VARIE 26
1- Ll' avimmo fatto 'e stramacchio.
Letteralmente: l'abbiamo compiuto alla chetichella,- o anche di straforo, di soppiatto, quasi "alla macchia", ai margini della legalità. L'espressione ‘e stramacchio deriva pari pari dal latino extra mathesis, id est: al di fuori dei retti insegnamenti, dalle buone regole di condotta e perciò clandestinamente.
2 -Chisto è cchillo ca tagliaje 'a recchia a Mmarco.
Letteralmente: Questo è quello che recise l'orecchio di Marco. La locuzione è usata per indicare ogni attrezzo che abbia perduto le proprie precipue capacità di destinazione d’uso ; segnatamente p. es. un coltello che abbia perduto il filo e non sia piú adatto a tagliare, come la tradizione vuole sia accaduto con il coltello con il quale Simon Pietro, nell'orto degli ulivi recise l'orecchio a Malco (corrotto in napoletano in Marco), servo del sommo sacerdote.
recchia= orecchio; la voce napoletana deriva da un lat. volg. *aricla con normale passaggio di cl intervocalico a cchj→cchi e con deglutinazione della a d’avvio intesa articolo.
3 - 'O cummannà è mmeglio d''o ffottere.
Letteralmente: Il comando è migliore del coito. Id est: c'è piú soddisfazione nel comandare che nel coire. La locuzione viene usata per sottolineare lo scorretto comportamento di chi - pur non avendone i canonici poteri - si limita ad impartire ordini e non partecipa alla loro esecuzione.
‘o cummannà = il comandare voce verbale infinito sostantivato e dunque neutro; cumnannà deriva da un lat. volg. *commandare (lat. class. commendare), comp. di cum 'con' e mandare 'affidare, raccomandare di cui mantiene (contrariamente all’italiano comandare) il raddoppiamento della m, con consueta assimilazione progressiva nd→nn ;
meglio avverbio o altrove aggettivo sostantivato neutro cfr. ‘o mmeglio= meglio, il meglio; faccio notare che in epigrafe è scritto mmeglio con la geminazione della consonante d’avvio, dipesa dal fatto che la voce a margine segue la vocale e della voce verbale è di essere; l’etimo di meglio è dal latino melius con tipico passaggio di l→gl;
‘o ffottere = il fottere, il coire voce verbale dell’infinito sostantivato e dunque neutro.L’infinito fottere è scritto ffotterecon la geminazione della consonante d’avvio, dipesa dal fatto che la voce a margine segue la vocale o dell’art. ‘o; fottere= possedere sessualmente; avere rapporti sessuali ma anche figuratamente: imbrogliare, raggirare deriva dal latino volg. *futtere, per il class. futuere.
coire, con i medesimi significati di possedere sessualmente è dal latino coire da cum + ire = ‘andare con;
4 - Essere sempe cazza e cucchiara cu quacchuno
Letteralmente: essere sempre cazza e cucchiaia con qualcuno; id est: aver rapporti cosí indissolubili con qualcuno fino a formar quasi un tutt’uno con lui alla stregua della cazza (contenitore della malta) che i muratori usano sempre in uno con la cucchiara (cazzuola), ed essa cazzuola è conservata a sera, al termine del lavoro nella cazza, per modo che sia facilmente reperita al mattino successivo quando si riprende il lavoro; per traslato la locuzione è usata nei confronti di tutti coloro che sceltosi un amico o un compagno non si separano da lui che per brevissimo lasso di tempo. La cazza come ò accennato fu in origine un recipiente per lo piú di ferro, provvisto di manico, nel quale si fondevano i metalli , poi indicò ed ancora indica. quel contenitore ,quel secchio di ferro in cui i muratori usano impastare malta e/o calcina; la voce è dal lat. tardo cattia(m), da collegarsi al gr. ky-athos 'coppa, tazza'; la voce è usata piú spesso in italiano che in napoletano dove il suddetto contenitore è chiamato piú acconciamente cardarella diminutivo adattato di caldara→cardara= caldaia = in origine recipiente metallico in cui si fa bollire o cuocere qualcosa e poi estensivamente ogni capace recipiente metallico atto a contenere materiali caldi o freddi; caldara→cardara con il diminutivo cardarella è voce derivata del latino tardo caldaria(m), deriv. di calidus 'caldo'.
Poiché, come ò detto, la voce cazza è poco nota e usata, a Napoli accade che l’espressione in epigrafe venga talvolta impropriamente stravisata finendo per essere enunciata come Essere cazzo e cucchiara con un accostamento erroneo ed inconferente non essendovi certamente nessun nesso tra il cazzo = membro maschile e la cucchiara= cucchiaia, cazzuola che è appunto la mestola che usano i muratori per prelevar la calcina o malta dalla cazza distribuendola e pareggiandola su muri e/o mattoni; cucchiara è di per sé il femminile di cucchiaro con etimo dal latino cochlearju(m) con normale semplificazione - di rj→r e chiusura di ō in u in sillaba atona; cucchiaro è stato reso femminile appunto per indicare, come già dissi altrove, un oggetto piú grande del corrispondente maschile (es.: tammurro piú piccolo – tammorra piú grande, tino piú piccolo – tina piú grande, carretto piú piccolo – carrettapiú grande etc.);ugualmente è erroneo stravolgere l’espressione in epigrafe in (come pure talvolta m’è occorso d’udire) Essere tazza e cucchiara , atteso che la tazza , per grande che possa essere (fino a diventar una ciotola) potrebbe procedere di conserva con un cucchiaino (tazza da caffè) al massimo con un cucchiaio (tazza/ciotola da caffellatte) mai con una cucchiara (cazzuola).
sempe= sempre, senza interruzione, senza fine (indica una continuità ininterrotta nel tempo): con etimo dal lat. semper con atipico troncamento della consonante finale r in luogo dell’atteso raddoppiamento rr e paragoge di una vocale semimuta finale (e/o) come altrove tramme←tram, bisse←bis, barre←bar, autobbusso←autobus.
quaccuno = qualcuno, pronome indefinito forma sincopata di quaccheduno che è derivato da un qual(is)+ qui(=che) donde quacche + et unus ( = ed uno) donde quacc(hed)uno→quaccuno.
5 -Miéttele nomme penna!
Letteralmente: Chiamala penna!
La locuzione viene usata, quasi volendo consigliare e suggerire rassegnazione, allorchè si voglia far intendere a qualcuno che abbia irrimediabilmente perduto una cosa, un oggetto, divenuto quasi (penna) piuma d'uccello; La piuma essendo una cosa leggera fa presto a volar via, procurando un cattivo affare a chi à incautamente operato un prestito atteso che spesso sparisce un oggetto prestato a taluni che per solito non restituiscono ciò che ànno ottenuto in prestito. A maggior conferma del fatto si usa dire che si ‘o priestito fosse bbuono ogneduno ‘mprestasse ‘a mugliera! (se il prestito fosse una cosa buona,ognuno impresterebbe la propria moglie...Rammenterò altresí che un tempo con la voce penna (dal lat. penna(m) 'ala' e pinna(m) 'penna, piuma', confluite in un'unica voce) a Napoli si indicò, oltre che la piuma d’un uccello, anche una vilissima moneta dal valore irrisorio, moneta che veniva spesa facilmente, senza alcuna remora o pentimento; tale moneta che valeva appena un carlino (nap. carrino) prese il nome di penna dal fatto che su di una faccia (rovescio) v’era raffigurata l’annunciazione a Maria Ss. effigiata sul lato dritto, mentre sul manco v’era l’arcangelo con un’ala (penna) dispiegata; ora sia che la penna in epigrafe indichi la piuma d’uccello, sia indichi la vilissima moneta, la sostanza dell’espressione non cambia, trattandosi di due cose: piuma o monetina che con facilità posson volar via e/o perdersi.
miéttele nomme letteralmente mettigli nome e cioè chiamalo id est: ritienilo; miettele= metti a lui, poni+gli voce verbale (2° pers. sing. imperativo) dell’infinito mettere=disporre, collocare, porre con etimo dal lat. Lat. mittere 'mandare' e 'porre, mettere'; nomme = nome; elemento linguistico che indica esseri viventi, oggetti, idee, fatti o sentimenti; denominazione, con etimo dal lat. nomen e tipico raddoppiamento popolare della labiale m come avviene ad es. in ommo←hominem, ammore←amore(m), cammisa←camisia(m) etc.
Raffaele Bracale
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