte t'arrecrea, a mme me va 'nculo!
Letteralmente: quel venticello che ti soddisfa, frega me. Non sempre da un'identica situazione scaturisce un medesimo effetto per chiunque. Nella fattispecie, un soffio di vento che magari è piacevole per uno, può essere deleterio per un altro, che per esempio è cagionevole di salute.
11 Ll'aurienza ca dette 'o papa ê curnute.
Letteralmente: l'udienza che il papa dette ai mariti traditi. Cosí viene definita un'istanza che venga disattesa completamente da parte del suo destinatario; ciò che avvenne allorché una accolita di mariti traditi si rivolse al ponteficePio VI al secolo Giovanni Angelico o Giannangelo Braschi (Cesena, 27 dicembre 1717 † Valence, 29 agosto 1799), che fu il 252° Papa della Chiesa Cattolica (1775-1799). affinchè autorizzasse lo scioglimento del loro matrimonio, ma il papa, opponendo la indissolubilità del vincolo matrimoniale quale sacramento della Chiesa, disattese completamente l'istanza. La locuzione è usata per sottolineare ironicamente una situazione nella quale ci sia qualcuno che faccia orecchi da mercante...
12 'O perucchio è caduto dint' â farina.
Letteralmente: il pidocchio è caduto nella farina. La locuzione viene usata per indicare coloro che a seguito di una calamità, o una guerra, si sono arricchiti ed ànno preso dimora nei luoghi piú chic della città e si danno l'aria di gran signori quasi fossero discendenti di antica, provata nobiltà, e non prosapia di vile ascendenza come un pidocchio che, caduto nella farina, si imbianca solo esteriormente pur restando, in sostanza, un vile insetto.
perucchio = pidocchio sost. masch. derivato del b. lat. peduc(u°)lu(m), dim. di pídis normale nel napoletano l’alternanza osco-mediterranea di d →r
farina = farina sost. femm.le derivato del lat farina(m), deriv. di far- farris 'farro'
13 Paré 'o marchese d''o Mandracchio.
Letteralmente: sembrare il marchese del Mandracchio. Id est: Tentare di darsi le arie di persona dabbene ed essere in realtà di tutt'altra pasta. La locuzione, che viene usata per bollare un personaggio volgare ed ignorante che si dia delle arie, millantando un migliore ascendente sociale di nascita, si incentra sul termine Mandracchio che non è il nome di una tenuta, ma indica solo la zona a ridosso del porto(dallo spagnolo mandrache: darsena)frequentata da facchini e scaricatori che non usavano di certo buone maniere ed il cui linguaggio non era certo forbito o corretto. Sarcasticamente definire qualcuno marchese del Mandracchio significa accreditarlo d’essere il signore e dunque il peggior frequentatore di una zona malfamata quale in epoca viceregnale fu, a Napoli, il Mandracchio.
14 Ògne ccapa è 'nu tribbunale.
Letteralmente: ogni testa è un tribunale. Id est: ognuno decide secondo il proprio metro di giudizio,che verosimilmente è diverso da quello degli altri; ognuno è pronto ad emanar sentenze.
tribbunale =tribunale ma in napoletano va scritto con due b sost. masch. derivato dal b. lat. tribunale(m) con tipico raddoppiamento espressivo dell’esplosiva b.
15 Ncarisce, fierro, ca tengo n'aco 'a vennere!
Letteralmente: oh ferro, rincara ché ò un ago da vendere. Èl'augurio che sarcasticamente si dice che si autorivolge colui che à parva materia da offrire alla vendita e si augura che possa riceverne il maggior utile possibile. La locuzione è usata nei confronti di chi si lascia desiderare pur sapendo bene di non aver grosse capacità da conferire in una qualsivoglia contrattazione.
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