venerdì 19 giugno 2009

ALCUNE TIPICHE ESPRESSIONI NAPOLETANE.

ALCUNE TIPICHE ESPRESSIONI NAPOLETANE.


Cominciamo con
Cacchio, cacchio (nell’espressione venirsene cacchio cacchio);Cacchio, cacchio ad litteram sta per: strano, strano (nell’espressione : avvicinarsi strano, strano)Espressione usata per significare l’atteggiamento di chi, facendo finta di nulla, mogio mogio, con indifferenza ed ostentata tranquillità, si prepara invece ad agire proditoriamente in danno di terzi, quasi che si accostasse al luogo dove agirà, con studiata noncuranza.
Da rammentare che l’espressione a margine era usata da Totò, il principe del sorriso, sommandola con la pleonastica espressione
- tomo tomo espressione inutile in quanto di di uguale portata e/o significato, ma di minor presa; ò detto pleonastica perché, mi pare che non ci fosse stato il bisogno di chiarire o aumentare la portata del cacchio cacchio napoletano, espressione - al contrario - molto piú corposa e pregnante, per il vocabolo usato, dell’algido tomo tomo, espressione che pur napoletana è costruita con un vocabolo italiano presente altresí in quella dell’italiano essere un bel tomo nel senso di essere un tipo strano, bizzarro di grande improntitudine . L’espressione venirsene cacchio cacchio non va confusa con quella che recita
- Venirsene oppureJirsene tinco - tinco
Espressione che ad litteram significa : accostarsi oppure allontanarsi sollecitamente (come un tincone); id est:avvicinarsi oppure sparire da un luogo rapidamente e con una buona dose di faccia tosta, quasi dando ad intendendere che l’avvenimento cui si vuol partecipare o a cui si è partecipato e da cui ci si allontani non ci riguardi o abbia riguardato, né chiami o abbia chiamato in causa.Né altresí l’espressione è da confondersi con quella che recita
- Venirsene ruglio ruglio (id est: venirsene mogio mogio, piano piano,ovvero accostarsi lentamente, quasi contando i passi, come chi sia pieno, zeppo, stipato di cibo e dunque sia costretto a muoversi lentamente, mogio mogio. Altra tipica espressione è quella che impone:
- fa’/va’ cuonce cuonce
- (Fai/Vai piano piano!)L’espressione napoletana cuonce cuonce è un’espressione avverbiale che vale: piano, piano – senza fretta – accortamente – con cautela,precisione e circospezione – lentamente; l’espressione si sostanzia nell’iterazione del sostantivo cuonce (plurale di cuoncio), ma nel caso in epigrafe l’iterazione non mira a formare un superlativo come nel napoletano avviene normalmente alibi sia con sostantivi, ma soprattutto con aggettivi (cfr. sicco sicco (=magrissimo), chiatto chiatto (=grassissimo), luongo luongo (=altissimo o lunghissimo) tinco tinco (=rapidissimo come una tinca)etc. Nel caso in esame ci si ricollega al sostantivo cuonce (plurale di cuoncio) per richiamarne, con l’iterazione, la cautela lenta e circospetta usata nel portare a compimento un’opera muraria (quella che gli antichi romani dissero opus quadratum o opus reticulatum antica tecnica di costruzione muraria romana consistente nel sovrapporre, facendo combaciare le facce laterali e tenendo la base rivolta verso l'esterno, ed il vertice verso l'interno, piccole piramidi di tufo o altra pietra, per modo che chi guardasse il muro, cosí costruito, avesse l'impressione di vedere una serie di quadratini orizzontati diagonalmente.
Vale la pena di ricordare che tutte le l’espressioni: ruglio ruglio, tinco tinco, tomo tomo,cuonce cuonce cacchio cacchio,nella loro reiterazione dell’aggettivo di grado positivo o del sostantivo usato in funzione aggettivale, ne sostanziano, come ò accennato, il superlativo che, al solito, in napoletano non à la forma del suffisso in issimo/errimo, ma usa reiterare l’aggettivo di grado positivo come avviene p. es. con chiatto chiatto o luongo luongo o ancora curto curto che rispettivamente stanno per grassissimo,altissimo (o lunghissimo), bassissimo e dunque ruglio ruglio sta per pienissimo, tinco tinco (tincone) vale sveltissimo, cacchio cacchio vale cacchio al massimo grado e sta per stranissimo, tomo tomo sta per bizzarrissimo; cuonce cuonce sta per pianissimo;
Esaminiamo le singole voci:
cacchio s.m. voce eufemistica usata quale addolcimento di cazzos.m. = pene, organo maschile della riproduzione (derivato dal greco (a)kation=albero della nave, voce gergale d’ambito marinaro) ma qui usato in funzione aggettivale nel significato di sciocco, strano;
tomo s. m. [dal lat. tardo tomus, gr. tómos, propriam. "sezione, taglio, fetta"]; in primis ognuna delle parti (spec. dei volumi) in cui è divisa un'opera a stampa: un'enciclopedia divisa in dieci tomi; poi(fig., iron.) (ed è caso che ci occupa): persona singolare, bizzarra; tipo strano; non chiarissimo il percorso semantico seguíto per passare dal primo significato al significato ironico; ma forse, a mio avviso il collegamento è da cercarsi nel fatto che come una sezione, un taglio, una fetta di qualcosa non può rendere compiutamente l’idea della cosa di cui si è estratto una sezione, un taglio, una fetta, cosí la persona singolare, bizzarra, il tipo strano certamente non rende l’idea di un individuo integro e normale, ma ne rappresenta quasi una piccola parte dunque incompleta e manchevole;
tinco a. m. al femm. agg.vo e sost. tenca = rapido/a, sollecito/a, svelto/a;
etimologicamente l’aggettivo è stato mutuato dal sost. tinca= s. f. (dal tardo lat. tinca(m))
1 pesce d'acqua dolce di media grandezza, dal corpo tozzo di color verde-oliva dal movimento veloce ; è comune nelle acque dolci a fondo melmoso e si alleva nelle risaie dove distrugge le larve delle zanzare (ord. Cipriniformi). 2 nel gergo teatrale, parte impegnativa, che non offre però soddisfazioni all'attore; l’aggettivo tinco/tenca conserva semanticamente e richiama il comportamento e l’andatura rapida, sollecita, svelta del pesce tinca.
ruglio agg.vo m= pieno, colmo, zeppo, rimpinzato, lento, mogio; è un aggettivo molto antico che trova i suoi omologhi,assonanti in siciliano ed in calabrese (trugghiu- rugghiu) nell’identico significato di partenza di: pieno, colmo, zeppo con riferimento agli oggetti(brocche, casse etc.) pieni o colmati, ma anche alle persone rimpinzate di cibo ; se ne deduce che chi sia ruglio cioè pieno, colmo, zeppo, rimpinzato abbia un andamento lento e mogio; in Irpinia la parola è la medesima:ruglio. Etimologicamente l’aggettivo a margine è un chiaro deverbale forgiato sul verbo latino: turgulare frequentativo di turgere: inturgidire;
E, a mo’ di completamento rammenterò che sia in calabrese che in napoletano d’antan esiste il verbo ‘ntrugliare = ingrossare forgiato ugualmente sui verbi latini di cui sopra.
Bizzarroagg.vo 1 che à qualcosa di singolare, di originale, di stravagante: una persona bizzarra; un modo bizzarro di vestire
2 focoso, che s'adombra o imbizzarrisce facilmente (detto di un cavallo) | (ant.) iracondo, bizzoso (detto di persona); etimologicamente denominale di bizza probabile forma intensiva di izza (dal longobardo hizza (bollore).
Cuonce : in napoletano il sostantivo cuoncio (di cui cuonce è il plurale), con etimo quale deverbale da conciare (che è dal lat. volg. *comptiare, deriv. di comptus 'ornato, adorno', da comere 'mettere insieme'), à molti significati: concime, letame (per concimare), belletto, condimento (cfr. ‘o cuoncio acconcia= il belletto, il condimento rende migliore la persona o il cibo), ma indica pure (concio) ognuna di quelle piccole piramidi di tufo o altra pietra di cui sopra; per cui con la locuzione avverbiale cuonce cuonce si intende richiamare la lentezza, la cautela, la precisione maniacale e circospetta da usarsi (procedendo un concio per volta) nel porre in essere l’ opus quadratum o opus reticulatum; allo stesso modo con medesima studiata lentezza, cautela, e precisione deve comportarsi nel suo agire chi sia invitato ad operare cuonce cuonce.

Raffaele Bracale

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