giovedì 26 febbraio 2009

‘NZULARCHIA

‘NZULARCHIA
La voce napoletana a margine traduce l’italiano itterizia, ittero e cioè l’accumulo di pigmenti biliari nel sangue, che determina una colorazione giallastra della cute, delle mucose e dei liquidi organici; le voci italiane itterizia, ittero derivano dal lat. icteru(m), che è dal gr. íkteros.
Ben diversa l’origine della voce napoletana ‘nzularchía che con il significato di itterizia, è un denominale dell’aggettivo e sost. masch. ‘nzularcato (affetto da itterizia, ittero etc.) la voce ‘nzularcato, come la derivata ‘nzularchía, è da collegarsi all’agg. latino subarquatus (id est: sub(sotto) +arcuatus (da arcus= arcobaleno); il popolo ritiene infatti che l’ittero sia causato da un pernicioso influsso dell’arcobaleno; non sembra accettabile l’ altra ipotesi pure proposta da qualcuno che ‘nzularcato e ‘nzularchía derivino dal lat. *insolearcatus/*insolearchía = di colore giallo come uno dei colori dell’iride simile al sole. Si tratta a mio avviso di una patente paretimologia, da cui dissentire!
Annoto, a margine di tutto quanto detto, che anche in numerosissime parlate centro-meridionali, per designare l’itterizia o chi sia affetto da tale disturbo, si ritrovano voci che ad un dipresso si rifanno alla voce arcobaleno o suoi derivati. Abbiamo infatti nel romanesco ammalorcato patente fusione di ammalato + arcato; nel calabrese arcatu; nel lucano/molisano si à male jarche = male de l’arca; nel pugliese (bari) male d’ uarche e tutte queste voci si rifanno alla voce arche= arcobaleno e non mette conto il fatto che attualmente in Basilicata e Molise con la voce arche si designi anche il calabrone da taluno (fra i piú giovani) ritenuto responsabile della malattia; gli anziani che sono i soli veri depositarî della parlata locale continuano a parlare per l’itterizia di male jarche – male de l’arca = male dell’arcobaleno.
Raffaele Bracale

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