Dicette ‘o si’ prevete â sié badessa: Senza denare nun se cantano messe!
Ad litteram: Il signor prete disse alla signora abadessa: Senza denari, non si celebrano messe cantate!
Antico icastico proverbio partenopeo, il cui assunto indica che nella vita nulla viene fatto gratuitamente, ma ogni cosa – persino lo piú sacra – à un suo prezzo, dal quale non si può prescindere se si vogliono ottenere i risultati pratici agognati. Infatti se persino i sacerdoti pretedono un corrispettivo per la celebrazione di una S.Messa , sia pure cantata, quanto e più potrà fare chiunque altro cui si chieda di prestare la propria opera!
È inutile attendersi gratuità!
Notazioni linguistiche:
Comincio col dire che spesso sulla bocca del popolino, meno conscio o attento della/alla propria lingua, e talvolta – inopinatamente – anche sulla bocca e negli scritti di sedicenti esperti della lingua napoletana, il proverbio in epigrafe è reso con la trasformazione del corretto si’ (che è di per sé l’apocope di signore ) con uno scorretto zi’ (che è l’apocope di uno zio/a etimologicamente derivante da un tardo latino thiu(m) e thia(m) da un greco tehîos ) per cui si ottenengono gli scorretti zi’ prevete e zi’ badessa in luogo dei corretti si’ prevete e sié badessa dove il si’ (ò detto) è l’apocope di si-gnore (che etimologicamente è dal francese seigneur forgiato sul latino seniore(m) comparativo di senex=vecchio,anziano mentre il sié è l’apocope ricostruita di signora dalla medesima voce francese femminilizzata e metatetica di seigneur→ sie-gneuse.
E passiamo ad analizzare qualche singola parola:
- prevete e cioè: prete,presbitero, sacerdote, uomo consacrato, addetto al culto, che abbia ricevuto il sacramento dell’ordinazione; etimologicamente il napoletano prevete da cui poi per sincope della sillaba implicata ve si è probabilmente formato il toscano prete è dal tardo latino presbyteru(m), che è dal greco presbyteros, propriamente: piú anziano; cfr. presbitero;
la via seguíta per giungere a prevete partendo da presbyteru(m) è la seguente: presbyteru(m)→pre’bytero/e→prebeto/e→preveto/e;
- badessa e cioè: superiora in un monastero femminile: madre badessa, ma ironicamente anche donna autoritaria, che si dia arie di superiorità; etimologicamente il termine badessa è una forma aferetica per (a)-badessa che viene dal latino abbatissa voce femminilizzata di abbas/abbate(m) che trae dal caldeo e siriaco âbâ o âbbâ= padre.
- Messe propiamente il plurale di messa che è – come noto - nella religione cattolica, il sacrificio del corpo e del sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, è offerto dal sacerdote a Dio sull'altare, per rinnovare il sacrificio della croce; etimologicamente la parola napoletana messa tal quale la identica toscana, è il participio passato femminile del verbo latino mittere e cioè missa= inviata, mandata; per comprendere appieno il perché di questo nome dato alla celebrazione liturgica bisogna risalire al 1°,2° sec. quando i primi cristiani, per celebrare il loro rito della eucaristia (etimologicamente da un tardo latino eucàristia(m), dal gr. eucàristía, comp. di êu bene e un derivato di cháris -itos : grazia; propr. riconoscenza, gratitudine) si riunivano nelle catacombe (etimologicamente da un tardo latino catacumba(m), comp. del gr. katá: giù, sotto e il lat. cumba :cavità); al termine della celebrazione liturgica, il presbitero che aveva consacrato l’eucaristia ne affidava alcune particole = piccole parti ai diaconi che erano i suoi assistenti, affinché essi le recassero a tutti i fedeli che, per varî motivi assenti, non avevano partecipato al rito; fatto ciò, congedava gli altri fedeli annunciando loro: Ite, missa est! id est: Andate via, l’ò mandata! Quel missa finale finí per dare il nome alla celebrazione liturgica relativa.
Raffaele Bracale
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