SCIÒSCIOLE, SCIÒCELE, SCIÒCCELE   & DINTORNI
Occorre forse spiegare cosa siano le sciòsciole o sciòcele o ancóra scioccele richiamate in epigrafe?
Penso proprio di no: non v’à napoletano che al solo udire queste parole non  corra súbito con la mente alle festività natalizie, ai presepi d’antan o ai piú moderni abeti agghindati ed illuminati, e non immagini di trovarsi all’apparecchiato desco della vigilia  o a quello del Natale o di Santo Stefano, tra vermicelli a vongole, spigole od orate all’acqua pazza, baccalà fritto con contorno di cime di broccoli baresi all’agro, capitone ed insalata di rinforzo; ed ecco che a chiusura del cenone di magro della vigilia, o in chiusura di quello di carni del Natale o della prima festa,  accanto alla frutta fresca (odorosissimi mandarini, melone di pane etc.) arriva  tantissima frutta secca: noci, mandorle, nocciole, arachidi,e per estensione fichi secchi, uva passita, datteri, pinoli etc.: ‘e sciòsciole o sciòcele, o sciòccele quel saporitissimo seccume che una volta che sia  consumato, lascia sulla tovaglia un’ecatombe di bucce, meglio di scorze frantumate per raggiungere i semi, la parte edibile di quelle noci, mandorle etc.
Ed è proprio risalendo ad un termine latino  flacces (bucce) che a mio avviso  si è formato il termine  sciòsciole  che in napoletano indica tutta la frutta secca, quella che cioè  lascia appunto  un congruo residuo di bucce.
Ricorderò appena  il  noto variare del gruppo latino  fl che in napoletano diviene sempe sci  come flos (fiore) che in napoletano approda a sciore, flumen (fiume) che diventa sciummo etc.
Come si vede  il termine sciòsciole o sciòcele o anche  sciòccele  non va risolto, come pure fa qualcuno che si picca (ma a torto) di conoscere la lingua napoletana,  con una pilatesca onomatopea richiamante il rumore  che potrebbe ricavare chi rimestasse con le mani nel cesto dove, per solito, viene riposta tutta la frutta secca. Esso termine à una sua pacifica derivazione latina.
Un’ ultima notazione: molti, se non tutti usano scrivere sciòsciole, mantenendo il suono sci anche per la seconda c della parola; io per tener fede alla derivazione latina penso sia piú opportuno eliminare il secondo suono palatale sci, che del resto pare non abbia una giustificazione etimologica,…  scrivendo e leggendo sciòcele,anzi addirittura sciòccele (che conserva integra la doppia c di flacces), piuttosto che sciòsciole posto che il gustosissimo  sapore resta invariato!
        Raffaele Bracale
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