SCUGNIZZO
Ecco un’altra parola, che come guaglione,guappo, camorra e
derivati, partita dal lessico partenopeo, è bellamente approdata in quello
nazionale nel suo significato di monello, ragazzo astuto ed intelligente e
per estensione, ragazzo vivace ed irrequieto.
È pur vero – come detto – che la parola è ormai termine italiano e
pertanto da accordarsi a qualsiasi monello dello stivale, ma nel comune
intendere con la parola scugnizzo ci si intende riferire ai monelli
napoletani; sarebbe impensabile uno scugnizzo milanese, triestino etc. alla
medesima stregua di ciò che avvenne con lo sciuscià (il monello che allo
sbarco degli alleati durante l’ultima guerra, si guadagnava da vivere
pulendo le scarpe dei militari e/o civili) che – a malgrado operasse in tutte
le città, fu ritenuto essenzialmente napoletano…
Torniamo allo scugnizzo ed all’etimologia della parola; essa checché se ne dica, è tranquillamente un deverbale di scugnà che è dal latino:excuneare; il verboscugnà significa: battere il grano sull’aia, percuotere, bastonare,smallare
(le noci), scheggiare con percosse (i denti); ma nell’accezione che qui ci
interessa: sbreccare, spaccare; per comprender tale accezione occorre
riferirsi al giuoco dello strummolo alla cui trattazione rimandiamo, in
particolare al momento in cui uno dei giocatori risultato perdente nella
gara di far vorticare la sua trottolina lignea (strummolo) può vederla
sbreccare o addirittura spaccare dal vincitore che – con accorto colpo –
può far scempio della trottolina dell’avversario perdente quanto meno scugnandola se non - come detto – addirittura spaccandola.
Ecco dunque che i monelli napoletani adusi a manovrare lo
strummolo e spesso a sbreccare quello dell’avversario son detti scugnizzi e
cioè capaci di scugnare ed abili a farlo, ed è questa – a mio avviso – la ragione semantica della parola, ragione che mette fuori giuoco l’idea balzana di chi, confondendo scugnizzo con scugnato fa del primo uno sdentato, qualità che è invece attributo dello scugnato.
Raffaele Bracale
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