martedì 17 marzo 2009

NGUACCHIO o pure NQUACCHIO

NGUACCHIO o pure NQUACCHIO
La parola in epigrafe,(si tratta infatti di un sol termine, reso con due diverse grafie), nel suo significato primo di bruttura, lordura, sudiciume risulta essere – quanto al suo etimo – un deverbale di nguacchià/nquacchià voci tutte di origini onomatopeiche costruite su di un suono: nguacc (faccio notare che la enne d’avvio del suono suddetto à valore eufonico e non è il residuo di un in illativo, per cui non necessita di un segno diacritico d’avvio e correttamente si dovrà scrivere nguacchio/nquacchio o nguacchià/nquacchià e non ‘nguacchio/’nquacchio o ‘nguacchià/’nquacchià) ; i verbi ànno il loro significato primo di: sporcare, insudiciare, macchiare, imbrattare;proprio in tali accezioni la parola in epigrafe fu usata per indicare quegli inopinati sgorbi e macchie d’inchiostro che – complici la distrazione, l’inchiostro ed il pennino della penna comune – lordarono quaderni e libri al tempo (1950) delle scuole elementari; quando poi (1955) con l’avvento della penna biro che mandò in soffitta inchiostro, calamaio, pennini e penne comuni,divenne desueta anche la parola nguacchio/nquacchio essa venne sostituita da spirinquacchio usata per indicare non lo sgorbio o la macchia casuale, quando quel ghirigoro voluto e cercato prodotto per saggiare se l’inchiostro contenuto nella cannuccia di plastica della penna biro fosse ancora sufficiente o sufficientemente fluido per permettere di scrivere; poiché per saggiare la scorrevolezza e fluidità del detto inchiestro, si muoveva in maniera piú o meno circolare la penna tenuta rigidamente perpendicolare al piano di scrittura, la traccia che se ne ricavava era di forma spirale, di talché il disegno ottenuto era pur sempre ‘nu ‘nguacchio, ma in quanto di forma spiraleggiante, finí per esser definito spirinquacchio/spiringuacchio; rammento che tali sgorbi un tempo s’ebbero il nome alternativo di cerefuoglio voce dal lat. caere(folium) che indica oltre che la pianta delle ombrellifere anche gli sgorbi fatti a caso con penne e/o matite sui fogli di carta e ancóra i vezzi, le moine le sdolcinature, tutte cose che semanticamente posson ricondursi altresí alle bizzarríe,alle stranezze bizzose che, sia detto per incidens, vengono ricordate con la voce cerenfrúscolo s.m. voce ormai desueta, ma registrata da tutti calepini d’antan nel significato primo di bagattella, minuzia, sciocchezza ed in quello (per estensione ed ampliamento semantico) di bizzarria, stranezza bizzosa, stravaganza. Quanto all’etimo si sospetta un incrocio tra i lat. caere(folium) e frustulum = bruscolo di cerfoglio;torniamo all’assunto; la parola napoletana nguacchio o nquacchio oltre ai cennati significati, à poi un suo significato estensivo che è quello di: situazione intrigata, pasticcio di difficile soluzione ed ancóra infine la deflorazione con conseguente fecondazione di una giovane che consenzientemente, da nubile, si sia fatta possedere da un innamorato; nelle cennate due accezioni pasticcio di difficile soluzione, situazione intrigata la parola è trasmigrata pure se in non tutti, in molti dei piú accorsati vocabolarî della lingua italiana dove è diventata: inguacchio incorrendo però nell’errore di ricostruire una voce leggendo nella enne d’attacco del napoletano nguacchio un residuo di un inesistente in (illativo); ugualmente un significato estensivo ànno i verbi nguacchià/nquacchià che in lingua napoletana vengono usati per indicare oltre che i cennati: sporcare, insudiciare, macchiare, imbrattare, anche l’ungere o il condire esageratamente in ispecie con sugo di pomodoro; molta meraviglia à destato in me il fatto che mentre abbia incontrato in molti dizionarî della lingua italiana il termine inguacchio, in nessuno vi ò ritrovato il verbo da cui dovrebbe essere scaturito: inguacchiare… Misteri della lingua italiana!
Raffaele Bracale

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