domenica 10 maggio 2009

SCUCCHIA, SGHESSA E DINTORNI

SCUCCHIA, SGHESSA E DINTORNI
Esistono alcuni vocaboli che stranamente, vengon usati in piú parlate regionali, ma non sempre (pur mantenendo le medesime omofonia ed omografia) con lo stesso significato; tra tali vocaboli segnalo qui il termine scucchia che si ritrova in varie parlate centro meridionali: Lazio, Umbria, Campania, Basilicata, ma mentre nelle regioni del centro (con derivazione da un acc. del latino volgare *scutula(m)→scut’la(m)→scucchia) significa: mento pronunciato, bazza , nelle parlate meridionali, con probabile maggior aderenza al significato della voce etimologica, sta a significare: guancia, gota (in part. il pomello).
Nelle parlate meridionali il mento pronunciato,quando non addirittura scentrato, deviato (cfr. il famosissimo mento del principe della risata Antonio de Curtis, in arte Totò), la bazza sono resi con la voce sguessa o anche sguéssera; ambedue queste due ultime voci (di cui la seconda: sguéssera, è solo un’estensione espressiva popolare dell’originaria sguessa) risultano essere, quanto all’etimo, un adattamento della voce sghessa che (derivata da un ant. alto tedesco geicz (voracità), con tipica pròstesi di una s intensiva) indica una fame smodata, eccessiva quella che,talvolta, impegnando in un lavoro abnorme bocca e mandibola, può determinare lo sviamento ed il pronunciamento del mento; da sghessa→sguessa con caduta dell’ acca e successiva palatalizzazione della e che intesa breve viene dittongata in ue; da sguessa→sguessera.
Rammenterò infine che la voce sghessa nell’identico significato di fame smodata, si ritrova con varî adattamenti in molti dialetti: emiliano (idem sghessa), lombardo(sgheiza, sgüssa) piemontese(gheisi) sardo(sghinzu) e persino nell’italiano sghescia.
Raffaele Bracale

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