1 'A varca cammina e 'a fava se coce.
Letteralmente: la barca cammina, e la fava si cuoce.
Estensivamente: gli affari progrediscono ed il sostentamento è assicurato.
La locuzione mette in relazione il cuocersi della fava con il cammino della barca, ossia con il progredire delle attività economiche, per cui sarebbe piú opportuno tradurre: se la barca va, la fava cuoce.
Il proverbio, che fa riferimento all’attività marinaresca-commerciale, nacque, quasi certamente, in paesi della zona costiera lí dove parecchi traevano i loro guadagni o dalla pesca o dai commerci marinareschi.
varca= barca ed estensivamente ogni natante piú o meno grande adibito al lavoro o al diporto; sost. femm. derivato da un tardo latino barca(m) con consueta alternanza partenopea b/v.
cammina = cammina, progredisce ma qui naviga, voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.) dell’infinito cammenà= camminare muoversi, spostarsi da un punto a un altro a piedi; per estens., passeggiare muoversi, avanzare, detto di veicoli, imbarcazioni etc. denominale di cammino che è dal lat. volg. *camminu(m), di orig. celtica;
fava = fava pianta erbacea con foglie paripennate, fiori bianchi macchiati di nero e legume a baccello contenente semi commestibili, di color verde e della forma di un grosso fagiolo appiattito (fam. Leguminose) (estens.) il seme commestibile della pianta; sost. femm. derivato dal at. faba(m);
coce= cuoce, viene a cottura voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.) dell’infinito còcere sottoporre al calore del fuoco gli alimenti per renderli mangiabili e digeribili, o sostanze quali vetro, argilla ecc. per renderle adatte a determinati usi: bruciare, ustionare; per estens., seccare, inaridire con derivazione da un basso latino cocere per il class. coquere.
2 ‘A VERITÀ È COMME A LL’UOGLIO:ASSOMMA SEMPE
Ad litteram: La verità è come l’olio: viene sempre a galla! Affermazione popolare quasi assiomatica,tesa a ricordare che, nella vita,è inutile tentar di nasconderla, giacché per quanto si cerchi di celarla con bugie, falsità, bubbole, balle, sotterfugi, favole, fandonie, frottole, panzane, fole,volontarie o involontarie, la verità affiora sempre, appalesandosi quasi che avesse il medesimo leggero peso specifico dell’olio che versato in un bicchiere pieno d’acqua rimane in superficie e non precipita mai.
verità= verità, ciò che è conforme al vero ( in napoletano dal nominativo lat. veritas piuttosto che dall’acc.vo veritate(m) dal quale invece scaturisce l’italiano verità che in origine fu appunto latinamente veritate, il tutto deriv. di vírus 'vero';
comme= come, alla stessa maniera di, derivato del lat.quomo abbreviazione di quomodo 'in qual modo' con tipico raddoppiamento popolare della m (vedi alibi: ommo←homo,nomme←nomen etc.) e semplificazione del dittongo mobile uo→o cosí come capita nella lingua italiana: buono→bontà, suono→sonata etc.;altre volte invece tale dittongo si semplifica in u (muorto→murticiello, buono→bunariello etc.);rammenterò la particolarità della lingua napoletana che relativamente all’avverbio a margine e ad altri avverbi e preposizioni improprie quali ‘ncoppa (sopra), sotto, ‘mmiezo (in mezzo) etc. richiede sempre l’aggiunta della preposizione semplice a (che a sua volta comporta la geminazione della consonante iniziale della parola successiva) o delle sue composte â(alla), ô (allo) ê (a gli, alle) per cui si avrà in italiano come te ed in napoletano comme a tte (notasi, come detto la geminazione della consonante t), sopra te o sopra di te ed in napoletano ‘ncoppa a tte, ancóra: in italiano sotto il tavolo ed in napoletano sott’ô tavulo= sotto al tavolo etc.
‘uoglio= olio; in napoletano il sostantivo a margine è neutro (si tratta di un alimento! cfr. Damme chest’uoglio= dammi quest’olio. fosse stato masch. avremmo avuto Damme chist’uoglio); etimo dal lat.tardo *oliu(m) per il classico oleu(m) che è dal gr. élaion con tipica dittongazione della sillaba breve d’avvio: ŏ→uo e consueto passaggio di l a gl come figlio←filium, piglià←piliare etc. ;
assomma = viene a galla, affiora voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.)dell’infinito assummà=montare in sommità da una sincope *adsummare di un lat. tardo *ad+ summ(it)are, deriv. di summus 'supremo'; rammenterò che anche l’italiano à un verbo assommare ma con il significato di mettere insieme; adunare (spec. fig.): assomma in sé vizi e virtú v. intr. [aus. essere] ammontare,... ma anche compiere, portare a termine; ma l’etimo del verbo italiano è diverso essendo esso un derivato di sommare da somma= addizione.
sempe avv. = sempre senza interruzione, senza fine (indica una continuità ininterrotta nel tempo) che è dal lat. semper con la particolarità che per la voce a margine invece del raddoppiamento della consonante r etimologica e della paragoge finale di una e semimuta, che avrebbero prodotto un *semperre come altrove tramme da tram, bisse da bis etc. , questa volta si è preferito far cadere completamente la consonante r che non à lasciato traccia.
3 Accunciarse quatt' ove dinto a 'nu piatto.
Sistemarsi quattro uova in un piatto - cioè:assicurarsi una comoda rendita di posizione, magari a danno di altra persona (per solito la porzione canonica di uova è in numero di due.. per cui tutto l’eccedente è stato quasi certamente sottratto alla pertinenza altrui.).
accunciarse = sistemarsi, approntarsi modo riflessivo (di vantaggio cfr. il pronome sé in posizione enclitica) dell’infinito accuncià che di per sé e come significato primo vale aggiustare, riparare con etimo dal lat. *ad-comptiare (che è da *comptium= preparazione per ornare); normale l’evolversi delle atona o in u.
quatto = quattro agg. num. card. invar. numero naturale che corrisponde a tre unità piú una; nella numerazione araba è rappresentato da 4, in quella romana da IV; l’etimo è dal lat. quatt(u)o(r).
ove = uova sost. femm. plur. di uovo pop. ovo, s. m.
(biol.) cellula germinativa o gamete femminile di forma per lo piú rotondeggiante o ellittica, di dimensioni variabili secondo la specie, con citoplasma piú o meno ricco di riserve nutritive; à origine nell'ovaio e da esso, all'interno o all'esterno del corpo materno, si forma l'embrione del futuro animale; l'uovo degli animali ovipari, che viene espulso dal corpo materno prima che l'embrione si sviluppi, in partic., l'uovo di gallina, usato dall'uomo come alimento;
l’etimo di uovo/ovo è dal lat. volg. *ovu(m), per il class. ovu(m);
dinto = dentro avv. e prep e talvolta sost..; come avverbio vale: all'interno, nella parte interna di qualcosa, (fig.) nell'intimo, nell'animo; come preposizione vale 1) in, nel; nella parte interna;
2) (entro) con valore temporale: dentro l'anno, il mese, oggi, prima che termini l'anno, il mese, oggi
3) come s. m. vale: la parte interna: il fuori è pitturato, il dentro è rivestito in tela anche rafforzato dalla prep. di: il di dentro è più accogliente; rammenterò che in napoletano come preposizione è (contrariamente all’italiano dove dentro è seguito súbito dal sostantivo di riferimento; ad es.: ital. dentro casa; nap.: dint’ â casa) sempre accompagnato dalla prep. a o piú spesso da quelle articolate ô (al), â (alla), ê( a gli, alle); avremo ad es. in ita. dentro l'anno,dentro il mese, mentre in nap. si à dinto a ll’anno, dinto a ‘o miso; l’etimo è dal lat. de intus;
‘nu = agg. num. card. , pron. indef. , art. indeterm. dal lat. unum; nell’espressione in epigrafe è chiaramente un agg.vo num. card. volendosi intendere che la sistemazione delle quattro uova avviene non in non meglio specificato piatto (nel qual caso il ‘nu sarebbe stato articolo indeterminativo, ma avviene in un solo piatto ed il ‘nu sta per unu agg.vo num. card);
piatto = s.m. piatto recipiente normalmente tondo o tondeggiante, per lo piú di porcellana o di ceramica, in cui si servono e si mangiano le vivande; l’etimo è dal lat. volg. *plattu(m), che è dal gr. platys 'largo, piatto'.
4 Acqua santa e Terra santa, pure lota fanno.
Letteralmente: acqua santa e terra santa pure fango fanno.
Id est: l'unione di due cose di per sé buone, non è detto che non possano produrre effetti spiacevoli. Lo si dice con riferimento alla società di due individui che, presi singolarmente, mai farebbero sospettare esser capaci di produrre danno e che invece, uniti producono grave nocumento ai terzi.
raffaele bracale
Raffaele Bracale
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