martedì 26 luglio 2011

COMME FACETTE SCIOSCIA

COMME FACETTE SCIOSCIA

Raccolgo qui di sèguito l’ennesima sfida/ provocazione del mio carissimo amico V.C. (i consueti problemi di riservatezza mi impongono l’indicazione delle sole iniziali di nome e cognome)che mi chiede di parlare dell’espressione napoletana in epigrafe. L’accontento súbito e comincio con il dire che l’espressione in epigrafe letta per intero suona:
Comme facette Scioscia,ca se magnaje ‘a tosta e rummanette ‘a moscia che tradotta è: Come fece un (tal) Scioscia che mangiò la (parte) dura e lasciò la(parte) morbida (di ciò che stava mangiando…) è un’antica espressione collaterale di altra che suona: Comme facettero ‘antiche ,ca se magnajeno ‘a scorza e rummanettero ‘a mullica che tradotta è: Come fecero (alcuni) antichi che mangiarono la crosta (dura del pane) e lasciarono la mollica (cioè la parte morbida) sono ambedue espressioni usate a dileggio nei confronti degli sciocchi accreditati per innata stupidità, di tenere un comportamento errato non consono ed addirittura autolesivo come quello di rifiutare cibo morbido, probabilmente piú fresco, per assumerne di duro, perché probabilmente stantio. Come si intuisce facilmente in ambedue le espressioni vengono usati una volta il nome proprio (cognome o soprannome?) Scioscia, una volta il termine generico antichi che non corrispondono né ad una persona precisa , né a rintracciabili personaggi remoti, ma vengono usati solo perché forniscono una comoda rima: Scioscia con moscia, antiche con mullica. Ricordo tuttavia a margine ed in chiusura che in napoletano esiste un scioscia s.vo f.le che come femminilizzazione di scioscio (che è derivazione dallo spagnolo chocho)vale sciocca, scimunita e come tale ben si attaglierebbe a protagonista dell’espressione in epigrafe dove sarebbe non piú un cognome o soprannome, ma un generico nome comune. E con ciò penso d’aver convenientemente e ad abundantiam risposto alla domanda dell’amico V.C. e d’aver contentato anche qualche altro dei miei ventiquattro lettori, per cui reputo di poter mettere il punto fermo con il consueto satis est.
Raffaele Bracale

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