mercoledì 27 gennaio 2010

VARIE 529

1.Quanno jesce 'a strazziona, ogne ffesso è prufessore...
Quando è avvenuta l'estrazione dei numeri del lotto, ogni sciocco diventa professore. La locuzione viene usata per sottolineare lo stupido comportamento di coloro che,incapaci di fare qualsiasi previsione o di dare documentati consigli, s'ergono a profeti e professori, solo quando, verificatosi l'evento de quo, si vestono delle penne del pavone ...volendo quasi lasciar intendere che avevano previsto l'esatto accadimento o le certe conseguenze...di un determinato comportamento.
2.'A moneca 'e Chianura:muscio nun 'o vuleva ma tuosto le faceva paura...
La suora di Pianura:tenero non lo voleva, ma duro le incuoteva paura (si sottintende :il pane). La locuzione viene salacemente e sarcasticamente usata nei confronti degli incontentabili o degli eterni indecisi...
3. Fà 'e scarpe a uno e coserle 'nu vestito.
Letteralmente:confezionare scarpe ad uno e cucirgli un vestito.Id est: far grave danno a qualcuno o augurargli di decedere.Un tempo alla morte di qualcuno gli si metteva indosso un abito nuovo e gli si facevano calzare scarpe approntate a bella posta e conservate all’uopo dalla famiglia.
4. Tiene 'a casa a ddoje porte.
Letteralmente: Ài la casa con due porte d'ingresso.Locuzione ingiuriosa in cui si adombra l'infedeltà della moglie di colui cui la frase viene rivolta.In effetti la casa con due usci d'ingresso consentirebbe l'entrata e l'uscita del marito e dell'amante senza che i due venissero a contatto.
5.Fà acqua 'a pippa.
Letteralmente:La pipa versa acqua. Id est: la miseria è grande. la locuzione è usata a commento del grave stato di indigenza di qualcuno.. La pipa in questione non è l'attrezzo per fumare, né – come opina qualcuno - la botticella spagnola oblunga chiamata pipa nella quale si usa conservare vino o liquore; secondo questa teoria qualora la suddetta botticella versasse in luogo di liquori, dell’acqua ivi contenuta indicherebbe che il proprietario è in uno stato di cosí grave miseria da non poter conservare né vino, né liquore, ma solo acqua...; secondo il mio avviso la pippa (cosí nel linguaggio gergale giovanile degli anni ’50) in epigrafe altro non è che un’icastica rappresentazione del membro maschile che allorché per problemi di senilità e/o altri malanni non possa piú emettere seme, e si limiti alla eliminazione degli scarti renali, dimostrerebbe palesemente la sopravvenuta incapacità eiaculatoria, figurazione di un grave stato di indigenza
6. Sant'Antuono, sant' Antuono tèccote 'o viecchio e damme 'o nuovo e dammillo forte forte, comme 'a varra 'e areto â porta...
Sant' Antonio, sant' Antonio eccoti il vecchio e dammi il nuovo, e dammelo forte, forte come la stanga di dietro la porta. La filastrocca veniva recitata dai bambini alla caduta di un dente, anche se non si capisce perché si invochi sant' Antonio, che poi non è il santo da Padova, ma è il santo anacoreta egizio.
7.Facesse 'na culata e ascesse 'o sole!
Letteralmente: Facessi un bucato e spuntasse il sole!Id est: avessi un po' di fortuna...La frase viene profferita con amarezza da chi veda il proprio agire vanificato o per concomitanti contrari avvenimenti o per una imprecisata sfortuna che ponga il bastone tra le ruote, come avverrebbe nel caso ci si sia dedicati a fare il bucato ed al momento di sciorinarlo ci si trovi a doversi adattare ad una giornata umida e senza sole ,cosa che impedisce l'ascigatura dei panni lavati. 'a culata è appunto il bucato ed è detto colata per indicare il momento della colatura ossia del versamento sui panni, sistemanti in un grosso capace contenitore,dell'acqua bollente fatta colare sui panni attraverso un telo (cennerale) sul quale , temporibus illis, era sistemata la cenere ricca di per sé di soda(in sostituzione di chimici detergenti), e pezzi di arbusti profumati(per conferire al bucato un buon odore di pulito)...
8.Carta vène e ghiucatore s'avanta...
La sorte lo soccorre fornendoglii carte buone che gli permettono di vincere, ed il giocatore se ne vanta, come se il merito della vittoria fosse da attribuire alla sua abilità e non alla fortuna di aver avuto un buon corredo di carte vincenti. La locuzione è usata per commentare ironicamente l'eccessiva autoesaltazione di taluni che voglion far credere di essere esperti e capaci, laddove son solo fortunati!
9.'A femmena è 'nu vrasiere, ca s'ausa sulo â sera.
La donna è un braciere che si usa solo di sera. Locuzione violentemente antifemminista che riduce la donna ad un semplice dispensatore di calore da usarsi però parsimoniosamente solo a sera, nel letto
10. Ammore, tosse e rogna nun se ponno annasconnere.
Amore, tosse e scabbia non si posson celare:ànno manifestazioni troppo palesi.
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