martedì 15 giugno 2010

‘NGUTTATO, ‘NGUTTUSO & dintorni

‘NGUTTATO, ‘NGUTTUSO & dintorni

Anche questa volta raccolgo una sfida/provocazione del mio caro amico N.C.(i consueti problemi di privatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che mi à sollecitato a parlare delle voci in epigrafe analizzandole compiutamente e chiarendone significati e portata, atteso che l’amico talora li à sentiti usati come sinonimi ed addirittura ritrovati come tali su di uno scazonte dizionario del napoletano curato da un tal A. Salzano che forse si lasciò influenzare nella compilazione del suo calepino dal vecchio dizionario di Raffaele Andreoli(Napoli 5/10/1823 - †Napoli28/6/1891) che incorse nel medesimo errore (peraltro scusabile atteso che ai tempi dell’ Andreoli gli studii di linguistica erano a gli albori…). Accontento perciò l’amico N.C., chiarendo súbito che le due voci in esame (checché ne dicano o abbiano détto Andreoli e Salzano), non sono affatto sinonimi e basterebbe – per esserne certi e per non incorrere nello strafalcione dei due summenzionati allestitor di calepini… – basterebbe por mente ai due diversi suffissi dei termini: ato ed uso;
ato è suffisso, che continua il lat. -atus, proprio del part. pass. dei verbi in -are, participio spesso usato anche come aggettivo e raramente come sostantivo, suffisso inoltre presente in aggettivi derivati da altri sostantivi (gigliato, ‘nchiummato; celibbato,etc.); orbene trattandosi di un suffisso relativo al part. pass. indica una azione quasi subíta; il suffisso uso à invece una valenza quasi attiva e continuando un suff. latino osu(m)→oso→uso è usato per indicare abbondanza, per indicare presenza, caratteristica, qualità che vengono esposte o offerte, non subíte.
Tanto premesso chiarirò che l’aggettivo ‘nguttato talora attestato, ma meno esattamente, nel parlato della città bassa anche come ‘ncuttato con sostituzione espressiva e rafforzativa dell' occlusiva velare sonora(g) con la corrispondente occlusiva velare sorda (c) è derivato del verbo ‘ncuttà di cui è part. passato e vale imporrato, imputridito, rovinato per effetto dell'umidità (detto specialmente di materiali igroscopici (legno, stoffa etc.) e della biancheria ingiallita e con macchie d’umido); come è facile intuire il verbo ‘ncuttà è un denominale del lat. gutta(m)=goccia con prostesi di un in→’n illativo.
Cosa ben diversa è l’aggettivo ‘nguttuso talora attestato, ma meno esattamente, sulla bocca dei meno esperti o attenti della/alla parlata partenopea, nella città bassa anche come ‘ncuttuso con sostituzione arbitraria dell'occlusiva velare sonora(g) con la corrispondente occlusiva velare sorda (c); orbene questo ‘nguttuso (‘ncuttuso) è cosa affatto diversa da ‘nguttato(‘ncuttato) e vale chiuso in sé, mesto,buzzo,taciturno, imbronciato, afflitto, avvilito,e per ampiamento semantico anche di cattivo umore e riferito al cielo coperto, velato, che minaccia pioggia,tutte cose affatto diverse dall’imporrare, imputridire, ingiallire che connotano invece l’aggettivo ‘nguttato(‘ncuttato). Di ‘nguttuso (‘ncuttuso) contrariamente a quanto ritengono i piú (e tra costoro – inopinatamente - anche l’amico C. Iandolo)trovo che sia diversa anche l’etimologia; ritengo cioè nguttuso (‘ncuttuso) deverbale di ‘nguttà che però (come invece succede con il verbo ‘ncuttà) non è un denominale del lat. gutta(m)=goccia con prostesi di un in→’n illativo, ma é – a mio avviso - un derivato di un lat. volg. *ingultare= ingoiare, ingollare, deglutire a fatica verbi tutti che, semanticamente, spiegano (meglio dell’intridersi d’acqua) la situazione seccante, noiosa, irritante, di chi è costretto metaforicamente ad ingoiare, ingollare, deglutire a fatica, a mo’ di rospo un torto, un sopruso, una circostanza sgradevole, spiacevole restandone mesto, afflitto, avvilito o anche per ampiamento semantico di cattivo umore,coperto, velato etc., quasi trattenendone in sé le conseguenze di quel torto, sopruso etc.

E con ciò penso d’avere, anche questa volta risposto adeguatamente alla sfida/provocazione dell’amico N.C. e d’avere interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele Bracale

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