ANTECCHIA, ANTICCHIA, LENTICCHIA E DINTORNI
Prendo spunto da una richiesta fattami da una cara amica, facente parte della Ass.ne Ex Alunni del Liceo classico G.Garibaldi di Napoli, per parlare delle voci in epigrafe.
In lingua napoletana la voce anticchia o antecchia ( quest’ultima talvolta riportata come ‘na ‘ntecchia con apparente deglutinazione della a iniziale intesa articolo determinativo e trasformata poi in quello indeterminato ‘na) è usata per indicare una minuzia, una piccolissima parte di qualcosa,un minuzzolo o quantità minima di qualcosa. Quanto all’etimo di anticchia o antecchia non c’è identità di vedute; una scuola di pensiero piú remota, alla quale per altro mi sento di aderire fa risalire le voci al tardo latino indicula neutro plurale inteso poi femminile di indiculum= piccola parte secondo il seguente percorso morfologico: indic(u)la→indicla→indicchja→anticchia o antecchia; le voci indiculum ed indicula nel significato di piccola parte sono riportate nel notissimo Glossarium ad scriptores mediae et infimae latinitatis del Du Cange; meno convincente – quantunque semanticamente non del tutto disdicevole – mi appare l’idea (per altro sposata dal caro amico prof. Carlo Iandolo) che ipotizza una iniziale lenticula(m) passata a *l’ enticla per approdare con mutamento vocalico nella sillaba iniziale ad anticchia; ò parlato di semantica non del tutto disdicevole in quanto la lenticchia (lenticula(m) è cosa molto piccola, tale da poter adombrare una minuzia, una piccolissima parte di qualcosa,un minuzzolo o quantità minima di qualcosa.
L’idea però non mi convince molto per il semplice fatto che esistendo già una voce (indicula) che indica una piccola parte ed essendo del tutto agevole il percorso morfologico che porta ad anticchia, partendo da indicula, non si capisce perché bisognerebbe – per indicare la medesima piccola parte - scomodare un’altra parola (lenticula(m) che di per sé sta ad indicare la lenticchia e cioè la pianta erbacea con foglie pennate, che fornisce baccelli contenenti semi commestibili a forma di piccola lente biconvessa (fam. Leguminose), il piccolo seme commestibile di tale pianta; e solo per traslato dovrebbe indicare una piccola parte una minuzia.
A completamento di quanto detto rammento che in lingua napoletana la voce lenticchia, nell’esclusivo significato di seme commestibile, e senza traslati di sorta, è reso con la voce nemmíccola o nemmíccula attestata talora anche come nnemmíccola o nnemmíccula o anche al maschile nnemmíccolo o nnemmícculo; per questa voce in tutte le sue forme l’etimo è da far risalire ad un incrocio di lenticula con micula = briciola, secondo il seguente percorso morfologico: lenticula passa con doppia assimilazione a nennicula che sposandosi a micula porta a nemmicula e poi a nemmiccula/nnemmicculo o anche nemmiccula/nnemmicculo.
Satis est.
Raffaele Bracale
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