venerdì 15 aprile 2011

IL TOPONIMO MARCONIGLIO

IL TOPONIMO MARCONIGLIO

Sono stato invogliato a fornire soluzioni etimologiche del toponimo in epigrafe.Fornirò una mia ipotesi chiarendo però súbito che non esistono certezze circa l’orgine del nome Marconiglio che contraddistingue oggi una piccola piazzetta ed olim anche un vicoletto malfamato tra il c.so Garibaldi e via fra’ Gregorio Carafa, adiacente all’odierna via Martiri d’Otranto un tempo volgarmente détta Imbrecciata (‘mbricciata) a san Francisco ed adiacente ad altro malfamato vicolo, in origine alveo d’un guado d’un torrentello di cui s’è perso memoria, détto Pontescuro, nonché un intero quartiere Gli Incarnati ugualmente di cattiva fama sin dai tempi degli Aragonesi Premetto altresí che sia il vicoletto che l’Imbrecciata furono un tempo strade malfamate e mal sicure frequentate da ladri, lestofanti e briganti ed ospitarono i peggiori lupanari della città e che di Pontescuro e de Gli Incarnati si parlava di luoghi cosí malfamati e licenziosi da diventar proverbiali a segno che allorché si vedeva fare o s’udiva dire cosa licenziosa, si accennava con disprezzo a chi parlasse o agisse licenziosamente,affermando "Questi crede stare a gli Incarnati" oppure "Crede stare a Pontescuro".Tutte queste notizie sono state espunte da "La Topografia universale della città di Napoli", di Niccolò Carletti (1776). Carletti, è vero, non parla di Marconiglio ma spiega assai bene la cattiva fama de Gl'Incarnati e di Pontescuro.Questi i fatti: Il Principe Ferrante I d'Aragona possedeva 50 moggia di terreno confinanti col Campo de' Carmignani e la Via Vecchia, l'antica strada che menava alla Puglia ed alle Calabrie. Avendo perso 700 ducati al gioco con un tal Fabio Incarnato, saldò principescamente il debito cedendogli détto terreno. Fabio vi costruí una magnifica residenza ma alla sua morte i suoi eredi (gli Incarnati, appunto) lo affittarono a diversi agricoltori «ed i Napolitani vi concorrevano per deliziarvisi tra l'amenità di esso e la libertà del sito». Poi, però, «tratto tratto divenne famosissimo Lupanaro per lo licenzioso costume ivi introdotto. Fu in tali emergenze il luogo conceduto a diversi, che vi eressero piú case e vi sistemarono piú vichi, attorno alla stessa strada, che portava a Poggio Reale, prima di farsi la nuova, che in oggi si osserva».
Riassumendo: 1) la cattiva fama dei luoghi risalirebbe all'età aragonese; 2) case e vicoli (tra i quali, dobbiamo pensare, vico Marconiglio) compaiono quando la cattiva fama del luogo era già ben radicata, verosimilmente nel XVI sec.
Insomma tutte le strade di cui ò détto non godettero di buona fama e si può ragionevolmente ipotizzare (ecco la mia ipotesi!) che il vicoletto dapprima e la piazzetta adiacente poi fossero nell’inteso comune indicati come al Malcuniculo simile al Malpertugio di boccaccesca memoria.
Morfologicamente poi seguendo i consueti passaggi d’uso in linguistica il Malcuniculo à potuto dare Marcuniculo→Marcunic(u)lo→Marcuniclo ed infine Marcuniglio→Marconiglio. Tutto ciò se non si vuol prender per buona (non me ne voglia il Maestro...) l’idea di Gino Doria che nel suo saggio di toponomastica delle strade di Napoli riportò quanto gli aveva comunicato un anonimo parroco della zona il quale leggeva in Marconiglio una corruzione locale per agglutinazione del nome proprio Marco Miglio ignoto personaggio cui pare fosse intestata la stradina de qua. Vada per l’agglutinazione, ma perché mutare la consonante nasale bilabiale (m) nella nasale dentale (n)? Troppe cose non mi convincono dell’idea perorata dal Doria e dal suo anonimo parroco!
R.Bracale

3 commenti:

  1. Grazie! Vedo che alla fine condrdiamo praticamente in tutto.
    Col tuo permesso, vorrei aggiungere una considerazione linguistica. Dubito che il "Marconiglio" sia nato in età aragonese. Sarebbe più prudente forse supporre che tra XV e XVI sec. sia stato riferito a quei paraggi per la pessima fama che quelli vevano acquisito. Non si può escludere, però, che già denominasse un alveo alluvionale, dove si raccoglieva la lava (non sarebbe stato il solo, i zona, e pure "Foria" sembra attinente). Ricordiamoci, infine, che a dispetto dell'amenità pre-aragonese di quei luoghi, dall'epoca romana correva nei pressi la via per Capua e non è difficile immaginare che fosse battuta da briganti di passo (i borghi extra-moenia non godevano di buona fama, vicino sorgeva anche un sanatorio-lazzaretto, cfr. il oponimo "[dei] Lepri").

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  2. Scusa, ho fatto un pasticcio.
    Volevo dire che a un'etimo anteriore al XV-XVI sec. riporta anche un dato linguistico: già dal XII-XIII sec., infatti, la differenziazione formale e semantica tra l'ant. it. "coniglio" e "cunicolo" (entrambi dl lat. "cunicolum", appunto)appare sufficientemente radicata nelle fonti. Sembra più probabile, perciò, che la nascita del toponimo sia anteriore, difficile dire di quanto. A meno che l'ant. nap. letterario non conservi attestato *"cunglio/cunglo" nella doppia accezione latina!

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  3. Mi accorgo di aver fatto un errore di battitura ogni due parole scritte. Naturalmente chiedo venia e spero che a dispetto dei refusi (cunicolum per cuniculum, cunglo per cuniglo, ecc.) si capisca quello che volevo dire!

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