martedì 27 aprile 2010

Il verbo italiano RUBARE etc.

Il verbo italiano RUBARE ed i suoi corrispondenti nella parlata napoletana


Il verbo italiano in epigrafe: rubare (che è propriamente l’appropriarsi in modo illecito di beni altrui; sottrarre ad altri qualcosa, spec. con l'astuzia o con la frode) pur avendo numerosi sinonimi quali: trafugare, carpire; (pop.) fregare, grattare (pop.); (qualcuno di qualcosa) derubare, defraudare, spogliare, impossessarsi, impadronirsi, rapinare, scippare, estorcere, taccheggiare, è verbo che (salvo poche eccezioni: rapinare, scippare, estorcere) non à – nei suoi sinonimi – significazioni specifiche e/o particolari, per cui tali sinonimi possono essere usati (senza grosse differenze) in luogo dell’originario rubare verbo che etimologicamente si fa derivare da un latino dell’VIII sec.: raubàre o robare a loro volta forgiati su di un antico tedesco raubon. Ben diversa la situazione della parlata napoletana che pur presentando numericamente non molti sinonimi del verbo di partenza arrubbà che è l’appropriarsi in modo illecito di beni altrui, destìna i varii sinonimi all’indicazione di precise, circostanziate azioni e/o situazioni. Elenco qui di sèguito i sinonimi, per poi illustrali singolarmente:
accrastà, arravuglià, arraffà o,aggraffà o aggranfà, arrefulià, arrunzà, aggrammignà, astregnere,arresidiare,azzimmà,annettere, auzà, arranfà, cottejare, furà, pezzecà, jocare ‘e renza, jucà ‘e rancio.
Passiamo ad esaminare i singoli verbi:
arrubbà: vale il generico rubare, ma sarebbe fallace pensare che il verbo napoletano sia stato marcato sull’italiano rubare; in realtà il verbo partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando essere un denominale di robba (roba)(dal tedesco rauba =bottino,preda) attraverso un ad + robba = adrobba→arrubba→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà:di per sé vale: agguantare, sopraffare con violenza, ma in particolare: rapinare; l’etimo è dal latino *ad-crastare→accrastare= sospingere ad una intagliatura; crastare è da un lat. classico castrare(=tagliare) da cui,con una evidente metatesi,crastare donde ad+crastare→accrastare/accrastà;
aggrammignà, v. tr. rubare con destrezza e/o con fatica.
L’etimo della voce, che chiarisce anche la semantica della definizione, è un denominale del s.vo gramegna/grammegna (dal lat. graminea(m), propr. f. sost. dell'agg. gramineus, deriv. di gramen -minis 'erba'); trattandosi di un’erba che si attacca saldamente al suolo con le proprie radici, se ne ricava che per estirparla occorra destrezza ed impegno i medesimi che occorrono per sottrarre qualcosa nel tipo di furto che il verbo a margine considera.
astregnere, v.tr. in primis vale
1stringere, accostare, avvicinare con maggiore o minor forza una cosa a un'altra; serrare più cose insieme;
2 chiudere, premere, serrare qualcosa entro un'altra; premere, serrare, comprimere;
3 costringere qualcuno ad accostarsi a qualcosa; far addossare; obbligare, costringere;
4 in senso morale, legare, avvincere;
5 stipulare, concludere; rimpiccolire, accorciare, restringere; accelerare, affrettare il compimento di un'attività, di una decisione;
ed altri significasti traslati tra i quali quello che ci occupa di 6 rubare con violenza assalendo ed incalzando il derubato;
voce derivata da una lettura metatetica del lat. stringere→strignere con protesi di un a(d) intensivo.
arresedià, v. tr.
(voce abbondantemente desueta) che un tempo valse rassettare, mettere in ordine e per ampiamento semantico ed è il caso che ci occupa rubacchiare (dando una diversa … sistemazione ai beni altrui); oggi il verbo è sostituito nel significato di rassettare, ma anche in quello furbesco di rubare, da arricettà ( da un ad+ receptum)= dar sistemazione, raccogliere e riporre (arricettà ‘a casa, ‘a stanza= rassettare la casa, la stanza mentre arricettà ‘e fierre sta per raccogliere i ferri usati per lavorare, riporli nella borsa dando loro ricetto= pace,ricovero, calma, tranquillità ed ugualmente arricettà ‘e ssacche sta per ripulire le altrui tasche. Torniamo al verbo a margine: arresedià che come ò detto valse dapprima rassettare, mettere in ordine, sistemare; non tranquilla la lettura etimologica del verbo; qualcuno si trincera dietro un pilatesco etimo ignoto o incerto qualche altro (ad es. il fu D’Ascoli) opta per un lat. asseditare donde l’italiano assettare= mettere in assetto, ordinare, sistemare convenientemente e con cura; chi si trincera dietro l’etimo ignoto o incerto mi dà l’orticara, ma D’Ascoli non mi convince: se semanticamente asseditare potrebbe accontentarmi, non lo può morfologicamente: v’è, a mio avviso, troppa differenza tra asseditare ed arresediare. Direi anzi con il molisano on. Di Pietro: “Nun ce azzecca niente asseditare con arresediare. A mio sommesso, ma deciso avviso, anche con riferimento ai concetti di dar sistemazione, raccogliere e riporre dando ricetto ossia ricovero, calma, pace, tranquillità espressi dal verbo arricettà che nel parlato comune à sostituito il verbo a margine conservandone il significato, quanto all’etimo di arresedià dico che si possa con somma tranquillità farlo risalire ad un lat. ad + resedare= calmare (composto da un re (particella intensiva) + sedare).

azzimmà, è un verbo tr. che in napoletano, come il successivo arrefulià si usa per indicare il rubacchiare che si fa sui soldi della spesa; è il verbo che connota l’azione che in italiano è resa con l’espressione far la cresta (che spiegherò oltre); nel verbo a margine si fa riferimento all’azione di cimatura (nell'industria tessile, portare il pelo di un tessuto ad un'altezza uniforme) sui morbidi tessuti di lana, cimatura presa a modello per significare l’azione del rubacchiare consistente quasi nel cimare superficialmente il danaro destinato ad altro uso; etimologicamente si tratta di voce ricavata dal provenz. azesmar, che continua il lat. adaestimare;
annettà, v. tr. che in primis vale ripulire, render pulito, mondare e per traslato furbesco sottrarre a qualcuno tutto il suo danaro portandoglielo via, spec. vincendoglielo al giuoco 'annettà ‘a casa a quaccuno (ripulire la casa a qualcuno), rubargli tutto. Etimologicamente è un verbo denominale dell’agg.vo netto (dal lat. Lat. nit(i)du(m)→nittu(m), deriv. di nitíre 'brillare') con protesi di un intensivo ad→an per assimilazione regressiva;
auzà/aizà=alzare v. tr. dal lat. volg. *altiàre denominale da altus; da *altiàre l’antico napoletano trasse un auzare/auzà→aizà come del resto altus diede auto donde con epentesi di una v eufonica, àvuto→àveto= alto; il verbo a margine à numerosi accezioni; in primis vale
1alzare, sollevare,
2raccogliere,
3 sollevarsi
4 possedere carnalmente una donna;
poi anche (ed è il caso che ci occupa) ricavare utili da un attività anche illecita quale è quella del furtarello;

cottejare, v. tr. verbo desueto che valse
1 frequentare le case da giuoco; ma anche
2 canzonare;
3 infinocchiare;
4 carpire la buona fede ed infine, come nel caso che ci occupa
5 rubacchiare al giuoco; etimologicamente si tratta di un grecismo in uso nell’Esarcato (circoscrizione amministrativa dell'Impero bizantino) dal greco kottismós (=giuoco di dadi; alea;) e dal verbo kottízō che diedero il tardo lat. *cottizzare da cui poi la voce napoletana;
pezzecà, v. tr. verbo dalle molte accezioni:
1 stringere con il pollice e l'indice una parte molle del corpo, per far male o, leggermente, come forma di scherzo o di approccio affettuoso: pezzecà ‘nu vraccio, ‘a masca(pizzicare un braccio, la guancia)
2 (estens.) pungere (anche assol.): ‘e tavane pizzecano (le zanzare pizzicano);
3 stimolare con un sapore piccante o una sensazione frizzante (anche assol.): ‘nu furmaggio ca pizzeca ‘a vocca(un formaggio che pizzica il palato);
4 (fig. fam.) sorprendere, cogliere in fallo:ll’ànnu pezzecato mentre pezzecava (l'hanno pizzicato mentre rubava)
5 (mus.) far vibrare le corde di uno strumento con il polpastrello delle dita o con il plettro
6 (per traslato come nel caso che ci occupa) rubacchiare rubare qua e là, poco per volta, ma con frequenza. ||| v. intr. [aus. avere] dare prurito: mi pizzica una mano | sentirsi pizzicare le mani, (fig. fam.) aver voglia di menarle ||| pezzecarsi v. rifl.
1 scambiarsi dei pizzichi
2 (fig.) stuzzicarsi, punzecchiarsi:stanno sempe a pezzecarse ll’uno cu ll’ato( stanno sempre a pizzicarsi vicendevolmente).Etimologicamente è un intens. del verbo ant. pizzare 'pungere', da avvicinare a pizzo 'punta'
jucà ‘e renza/ jucà ‘e rancio. v. intr.
letteralmente giocare (rubare) di abitudine o mania/giocare (rubare ) servendosi delle nude mani a mo’ di un rampino (strumento atto a brancare qualcosa) id est: 1) rubare per cleptomania 2) rubare con destrezza e rapidità;
jucà = v. intr. giocare, 1 dedicarsi a un'attività piacevole per divertimento, per passatempo, per esercizio fisico o mentale o anche per trarne guadagno; trastullarsi, scherzare; usare parole equivoche per poterle poi interpretare a proprio modo; ingannare o prendere in giro; 2 dedicarsi al gioco d'azzardo; arrischiare il proprio denaro in scommesse e in altre attività dominate dalla sorte;
3 dare prova di abilità, servirsi di qualcosa con abilità;ed è in questa accezione che rientra il significato che ci occupa;
4 praticare un gioco sportivo;
5 essere in gioco: dinto a ‘sti fatte ce joca ‘a furtuna!(in queste cose gioca la fortuna), agire; mettere in gioco, a repentaglio; rischiare;
6 aver gioco, avere la possibilità di muoversi nell'insieme degli organi di un meccanismo; ‘a chiave joca bbuono dint’ â mascatura(la chiave gioca bene nella serratura);
7 detto di luce, aria, acqua ecc., creare particolari effetti;
v. tr. [nei sign. 1, 2, 3 anche rafforzato con la particella pron.]
1 mettere in gioco, usare le proprie risorse;
2 scommettere, puntare al gioco; in espressioni iperb.: jucarse pure ‘a cammisa(giocarsi anche la camicia), (fig.) tutto ciò che si possiede; jucarse ‘a capa ‘ncoppa a quaccuno o quaccosa(giocarsi la testa su qualcuno, su qualcosa), (fig.) per dire che si è assolutamente sicuri di qualcuno o qualcosa;
3 arrischiare, mettere in pericolo; perdere qualcosa per averla messa a repentaglio;
4 ingannare, prendere in giro; vincere con astuzia: t’aggiu jucato (ti ò giocato!)
5 disputare una gara sportiva; come ò détto, qui il verbo è usato per estensione nel senso di rubare; la voce è dal lat. volg. *iocare, per il class. iocari, deriv. di iocus 'gioco'
renza s.vo f.le = uso, abitudine, mania viene dal participio presente del verbo latino haerere= aderire; in napoletano infatti è usato nell’espressione jí ‘e renza oppure tirarse ‘na renza cioè prendere un’abitudine, aderire ad un modo di fare.
rancio/rangio s.vo m.le granchio, rampino voce dal lat. crancer→(c)rance(r) collaterale di cancer.
Rammento che nel parlato comune, soprattutto della città bassa accanto all’espressione jucà ‘e renza non s’usa nel significato di rubare con destrezza e rapidità, non s’usa il riportato jucà ‘e rancio ma un corrispondente menà ‘o rancio costruito con il verbo menà = buttare, lanciare, allungare; di per sé la voce menà, etimologicamente viene da un tardo lat. minare, propr. 'spingere innanzi gli animali con grida e percosse', deriv. di minae 'minacce';
arraffare/arraffà/arranfà o anche aggranfà o pure aggraffà tutte le voci verbali in esame sono evidenti diverse sistemazioni fonetiche (attraverso varî adattamenti) di una medesima voce iniziale che è aggranfà e tutte valgono per: abbrancicare, afferrare con destrezza e rapidità e posson quasi valere l’italiano scippare; etimologicamente la voce aggranfare/aggranfà risulta essere un denominale del longobardo krampfa = artiglio, grinfia,uncino;
arrunzà:di per sé vale: prender tutto, senza distinzione di sorta, far man bassa di ciò che capiti, raccattandolo alla meno peggio; con questo verbo, e con il successivo si identifica il furto di piccoli oggetti o generi alimentari operato nei grandi eserci commerciali; etimologicamente la voce risulta denominale di un tardo latino runca = falcetto, quasi nel significato di tagliar tutto, recidere (con la roncola) senza distinzione;
arravugliare/arravuglià: di per sé vale: avvolgere, inviluppare ed estensivamente sottrarre qualsiasi cosa capiti sotto mano, celandola nelle tasche o nelle pieghe degli abiti; come ò detto è il tipo di furto che si perpetra nei grandi esercizi commerciali soprattutto nei reparti di generi alimentari; etimologicamente la voce risulta essere dal basso latino ad+revolviare→arrevolviare→arravovljare→arravoglià→arravuglià= confondere, celare;
arrefuliare/arrefulià è il verbo che in napoletano si usa per indicare il rubacchiare che si fa sui soldi della spesa; è il verbo che connota l’azione che in italiano è resa con l’espressione far la cresta (dalla locuzione romanesca: far l'agresta, riferita ai contadini che, per rubare al padrone, coglievano l'uva acerba e ne vendevano il succo);il verbo napoletano a margine è un rafforzamento, attraverso un ad→ar protetico , del verbo refulià /refilà = rifilare (da un tardo lat.re(ri)+ filare, deriv. di filum 'filo'=pareggiare qualcosa con un taglio a filo);
furare/furà che è il generico rubare, sottrarre , ma è voce essenzialmente usata anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano furto. In coda mi pare giusto, con il rischio di ripetermi, rielencare le voci aggiungendone qualcuna inopinatamente sfuggita.
rubbà v. tr. = rubare in tutti i medesimi significati del corrispondente verbo italiano, ma sarebbe fallace pensare che il verbo napoletano sia stato marcato sull’italiano rubare (che etimologicamente è dal germ. raubon) ; in realtà il verbo partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando essere un denominale di robba (roba)(dal tedesco rauba =bottino,preda) attraverso un ad→ar per assimilazione regressiva + robba = adrobba→arrobba→arrobbare→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà v. tr. = agguantare,rapinare, sopraffare violentemente; etimologicamente da un lat.parlato *ad-crastare metatesi d’un classico castrare= tagliare;
affucà v. tr. = in primis soffocare, affogare, uccidere e poi per ampliamento semantico, ma usato come riflessivo di vantaggio: affucarse appropriarsi di qualcosa, sottrarre; etimologicamente da un lat. volg. *affocare per offocare 'strozzare', da ob e fauces, pl. di faux -cis 'gola',
aggraffà v. tr. = in primis abbrancicare, afferrare e poi per ampliamento semantico togliere, levare;
arrefulïà in primis assottigliare,ridurre, diminuire di poco in poco e poi per ampliamento semantico togliere,sottrarre e quindi rubare; etimologicamente da un lat. volg.*ad- refilare→arrefilare→arrefulïare, deriv. di filum 'filo';
furà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con destrezza è voce essenzialmente usata anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano furto.

grancïà/rancïà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con destrezza servendosi di arnesi da scasso; etimologicamente è un denominale di grancio = granchio (dal lat. cranciu(m) con lenizione cr→gr e semplificazione di gr→r per la forma rancïà; interessante il passaggio semantico dalle chele del granchio agli arnesi da scasso.
scraffignà v. tr. = portare via con lestezza,rapinare,rubare; etimologicamente denominale di graffa/*craffa 'uncino' deriv. dal longob. *krapfo 'uncino' con protesi di una . s(intensiva)
Degli altri verbi (attrappulià e attrappià,arravuglià etc.) che per traslato o estensione semantica valgono rubare ò già détto altrove, per cui penso di poter annotare il consueto satis est.

Raffaele Bracale - Napoli

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