giovedì 17 maggio 2012
VARIE 1839
1.TENÉ 'A SÀRACA DINT' Â SACCA
Letteralmente: tenere la salacca in tasca. Id est: mostrarsi impaziente e frettoloso alla stregua di chi abbia in tasca una maleodorante salacca (aringa)e sia impaziente di raggiungere un luogo dove possa liberarsi della scomoda compagna.
2.NUN TENÉ VOCE 'NCAPITULO.
Letteralmente: non aver voce nel capitolo. Il capitolo della locuzione è il consesso capitolare dei canonaci della Cattedrale; solo ad alcuni di essi era riservato il diritto di voto e di intervento in una discussione. La locuzione sta a significare che colui a cui è rivolta l'espressione non à né l'autorità, né la capacità di esprimere pareri o farli valere, non contando nulla.
3.NUN TENÉ PILE 'NFACCIA E SFOTTERE Ô BARBIERE
Non aver peli in volto e infastidire il barbiere - Cioè: esser presuntuosi al punto che pur mancando degli elementi essenziali per fare alcunchè ci si erga ad ipercritico e spaccone, ottenendo quale risultato del proprio agire solo quello di infastidire e tediare il prossimo.
4.TENÉ 'E RRECCHIE PE FINIMENTO 'E CAPA.
Aver le orecchie quale guarnizione del capo. Détto per dileggio di chi sia tanto sordo da non udire alcunché.
5. TENÉ STAMPATO ‘NCUORPO nell’espressione: Te tengo stampato ‘ncuorpo!
Letteralmente Avere stampato nel corpo, nell’espressione: Ti porto stampato nel corpo! Détto iperbolicamente di cosa o piú spesso persona conosciuta quasi alla perfezione come se la cosa o persona di cui si parla fósse stata ricavata per calco sul/nel corpo di colui sulla cui bocca si coglie l’espressione in esame.Altrove per esprimere ad un dipresso il medesimo concetto s’usa affermare sempre per iperbole: Te saccio pile pile che ad litteram è: Ti conosco pelo per pelo; id est: Di te non mi è ignoto nulla, mi sei ben noto, conosco perfino il numero dei tuoi peli e non mi potrai sorprendere mai.Ancóra alibi sempre per esprimere ad un dipresso il medesimo concetto, ma in senso positivo s’usa dire: Te saccio comme a sette denaro appaiando alla piú importante,rilevante ed appetita carta del giuoco della scopa, un individuo che goda, nel bene, di vasta, significativa notorietà. Ed infine sempre per esprimere ad un dipresso il medesimo concetto, ma questa volta in senso negativo s’usa dire: Sî ccarta canusciuta che ad litteram è:Sei una carta ben nota, carta conosciuta; id est: Godi di pessima fama,ma non mi sorprenderai, sei facilmente riconoscibile, ogni tua azione è sempre ravvisabile, come lo è la carta segnata da un baro.
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