domenica 3 maggio 2009

ÚSCIOLA o VÚSCIOLA & dintorni

ÚSCIOLA o VÚSCIOLA & dintorni
Nella parlata napoletana con alternativamente le parole úsciola o vúsciola,con derivazione - per ambedue- dal basso latino búxula forgiata su buxus(bosso il legno da cui si ricavavano le scatole o i vasi ch’erano- in origine - appunto le buxulǽ), si traduce il toscano bússola che à il medesimo etimo; le parole napoletane però, a differenza di quella italiana che indica solo l’oggetto che qui in appresso elenco sub a) o, tutt’al piú, un paravento fisso, di legno o altro materiale, munito di porta, che crea uno spazio intermedio oltre la normale porta d'ingresso, spec. nei locali pubblici, per riparare dalle correnti d'aria, o anche le porte interne che dividono gli ambienti di un appartamento, porte che ànno forma di scatola con due usci l’uno opposto all’altro e spazio intermedio, rivestito di legno, indicano piú oggetti:a) la bussola e cioè lo strumento che l’amalfitano Flavio Gioia mutuò, perfezionandolo, dai naviganti arabi, strumento costituito appunto da una piccola scatola in cui è collocato un ago magnetico che, orizzontandosi sempre al nord, è di ausilio, in luogo della stella polare, a tutti i naviganti; b) ogni urna, ma per lo piú lignea, atta a contenere i piú disparati oggetti dalle schede elettorali,alle elemosine; tra queste urne si annovera soprattutto quella piccola a forma di parallelepipedo, sulla cui faccia superiore v’è praticata una piccola feritoia, mentre alla faccia maggiore posteriore è avvitata una maniglietta per il trasporto; tale piccola urna un tempo veniva usata dai cosiddetti monaci cercanti per raccogliere in giro, specie nei quartieri popolari della città vecchia, elemosine in cambio di immaginette sacre; c) quel sacchetto di tela, munito sulla bocca di un piattello metallico con feritoia centrale, circondato di un anello pur’esso metallico con cui è fissato ad un’asta lignea, sacchetto usato in sostituzione della primordiale guantiera e cioè il vassoietto usato per raccoglier le offerte dei fedeli durante le celebrazioni liturgiche: poiché usando il vassoietto o la primitiva úsciola lignea a forma di parallelepipedo, il sacrista o chi fosse, per raccoglier le offerte doveva accostarsi molto all’offerente e spesso ciò era impossibile, si escogitò quest’urna di stoffa montata in cima ad una pertica con la quale era possibile operare la questua tenendosi ad adeguata distanza.
Ciò detto, rammenterò una espressione idiomatica usata spesso nel fiorito discorrere partenopeo; essa è: S’è ‘mbriacata ‘a úsciola! L’espressione, che ad litteram andrebbe tradotta: S’è ubriacata la bussola! , piú chiaramente e fuor de ‘l velame de li versi strani sta per:si è complicata la faccenda, il fatto non è piú chiaro, viene usata a dispiaciuto, dolente commento di quelle situazioni che, per ignavia, cattiva volontà di qualcuno dei partecipanti, si siano complicate e minaccino di non risolversi positivamente; va da sé che l’espressione idiomatica si possa usare sia considerando la úsciola quale strumento dei naviganti, sia considerandola quale urna delle offerte; infatti, chiarito che ‘mbriacata non è da intendersi in senso reale di ubriacatura da alcool, ma in quello estensivo di sconvolto, stravolto, irrazionale, tal quale è chi è in preda ai fumi del vino o altre bevande alcooliche, è facile comprendere che una bussola dei naviganti se a causa di una tempesta magnetica o altro perde la sua capacità di indicare il nord, diventa inutile ed inservibile almeno momentaneamente; come l’urna delle offerte che se si ubriacasse, ossia si rovesciasse non sarebbe piú atta a contener le offerte ed occorrerebbe ridarle la primitiva forma se la si volesse continuare ad usare.
RaffaeleBracale

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