1 -TENÉ FATTO A QUACCUNO
Locuzione impossibile da tradurre ad litteram, usata da chi voglia fare intendere di avere completamente in pugno qualcuno, di tenerlo nella propria disponibilità, avendolo quasi plagiato.
2-TENÉ ARTETECA
Ad litteram:stare in agitazione continua Detto soprattutto di ragazzi irrequieti, instabili e vivaci in perenne movimento, incapaci di star fermi in un luogo e adusi a stender le mani su tutto ciò che capiti nei loro pressi.La parola arteteca, semanticamente viene da un tardo latino: arthritica con il significato nell'Italia meridionale di irrequietezza mentre nella restante parte dello stivale sta per artrite.
3 - TENÉ 'MMANO
Ad litteram: tenere in mano id est: attendere, rimandare, procrastinare, quasi trattenendo nelle mani ciò che vorrebbe esser fatto subito.
4 -TENÉ 'MPONT' Ê DDETE
Ad litteram: tenere in punta alle dita; id est: essere pienamente padrone d'un'arte o mestiere, conoscendone a menadito la strada ed i tempi da seguire per ottenere degni risultati.
5 -TENÉ 'NA PIONECA 'NCUOLLO
Ad litteram: tenere una miseria addosso; id est: essere o ritenersi di essere perseguitati dalla malasorte , quasi vessati dalla sfortuna che si è quasi attaccata addosso a mo' di seconda pelle.
pioneca s.vo f.le miseria, sfortuna, iella, disdetta ( quanto all’etimologia, non v’è uniformità di vedute: il D.E.I. ed altri ipotizzano un accostamento a peonia( pianta erbacea ornamentale con radici tuberiformi, fiori grandi color rosa, bianco o violaceo, simili a rose ma non profumati, che è dal lat. paeonia(m), che è dal gr. paionía, f. di paiónios 'salutare, soccorritore', perché le radici della pianta hanno proprietà medicinali;per la verità non mi riesce di cogliere il collegamento semantico tra una pianta medicamentosa e la miseria, sfortuna, iella, disdetta per cui mi pare piú corretto accettare l’ipotesi di Giammarco che vede la derivazione di pionica da una forma latina *pl(i)onica passata a pjonica da *pilonica con metatesi pil/plj e doppio suffisso in/ic da pilo= pestello connesso a pinsere = pestare da collegarsi semanticamente alla miseria, sfortuna, iella, disdetta che quasi pesta e/o pigia chi è colpito dalla pioneca.
6 -TENÉ N' APPIETTO 'E CORE
Ad litteram: avvertire una compressione toracica id est: trovarsi in uno stato di angoscia, essere ansiosi al punto di avvertire il cuore pulsare tachicardicamente nel petto, quasi comprimendosi contro la gabbia toracica.
7 -TENÉ 'NU CHIUOVO 'NCAPA
Ad litteram: tenere un chiodo in testa id est:avere un'idea fissa che preoccupa ed affanna tenuta per iperbole a mo' di chiodo confitto in testa.
8 -TENÉ 'NFRISCO A QUACCUNO
Ad litteram: tenere in fresco qualcuno id est: fare attendere qualcuno prima di provvedere ai suoi bisogni o desideri , o anche solo prima di prestargli ascolto, lasciarlo in sospeso, senza curarsene, come di un cibo che d'estate, prima d'esser consumato venga messo a refrigerare.
9 -TENÉ 'NU PÍSEMO 'NCOPP'Ô VERNECALE
Ad litteram: tenere un peso sullo stomaco id est: avere la sgradevole sensazione di portare un peso sullo stomaco, peso rappresentato - per solito - da una grave contrarietà ricevuta e risultata metaforicamente indigesta, sí da avvertirne il relativo peso sullo stomaco.
10 -TENÉ 'O BBALLO 'E SAN VITO
Ad litteram: essere affetto da còrea ed estensivamente essere o mostrarsi irrequieto ed instabile .
11 - TENÉ 'O CULO A BUTTIGLIONE, A MAPPATA, A PURTERA, A MANDULINO
Ad litteram: avere il culo a forma di bottiglione, di pacco, di portiera, di mandolino. Cosí, in vario modo si suole alludere alle diverse configurazioni del fondoschiena femminile; la forma piú - diciamo - pregiata è ritenuta l'ultima: quella che arieggia la struttura del mandolino.
12 -TENÉ 'O CULO A TRE PACCHE
Ad litteram: avere il culo a tre natiche Atteso che la cosa è anatomicamente impossibile, la locuzione è usata in primis ironicamente, a mo' di dileggio di ogni supponente che si ritenga titolare di eccezionali doti e talenti fisici o morali che in realtà non esistono, come è inesistente un culo con tre natiche; è usata altresí iperbolicamente con riferimento a persona eccezionalmente fortunata…
13 -TENÉ 'O CUORIO A PPESONE
Ad litteram: avere le cuoia a pigione id est: essere costretti a vivere a rischio continuo, in modo precario, nelle mani della malasorte, in un clima di continua incertezza, come chi - non essendo proprietario di alloggio, sia costretto a prenderne uno in pigione al rischio di vedersi improvvisamente messo fuori dal proprietario.
14 -TENÉ 'O FFRACETO 'NCUORPO
Ad litteram: avere il fradicio in corpo id est: portarsi dentro, tentando di non appalesarle, ingenti carenze intellettive o morali, o - piú spesso - pessime inclinazioni; va da sè che ci sia poco da fidarsi di chi abbia tali carenze o inclinazioni.
15 -TENÉ 'O PIZZO SANO MA 'A SCELLA ROTTA
Ad litteram: avere il becco integro ma l'ala rotta Detto ironicamente di chi sia sempre pronto a prendere, ma accampi scuse per esimersi dal dare. Al di là del significato traslato, la locuzione si riferisce a chi sia sempre pronto a mangiare ma sia restío a lavorare.
16 - TENÉ 'E PPEZZE
Ad litteram: avere le pezze id est: essere ricco, disporre di molto danaro, atteso che qui il termine pezza non sta a significare: straccio, ma - appunto - moneta; rammenterò che al tempo dei Borbone, nel Reame di Napoli la pezza era il ducato, ben identificata, grossa moneta d'argento detta anche piastra del valore di ben 15 carlini; essere in possesso di tante piastre o pezze significava essere ricco assai.
17 -TENÉ 'E FRUVOLE PAZZE 'INT' Ô MAZZO
Ad litteram: avere le folgori pazze nel sedere Riferito soprattutto a ragazzi irrequieti e chiassosi, recalcitranti ai freni ritenuti titolari di folgori pazze (tipo di fuochi artificiali)allocate nel sedere, che con il loro scoppiettío, costringono i ragazzi a non stare fermi e ad agitarsi continuamente. . Letteralmente 'e fruvole sono i fulmini, le folgori dal latino fulgor con rotacizzazione e successiva metatesi della elle.
18 -TENÉ 'E SETTE VIZZIE D''A ROSAMARINA
Ad litteram: avere i setti vizi del rosmarino Detto iperbolicamente di chi non sia ritenuto titolare di alcuna virtú, anzi - al contrario di troppi vizi ; tra i quali sono considerati anche le eccessive voglie, i desideri, le richieste pressanti in ispecie quelle di taluni incontentabili ragazzi, ma anche di qualche adulto di sesso femminile.
La pianta del rosmarino, arbusto aromatico che viene molto usato in cucina , ma anche sfruttato in erboristeria per la produzione di profumi, ed in farmacopea - per le sue capacità terapeutiche, è ritenuto però ricca di vizi, che se non sono sette come affermato nella locuzione in epigrafe, son comunque tanti: è pianta che brucia con difficoltà , fa molto fumo e poca fiamma e dunque non riscalda, quando brucia, contrariamente a ciò che avviene normalmente, putisce ed irrita fastidiosamente gli occhi con il suo fumo.
19 -TENÉ 'O SFUNNOLO
Ad litteram: avere lo stomaco sfondato Detto iperbolicamente di chi sia
cosí tanto vorace ed insaziabile da mangiare continuatamente ad immettendo tantissimo cibo nello stomaco, senza mai satollarsi, quasi che lo stomaco fosse sfondato e non fosse possibile riempirlo mai.
20 -TENÉ 'O VERNECALE 'MPIETTO E 'O VELLICULO Ô PIZZO SUJO.
Ad litteram: avere lo stomaco nel petto e l'ombellico al suo (giusto) posto. Detto ironicamente di chi lamenti continui,gravi ma - in realtà -
inesistenti malanni.
Brak
Nessun commento:
Posta un commento