martedì 23 agosto 2011

‘E CECATE ‘E CARAVAGGIO: etc

‘E CECATE ‘E CARAVAGGIO: ‘NU SORDO P’ ‘E FFÀ ACCUMMINCIÀ E ‘NA LIRA P’ ‘E FFÀ STÀ ZITTE!
Anche questa volta su quesito dell’amico P.G. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) mi occuperò dell’icastica antica espressione in epigrafe per metterne a fuoco portata, significato e valenza.
Cominciamo con il darne la traduzione che è I ciechi di Caravaggio: un soldo per farli principiare, ma una lira per farli tacere.Questa divertente icastica antica espressione è usata in primis nei confronti di chi è restio a parlare, ad esprimere un proprio parere e per indurli a tanto è quasi necessario offrirgli un piccolo obolo; d’altro canto costui una volta che abbia preso l’abbrivio si lascia trasportare da un represso desiderio di esprimersi facendosi tanto logorroico da diventare fastidioso ed importuno al segno che per farlo tacere occorre molto piú del piccolo obolo datogli per farlo principiare.L’espressione, di cui a seguire chiarirò l’origine è usata poi estensivamente e sarcasticamente nei confronti di chiunque sia restio a principiare alcunché ed occorra sovvenzionarlo un po’ per fargliela iniziare, ma pagarlo molto di piú perché la conduca a termine e non la lasci a mezzo. L’origine di questa graziosissima icastica antica espressione affonda le sue radici nella realtà partenopea e precisamente in quella risalente al 1873 allorché il filantropo Domenico Martuscelli Del Duca (me ne mancono purtroppo precise notizie biografiche)accolse giovani non vedenti in quello che sarebbe diventato l’Istituto Martuscelli, ubicato in un fabbricato ex convento degli Scolopi e poi dei Barnabiti sito a Napoli in piazza Dante ed attiguo alla chiesa di Santa Maria di Caravaggio,che era stata costruita nel 1627 grazie alle donazioni di un tal Felice Pignella.
Il tempio venne consacrato alla Natività di Maria, ed in seguito dedicato a Santa Maria di Caravaggio, un paesino della provincia bergamasca dove, nel 1432, vi era stata un'apparizione della Vergine. La chiesa cui era annessa una scuola,fu affidata dapprima ai Padri Scolopi e poi ai Barnabiti, nel 1873 passò all'Istituto "Principe di Napoli"poi "Istituto Martuscelli" per giovani non vedenti.
Attualmente sull'altare maggiore vi è il dipinto di Gaetano Gigante raffigurante la Nascita di Maria. Nelle tre cappelle di destra troviamo il dipinto raffigurante San Giuseppe creato da Francesco Solimena; la Madonna della Provvidenza del XVIII secolo e la Deposizione dalla Croce di Domenico Antonio Vaccaro. Invece, nelle tre cappelle di sinistra sono conservati il dipinto di Sant'Antonio Zaccaria, opera di Luigi Scorrano; la tomba di Beato Bianchi; una statua della Madonna Addolorata; infine il dipinto dell'Apparizione della Vergine alla contadina del paese di Caravaggio, dipinto che in origine si trovava sull’altar maggiore.
L’istituto "Principe di Napoli"poi "Istituto Martuscelli" per giovani non vedenti era ubicato come ò détto nell’ex convento/scuola che faceva corpo unico con la chiesa di Santa Maria di Caravaggio con la quale era in diretto collegamento per il tramite di una scala/passaggio interno per modo che gli ospiti dell’Istituto furono détti popolarmente ‘e cecate ‘e Caravaggio. Orbene proprio nel periodo di fine ‘800 vi fu una coppia di giovani non vedenti che piuttosto che adattarsi ad imparare un mestiere confacente con la loro cecità preferirono sfruttare le loro doti canore (la natura ti toglie una cosa, ma te ne dà un’altra...) ed armatisi di chitarra e mandolino che strimpellavano alla meno peggio presero ad esibirsi con un ridottissimo repertorio che reiteravano scegliendo segnatamente e quasi stabilmente come teatro delle loro esibizioni un vicoletto sito nei pressi dell’ istituto, vicoletto i cui abitanti si dimostravano generosi e pazienti, ma non sino a sopportare le ripetitive performances dei due giovanotti; per cui dopo un po’ si decisero ad offrir loro un obolo maggiore affinché zittissero o almeno cambiassero zona! Rammento in coda che all’epoca dei fatti una lira contava venti soldi, per cui era ben alto il prezzo che dovevano sborsare gli ascoltatori atteso che per farli principiare a cantare e suonare ai giovanotti bastava elargire un soldo, ma per farli tacere occorrevano ben venti! E qui giunto mi fermo convinto d’avere esaurito l’argomento, risposto al quesito dell’amico P.G. e sperando d’avere interessato i miei consueti ventiquattro lettori.
Satis est.
R.Bracale Brak



1 commento:

  1. Mi incuriosiva il titolo della poesia di Salvatore Di Giacomo "E cecate 'e Caravaggio" grazie per l'esaustiva spiegazione
    Francesco De Gregorio

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