giovedì 23 settembre 2010

FÀ CIENTO MESURE E UNU TAGLIO.

FÀ CIENTO MESURE E UNU TAGLIO.


Ad litteram: fare cento misurazioni ed un sol taglio; id est: fare numerosi e forse eccessivi atti preparatori, prima di disporsi all’azione. Caustica espressione ricavata dall’osservazione del comportamento dei sarti che per non sciupare (con un errato taglio) della costosa stoffa, son soliti misurare piú volte ed attentamente, segnando con il gesso gli esatti contorni dei pezzi dell’abito in lavorazione, prima di intervenire con le forbici; cosí son parimenti soliti comportarsi i timorosi e gli indecisi che prima di agire, preparano e provano i proprî comportamenti , nella , ma il piú delle volte vana ed errata, convinzione di non lasciarsi cogliere sprovvisti ed impreparati nelle evenienze che li occupino.
- mesura= misura, misurazione: rapporto fra una grandezza e un'altra a essa omogenea, scelta convenzionalmente come unità (dal lat. mensura(m), deriv. di mínsus, part. pass. di metiri 'misurare'con tipica sincope della n come in mese che è da mi(n)sem);
- taglio = taglio: l’operazione ed il risultato del tagliare cioè del fendere, dividere un oggetto o un corpo in piú parti o pezzi per mezzo di una lama o di un altro strumento affilato; etimologicamente la parola taglio, sia in italiano che nel napoletano risulta essere un deverbale dal tardo lat. taliare, deriv. del class. talea 'piantone, bastoncino'; la voce taglio, in napoletano à piú numerose accezioni rispetto a quella italiana indicate a margine; in napoletano taglio può indicare, volta a volta: parte di un pezzo di di carne, sponda laterale di letto,ferita inferta con il coltello o lama di altra arma bianca, metraggio completo di stoffa per confezionare abiti.
Rammento ora alcune espressioni nelle quali viene usata la voce taglio con alcune particolari accezioni ora ora rammentate, o nuove:
1)avé o capità a ttaglio: prendere o trovare qualcuno o qualcosa a portata di mano; cfr. 2)t’aggi’ ‘a avé a ttaglio: ad litteram: devo averti a portata di mano o tra le mani; espressione minacciosa usata da chi voglia fare intendere a qualcuno di avere in animo di pesantemente percuoterlo, se solo potrà incontrarlo o, addirittura, afferrare;
3) tené ‘nu bbuono taglio: detto di sarto valente che confezioni abiti, specie per uomini, di buona, anzi ottima fattura;
4) pesce ‘e taglio: detto di pesce abbastanza grosso tale da doversi cucinare e consumarsi, non intero, ma tagliato in tranci;
5) ‘o primmo taglio: il miglior pezzo di qualcosa, détto soprattutto della carne: ‘o primmo taglio ‘e carne; si usa anche in senso traslato e furbesco ( es.: ‘o primmo taglio ‘e tutt’’e malandrine per indicare il peggiore tra tutti i cattivi soggetti;)
malandrino= persona malvagia, priva di scrupoli dai modi spavaldi ed aggressivi;etimo:forse composto di di ma(lo) e *landrino, affine all'ant. landrone 'mascalzone', deriv. del medio alto ted. landern 'vagabondare, ma, a mio avviso , non dovrebbe potergli essere estraneo un connubio latino- greco malus (cattivo) ed andròs (omuncolo); rammento in coda che con una sorta di decapitazione della voce in esame: (mal)andrino→andrino si ottenne negli anni intorno alla rivoluzione di Masaniello (7 - 16 luglio 1647), si ottenne una voce gergale con cui si indicò il camorrista capo di una camerata di detenuti nelle carceri viceregnali.
RaffaeleBracale

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