SMARGIASSO E DINTORNI
Smargiasso è un'altra parola (come guaglione, guappo, sfogliatella, scugnizzo, camorra, vongola etc. ) partita dal lessico partenopeo e approdata in quello nazionale nel significato di gradasso, spaccone, millantatore. I medesimi significati si riferiscono allo smargiasso nei vocabolarî napoletani dove nello stesso senso si usano favone, grannezzuso, rodamunno, sbardellone, sbafante, spacca-e-mmette-ô-sole, squarcione; mentre il millantatore parolaio, supponente e saccente è soprattutto indicato con il termine spallettone. L'origine napoletana di smargiasso è dimostrata da due fatti: la parola è formata da smargi con l'aggiunta del suffisso dispregiativo asso, suffisso di pretta matrice meridionale-napoletano; in italiano si usa accio o azzo. Scartata l'ipotesi di una derivazione dallo spagnolo majo (spaccone), penso derivi dal greco màrgos=protervo, arrogante o da smaragízein = risuonare, rimbombare. È pur vero che manca l'intermedio del latino, ma se fosse esistito tale intermedio, la parola sarebbe potuta nascere in un punto qualsiasi dello Stivale, atteso che è abbondantemente riconosciuto e provato che fu il tardo latino la madre di tutti i linguaggi regionali d’Italia. Dunque, mancando l’intermedio latino, nel caso che ci occupa è la voce greca la lingua di riferimento ed il greco si parlò nell’Italia meridionale (Magna Grecia) non altrove. Abbiamo dunque:
gradasso: vanaglorioso, chi si vanta di fare cose eccezionali, senza averne la capacità, derivato dal nome di Gradasso, vanaglorioso personaggio dell'"Orlando innamorato" di Boiardo e dell’Orlando furioso" di Ariosto.
Spaccone, dal significato simile al precedente gradasso , è un evidente accrescitivo derivato di spaccare: spezzare, dividere in piú parti; dal longobardo spahàn, fendere.
Millantatore indica chi si vanti o vanti qualità o meriti che non à ed è un deverbale di millantare id est: accrescere millanta volte. Sbruffone è chi si attribuisce meriti grandiosi o qualità eccezionali che non possiede o imprese esagerate; da sbruffare, voce onomatopeica che indica l'emettere dalla bocca e/o dal naso spruzzi di liquidi fisiologici, come può accadere a chi apra continuamente la bocca.
Favone è il gran millantatore, vanesio chiacchierone oltre che saccente; piú che a fabulari=raccontar sciocchezze, si può collegare al latino favonius che indica un vento, come al vento si posson appaiare le vuote parole.
Grannezzuso è altezzoso, altero e per estensione vanaglorioso, millantatore; da granne (grande). Rodamunno e chi si vanta con arroganza di imprese straordinarie o veramente affronta rischi ma solo per ostentare forza e bravura.
Sbafante: vanitoso, vanaglorioso, aduso alla spacconeria; l’etimo è da ricercarsi in una serie onomatopeica ba... fa... da collegarsi all'espirazione ed all'apertura di bocca per vantarsi.
Sbardellone: il grande vanesio ciarlatore, aduso a eccedere, in linea con il suo etimo da bardellare= porre la bardella (piccola sella), con la protesi della esse che qui non è intensiva, ma distrattiva, per significare proprio il debordamento delle ciarle dello sbardellone.
Spacca-e-mmette-ô-sole: indicherebbe di per sé l'azione di quei contadini che, raccolti i pomidoro li spaccano e li pongono al sole perché si secchino, ma va da sé che per ampliamento semantico, con la voce a margine ci si riferisca a chi si comporta in maniera di dar gran rilievo alle proprie azioni esponendole a tutti anche quando tali azioni non siano meritevoli di lode e/o attenzione.
Squarcione vale spaccone: da squarcià, dal latino volgare ex-quarciare, variante di ex-quartiare: dividere in quattro.
Spallettone: colui che fu definito mastrisso, ironica corruzione del latino magister.Si tratta di colui che vuol dimostrare d'essere onnisciente, di avere le soluzioni di tutti i problemi, specie di quelli degli altri, senza farsi mai coinvolgere ma solo dispensando consigli che non poggiano né su scienza né su esperienza, ma son frutto di saccenteria. Non v'è campo dello scibile o del quotidiano vivere in cui lo spallettone non sia versato. L'economia nazionale? E lo spallettone sa come farla girare al meglio. L'educazione dei figli altrui, mai dei propri? A chiacchiere, sa come farne degli esseri commendevoli. Per ciò che riguarda l'etimologia non vi sono certezze essendo il vocabolo sconosciuto ai compilatori di vocabolarî della lingua napoletana, adusi a pescare le parole negli scritti degli autori classici e, spesso, a tenere in non cale il vivo, corrente idioma popolare. Non posso allora che proporre un'ipotesi, non supportata da riscontri storico-letterarî ma che mi pare perseguibile: essendo il sostrato dello spallettone la vuota chiacchiera, è al parlare che bisogna riferirsi: a mio avviso si è formato sul verbo parlettià (ciarlare) con la classica esse intensiva partenopea, l'assimilazione regressiva della erre alla elle e l'aggiunta del suffisso accrescitivo one secondo il percorso seguente: parlettià →sparlettià→sparlettone→spallettone.
Rammenterò in chiusura che tutte le voci elencate, con la sola eccezione di spallettone possono essere usate, con cambio di suffisso al femminile ad es.: grannezzuso/grannezzosa – favone /favona – squarcione/squarciona - sbardellone/sbardellona etc. Solo per spallettone il napoletano à coniato un corrispondente specifico per femminile che è cciaccessa derivato dal verbo ciarlare secondo il seguente percorso morfologico ciarlare + essa→ciarlessa da cui per il fenomeno dell’assimilazione ciaccessa e raddoppiamento espressivo della c d’avvio → cciaccessa.
Raffaele BRACALE
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