UN’ANTICA PAROLA NAPOLETANA:  SCHITTO
Cominciamo col dire che  in napoletano la voce schitto è attestata, sia nei piú vecchi vocabolaristi: D’Ambra – Andreoli – P.P. Volpe – Filopatridi etc.,che nei  piú recenti D’Ascoli – Altamura – Salzano ( è inopinatamente assente in de Falco e Iandolo!)    esclusivamente come avverbio: nel significato di  soltanto, solamente, mentre la medesima voce è attestata  non come avverbio, ma come sostantivo e/o aggettivo nel significato di scapolo – celibe
sia nel salentino (schiettu) che nel  calabrese e nel siciliano ( cfr. Cortelazzo/Marcato  che registrano schettu = schitto (voci calabresi - siciliane); ugualmente la voce schitto è attestata nel dialetto di Sezze romano ma quale aggettivo: solo, solo un poco
Pur con  grande sforzo, si può comunque accettare una qualche colleganza semantica tra soltanto, solamente e celibe, scapolo ed accettare altresí il passaggio di funzione grammaticale aggettivo→avverbio (fenomeno abbastanza frequente che avviene partendo dal valore non solo attributivo ma anche predicativo dell’aggettivo, p. e. “faccio solo questo”→”faccio soltanto questo”; “va’ tranquillo”→”và tranquillamente”). Quello che non mi convince è l’ipotesi etimologica formulata da Cortelazzo/Marcato; infatti i due studiosi   parlano di una derivazione da un tedesco shleta (semplice)e la faccenda peggiora altresí se si compulsa il Pianigiani che pur prendendo  in esame schitto come voce dialettale napoletana, la  accomunana alla voce  schietto (dal gotico slaiths=semplice, cfr. ted. mod. schlecht =di poco conto, cattivo)ed estensivamente puro,semplice, ingenuo. Ricordo anche,  su suggerimento dell’amico prof.  Armando Polito,  che  nel Salento (a parte Nardò dove “schiettu” è chiaramente  usato nel senso di “sincero” riferito tanto all’uomo quanto al vino, a Martina Franca (Ta) esiste  la locuzione “na schitte”=non solo, in cui è evidente l’avvenuto passaggio dalla funzione aggettivale a quella avverbiale. Ugualmente mi à lasciato perplesso e non convinto l’ipotesi sostenuta nel Vocabolario dei Filopatridi, dove al lemma “schitto” si legge: "SCHITTO Soltanto. Dall’italiano schietto, che vale semplice, non molteplice." Neppure m’à convinto (ça va sans dire) F.D’Ascoli che ipotizza un pretestuoso ed inconferente *exquitus  da ex + quitus= pagato lontano – a mio avviso – le mille miglia dal significato di  solo, scapolo etc.  
 
A questo punto a mio avviso,  se si vuol raggiungere una attendibile meta etimologica, occorre dare una decisa sterzata abbandonando tutte le strade battute sia da chi vede in schitto  una derivazione da schi(e)tto, sia da chi vi lègge derivazioni tedesche o gotiche, sia da chi si inventa pretestuosi ed inconferenti *exquitus   ed accettare l’idea che  di partenza schitto sia stato un sostantivo/aggettivo nel significato di scapolo – celibe e solo successivamente abbia assunto la funzione avverbiale, la sola poi mantenuta nel napoletano, mentre altrove tale passaggio aggettivo →avverbio non sia avvenuto e schitto abbia continuato a rivestire la funzione di sostantivo/aggettivo  significando esclusivamente  scapolo – celibe. Messa cosí la faccenda a mio avviso penso che etimologicamente schitto  sia da ritenersi voce derivata da una lettura metatetica del greco ektòs  participio di ekho (posseduto, tenuto come marito) con la protesi di una s (distrattiva) ottenendosi un sektòs  lètto sketòs→scheto e poi schito ed infine schitto  con raddoppiamento espressivo della dentale.
Il tutto con buona pace di Pianigiani, Filopatridi, Cortelazzo/Marcato & altri.
Raffaele Bracale
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