domenica 6 febbraio 2011

VARIE 1018

1 PIGLIÀ VAVIA E METTERSE 'NGUARNASCIONE.
Letteralmente: prender bava e porsi in guarnaccia/guarnacca. Id est: assumere aria e contegno da borioso arrogante; lo si dice soprattutto di coloro che, essendo assurti per mera sorte o casualità a piccoli posti di preminenza, si atteggiano ad altezzosi ed onniscienti,cercando di imporre agli altri il loro modo di veder le cose, se non addirittura tutta la vita, laddove in realtà poggiano la loro arrogante albagia sul nulla.
vavia (deverbale di vaviarse=imbrattarsi il mento di bava letteramente sta per vava= bava quel liquido viscoso che cola dalla bocca di taluni animali, spec. se idrofobi, o anche da quella di bambini, vecchi, o persone che si trovino in un'anormale condizione fisica o psichica, quale è quella di chi, raggiunto un posto di preminenza, pensa di essere superiore a tutto e tutti e si regola con altezzosa, boriosa arroganza; è questa la spiegazione semantica del mettere vavia(=secernere bava). Faccio notare l'opportuna anaptissi (inserzione di una vocale in un gruppo consonantico; epentesi vocalica) operata nella lingua napoletana immettendo una i nella originaria parola vava= bava per ottenere vavia mantenendo con vava il significato di liquido viscoso che cola dalla bocca di taluni animali, spec. se idrofobi, etc. ed assegnando a vavia l'idea di quell 'anormale condizione fisica o psichica,che può generare iperproduzione di bava reale o figurata ,come càpita per chi, raggiunto un posto di preminenza, si regoli con altezzosa, boriosa arroganza.
guarnascione sost. masch. accrescitivo (vedi il suff. one) di una voce femminile derivata dal provenzale guarnacha=guarnacca/guarnaccia=lussuosa sopravveste medioevale di pelliccia, indossata dagli uomini ed usata come segno di importanza e/o preminenza.

2 NCE VONNO CAZZE 'E VATECARE PE FÀ FIGLIE CARRETTIERE
Letteralmente: occorrono membri da vetturali per generare figli carrettieri Id est: per ottenere i risultati sperati occorre partire da adeguate premesse; addirittura nella locuzione si adombra quasi la certezza che taluni risultati non possano essere raggiunti se non per via genetica, quasi che, ad esempio, il mestiere di carrettiere non si possa imparare se non si abbia un genitore vetturale di bestie da soma...
vatecare=vetturale, trasportatore di merci sost. masch. derivato dall’agg.vo lat. viaticus + il suff. di pertinenza areus→aro.

3 SI MINE 'NA SPORTA 'E TARALLE 'NCAPO A CHILLO, NUN NE VA MANCO UNO 'NTERRA
Letteralmente: se butti il contenuto di una cesta di taralli sulla testa di quello non ne cade a terra neppure uno (stanti le frondose ed irte corna di cui è provvista la sua testa e nelle quali corna , i taralli rimarrebbero infilati). Icastica ed iperbolica descrizione di un uomo molto tradito dalla propria donna.
4 MUNTAGNE E MUNTAGNE NUN S'AFFRONTANO.
Letteralmente: le montagne non si scontrano con le proprie simili. È una velata minaccia di vendetta con la quale si vuol lasciare intendere che si è pronti a scendere ad un confronto anche cruento, stante la considerazione che solo i monti sono immobili...e non vogliono o possono scendere sul terreno dello scontro con i proprii simili!
5 FACCIA 'E TRENT'ANNE 'E FAVE.
Letteralmente: faccia da trent'anni di fava. Offesa gravissima con la quale si suole bollare qualcuno che abbia un volto poco rassicurante,quasi da galeotto, dal quale pertanto non ci si attende niente di buono, anzi si paventano ribalderie. La locuzione fu coniata tenendo presente che la fava secca era il cibo quasi quotidiano che nelle patrie galere veniva somministrato ai detenuti; i trent'anni rammentano il massimo delle detenzione comminabile prima dell'ergastolo; per cui un individuo condannato a trent'anni di reclusione si presume si sia macchiato di colpe gravissime e sia pronto a reiterare i reati, per cui occorre temerlo e prenderne le distanze. L’assunto in epigrafe forse conferma se non dimostra che non aveva tutti i torti Cesare Lombroso(Verona, 6 novembre 1835 –† Torino, 19 ottobre 1909) famoso antropologo, criminologo e giurista italiano. che fu uno dei pionieri degli studi sulla criminalità e nei suoi studi di fisiognomica operò una classificazione dei delinquenti in base ai loro tratti somatici; ebbe certamente torto però quando però, dopo d’averlo ipotizzato, pretese addirittura di dimostrare che tutti i crani di meridionali da lui studiati o presi in esame presentassero le caratteristiche di esseri inferiori, stupidi ed imbecilli oltre che criminali!
6 SPARÀ A VRENNA.
Letteralmente: sparare a crusca. Id est: minacciare per celia senza far seguire alle parole , nessuno dei fatti minacciati. L'espressione la si usa quando ci si riferisca a negozi, affari che si concludono in un nulla di fatto e si ricollega ad un'abitudine dell'esercito borbonico i cui proiettili, durante le esercitazioni, erano caricati anziché con piombo con la crusca, affinchè i colpi non procurassero danno alla truppa che si esercitava.
7 'E SCIABBULE STANNO APPESE E 'E FODERE CUMBATTONO.
Letteralmente: le sciabole stanno attaccate al chiodo e i foderi duellano. L'espressione è usata per sottolineare tutte le situazioni nelle quali chi sarebbe deputato all'azione, per ignavia o cattiva volontà si è fatto da parte lasciando l'azione alle seconde linee, con risultati chiaramente inferiori alle attese.
8 'A TAVERNA D''O TRENTUNO.
Letteralmente: la taverna del trentuno. Cosí, a Napoli sogliono, inalberandosi, paragonare la propria casa tutte quelle donne che vedono i propri uomini e la numerosa prole ritornare in casa alle piú disparate ore, pretendendo che venga servito loro un veloce pasto caldo. A tali pretese, le donne si ribellano affermando che la casa non è la taverna del trentuno, nota bettola del contado napoletano, situata in quel della zona vecchia di Pozzuoli in via san Rocco (oggi) 16, all’insegna : Taverna del trenta e trentuno che prendeva il nome dal civico dove era ubicata e che aveva due ingressi contigui: ai civici 30 e 31, bettola dove si servivano i pasti in modo continuato a qualsiasi ora del giorno e della notte.
taverna = bettola, osteria di infimo ordine; etimologicamente dal latino taberna(m) che significò bottega ed osteria ed è in quest’ultimo significato che la voce fu accolta,con tipica alternanza partenopea di B - V, nella lingua napoletana che per il significato di bottega preferí ricorrere, come vedemmo alibi, al greco apoteca donde trasse la voce puteca.
trentuno = agg. num. card. invar. numero naturale corrispondente a trenta unità piú uno; nella numerazione araba è rappresentato da 31, in quella romana da XXXI; l’etimo è dal lat. triginta + unum

9 'A VACCA, PE NUN MOVERE 'A CODA SE FACETTE MAGNÀ 'E PPACCHE DA 'E MOSCHE.
Letteralmente: la mucca per non voler muovere la coda, si lasciò mangiare le natiche dalle mosche. Lo si dice sarcasticamente riferendolo a gli indolenti ed ai pigri che son disposti a subire gravi nocumenti, ma non muovono un dito per evitarli alla stessa stregua di una vacca che assalita dalle mosche, per non sottostare alla fatica di agitare la coda, lasci che le mosche le pizzichino il fondo schiena!
10 TRASÍ O PASSÀ CU 'A SCOPPOLA.
Letteralmente: entrare o passare con lo scappellotto. Id est: entrare in teatro o altri luoghi pubblici come musei o pinacoteche o mostre artistiche senza pagare e senza le necessarie credenziali: biglietti o inviti. La locuzione fotografa il benevolo comportamento di taluni custodi che furono soliti fare entrare i ragazzi senza pagare il dovuto, spingendoli dentro con un compiacente scappellotto. Per traslato la locuzione si attaglia a tutte quelle situazioni, come ad es. degli esami superati senza meriti, con la benevolenza dell’esaminatore o situazioni nelle quali gratuitamente si ottengono benefìci per la magnanimità di coloro che invece dovrebbero controllare.
11 POZZA MURÍ 'E TRUONO A CCHI NUN LE PIACE 'O BBUONO.
Letteralmente: possa morire di violenta bastonatura chi non ama il buono. In una città come Napoli dove vi è un'ottima e succulenta cucina chi non è buongustaio merita di morire bastonato violentemente. in napoletano truono (dal lat. tronitus) significa sia tuono che, per ampiamento semantico, percosse violente. Faccio notare che nell’idioma napoletano il complemento oggetto - anche in frasi rette, come in questo caso, da verbo impersonale - se essere animato è sempre preceduto da una A segnacaso che invece manca se il complemento è un oggetto o cosa inanimata (ad es. aggiu visto a pateto= ò visto tuo padre – aggiu chiammato ô= a ‘o zio = ò chiamato lo zio – ma aggiu pigliato ‘o bicchiere= ò preso il bicchiere etc.).
12 'A FORCA È FFATTA P''E PUVERIELLE.
Letteralmente: la forca è fatta per i poveri. Id est: nei rigori della legge incorrono solo i poveri, i ricchi trovano sempre il modo di scamparla. In senso storico, la locuzione rammenta però che la pena dell'impiccagione era comminata ai poveri, mentre ai ricchi ed ai nobili era riservata la decapitazione o - in tempi piú recenti - la fucilazione.
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