giovedì 2 agosto 2012
VARIE 1965
1.PARE 'A VARCA 'E MASTU TTORE:A POPPA CUMBATTEVANO E NUN 'O SAPEVANO A PRORA...
Sembra la barca di mastro Salvatore: a poppa combattevano e lo ignoravano a prua - Cioè:il massimo della disorganizzazione!...
2.MAZZE E PANELLE, FANNO ‘E FIGLIE BBELLE..., PANELLE SENZA MAZZE, FANNO ‘E FIGLIE PAZZE!
Botte e cibo saporito, fanno i figli belli, cibo senza percosse fanno i figli matti! - Cioè: nell'educazione dei figli occorre contemperare le maniere forti con quelle dolci.
3.CHI S'ANNAMMORA D''E CAPILLE E D''E DIENTE, S'ANNAMMORA 'E NIENTE...
Chi si lascia conquistare dai capelli e dai denti, s'innamora di niente, perché capelli e denti sono beni che sfioriscono presto..
4.CHIAGNERE CU 'A ZIZZA 'MMOCCA...
Piangere con la tetta in bocca - Cioè: essere incontentabili; piangere ingiustificatamente.
5.GUÀLLERE E PPAZZE, VENONO 'E RAZZA...
(Nell’inteso popolare) Ernie e pazzia sono ereditarie(non si possono eludere).Probabilmente si dovette un tempo riscontrare qualche coincidenza di ernia e/o pazzia in soggetti del medesimo ceppo familiare e si generalizzò la faccenda...
6.'E FESSE SO' SEMPE 'E PRIMME A SE FÀ SÈNTERE...
I fessi son sempre i primi a parlare - cioè: gli sciocchi sono sempre i primi ad esprimere un parere...
7.DICETTE PULICENELLA:'A MEGLIA MMEDICINA? VINO 'E CANTINA E PURPETTE 'E CUCINA...
Disse Pulcinella:La miglior medicina? vino stagionato e polpette fatte in casa...
8. ESSERE SEMPE CAZZA E CUCCHIARA CU QUACCHUNO
Letteralmente: essere sempre cazza e cucchiaia con qualcuno; id est: aver rapporti cosí indissolubili con qualcuno fino a formar quasi un tutt’uno con lui alla stregua della cazza (contenitore della malta) che i muratori usano sempre in uno con la cucchiara (cazzuola), ed essa cazzuola è conservata a sera, al termine del lavoro nella cazza, per modo che sia facilmente reperita al mattino successivo quando si riprende il lavoro; per traslato la locuzione è usata nei confronti di tutti coloro che sceltosi un amico o un compagno non si separano da lui che per brevissimo lasso di tempo.
La cazza come ò accennato fu in origine un recipiente per lo piú di ferro, provvisto di manico, nel quale si fondevano i metalli , poi indicò ed ancóra indica quel contenitore ,quel secchio di ferro in cui i muratori usano impastare malta e/o calcina; la voce è dal lat. tardo cattia(m), da collegarsi al gr. kyathos 'coppa, tazza'; la voce è usata piú spesso in italiano che in napoletano dove il suddetto contenitore è chiamato piú acconciamente cardarella diminutivo adattato di caldara→cardara= caldaia = in origine recipiente metallico in cui si fa bollire o cuocere qualcosa e poi estensivamente ogni capace recipiente metallico atto a contenere materiali caldi o freddi; caldara→cardara è voce derivata del latino tardo caldaria(m), deriv. di calidus 'caldo'.
Poiché, come ò detto, la voce cazza è poco nota e usata a Napoli accade che l’espressione in epigrafe venga talvolta impropriamente enunciata come Essere cazzo e cucchiara con un accostamento erroneo ed inconferente non essendovi certamente nessun nesso tra il membro maschile e la cucchiara= cucchiaia, cazzuola che è appunto la mestola che usano i muratori per prelevar la calcina o malta dalla cazza distribuendola e pareggiandola su muri e/o mattoni; cucchiara è di per sé il femminile di cucchiaro con etimo dal latino cochlearju(m) con normale semplificazione - di rj→r e chiusura di o in u in sillaba atona; cucchiaro è stato reso femminile appunto per indicare, come già dissi altrove, un oggetto più grande del corrispondente maschile (es.: tammurro più piccolo – tammorra più grande, tino più piccolo – tina più grande etc.);ugualmente è erroneo stravolgere l’espressione in epigrafe in (come pure talvolta m’è occorso d’udire) Essere tazza e cucchiara , atteso che la tazza , per grande che possa essere (fino a diventar una ciotola) potrebbe procedere di conserva con un cucchiaino (tazza da caffè) al massimo con un cucchiaio (tazza/ciotola da caffellatte) mai con una cucchiara (cazzuola).
sempe= sempre, senza interruzione, senza fine (indica una continuità ininterrotta nel tempo): con etimo dal lat. semper con atipico troncamento della consonante finale r in luogo dell’atteso raddoppiamento rr e paragoge di una vocale semimuta finale (e/o) come altrove tramme←tram, bisse←bis, barre←bar, autobbusse←autobus.
quaccuno = qualcuno, pronome indefinito forma sincopata di quaccheduno che è derivato da un qual(is) qui(=che) con assimilazione regressiva quacche + et unus ( = ed uno) donde quacc(hed)uno→quaccuno.
9.STAMMO ASSECCANNO 'O MARE CU 'A CUCCIULELLA...
Stiamo prosciugando il mare con la conchiglia - Cioè: ci siamo imbarcati in un'impresa impossibile...
10.ARROSTERE 'O CCASO CU 'O FUMMO D''A CANNELA.
arrostire il formaggio con il fumo di una candela - cioè:tentare di far qualcosa con mezzi inadeguati.
11.'A MALA NUTTATA E 'A FIGLIA FEMMENA.
La notte travagliata e il parto di una figlia - cioè: Le disgrazie non vengono mai sole.
12.NUN TENÉ MANCO 'A CAPA 'E SI' VICIENZO.
Non aver nemmeno la testa del sig. Vincenzo. Cioè:esser poverissimo. 'a capa 'e si' Vicienzo è la corruzione dell'espressione latina:caput sine censu ovverossia:persona senza alcun reddito, persona che pertanto non pagava tasse.
13.DICETTE MUNSIGNORE Ô CUCCHIERE:"VA' CHIANO , CA VACO 'E PRESSA!"
Disse il monsignore al suo cocchiere:"Va' piano, ché ò premura!" Ossia:la fretta è una cattiva consigliera
14.CHI D'AUSTO N'E' VESTUTO, 'NU MALANNO LL'E' VENUTO
Chi alla fine dell' estate non si copre bene, incorrera' in qualche malattia...cioè:occorre sempre esser previdenti
15.SENZA DENARE NUN SE CANTANO MESSE.
Senza denaro non si celebrano messe cantate. Cioé: tutto à il suo prezzo.
16.A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE.
Nel cartoccetto conico pieno entra poco pepe. Cioè: chi è sazio non può riempirsi di piú(in tutti i sensi)
17.GIACCHINO METTETTE 'A LEGGE E GIACCHINO FUJE 'MPISO.
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso: Con riferimento a Gioacchino Murat ucciso a Pizzocalabro in attuazione di una norma da lui stesso dettata
18.A ALDARE SGARRUPATO NUN S'APPICCENO CANNELE.
Ad altare diruto non si portano ceri accesi. - Figuratamente: Non bisogna corteggiare donne anziane.
19.SI LL'AUCIELLE CANUSCESSERO 'O GGRANO, NUN NE LASSASSERO MANCO N' ACENO!
Se gli uccelli conoscessero il grano, non ne lascerebbero un chicco! - Cioè: se gli uomini fossero a conoscenza di tutti i benefici che la vita offre, ne approfitterebbero sempre.
20.DICETTE PULICENELLA: PE MARE NUN CE STANNO TAVERNE.
Disse Pulcinella: In mare non vi sono ripari.
21. QUANNO TE MIETTE 'NCOPP' A DDOJE SELLE, PRIMMA O POJE VAJE CU 'O CULO 'NTERRA.
Quando ti metti su due selle, prima o poi finisci col sedere in terra. Id est: il doppio gioco alla fine è sempre deleterio
22.'E FATTE D' 'A TIANA 'E SSAPE 'A CUCCHIARA.
Letteralmente:i fatti della pentola li conosce il mestolo. La locuzione sta a significare che solo gli intimi possono essere a conoscenza dell'esatto svolgimento di una faccenda intercorsa tra due o piú persone e solo agli intimi di costoro ci si deve rivolgere se si vogliono notizie certe e circostanziate. La locuzione è anche usata da chi non voglia riferire ad altri notizie di cui sia a conoscenza.
Brak
Senza 'e fesse nun caparriano 'e deritte
Senza gli sciocchi, non vivrebbero i dritti. Id est: i furbi prosperano perché c'è chi glielo permette, non per loro forza intrinseca.
Nun fà pírete a chi tene culo...
Non fare scorregge contro chi à sedere. Id est: Non metterti contro chi à mezzi adeguati e sufficienti per risponderti per le rime...
Quanno 'o piro è ammaturo, cade senza turceturo.
Quando la pera è matura, cade senza il bastone. IL turceturo è un bastone uncinato atto a pigare il ramo al fine di scuoterlo per far cadere il frutto.Id Est: Quando un'azione è compiuta fino alle sue ultime conseguenze queste non si lasciano attendere.
Jirsene a cascetta(te ne vaie a cascetta!.
Letteralmente: Andarsene a cassetta.(te ne vai a cassetta!). La cassetta in questione è quella del vespillone: il posto piú alto, ma anche il piú scomodoe il piú faticoso da raggiungere, delle antiche vetture da trasporto passeggeri. L'espressione viene usata quando si voglia sottolineare la dispendiosità o la fatica cui si va incontro, impegnandosi in un'azione ritenuta gravosa per cui se ne sconsiglia il porvi mano.
A' casa d' 'o ferraro, 'o spito 'e lignamme...
Letteralmente: In casa del ferraio, lo spiedo è di legno. La locuzione è usata a commento sapido allorché ci si imbatta in persone dalle quali, per la loro supposta, vantata professionalità ci si attenderebbero nelle loro azioni, risultati adeguati ben diversi da quelli che invece sono sotto gli occhi di tutti.
Pigliatella bbella e coccate pe tterra.
Letteralmente:sposala bella e coricati in terra. Id est: accasati con una donna bella, ma tieniti pronto a sopportarne le peggiori conseguenze;la bellezza di una moglie comporta danno e sofferenze.
Abbaccà cu chi vence.
Colludere col vincitore - Schierarsi dalla parte del vincitore. Comportamento nel quale gli Italiani sono maestri: si racconta, ad esempio, che al tempo dell'ultima guerra, all'arrivo degli americani non fu possibile trovare un fascista. Tutti quelli che per un ventennio avevano indossato la camicia nera, salirono sul carro dei vincitori e i militari anglo-americani si chiedevano, riferendosi a Mussolini: Ma come à fatto quell'uomo a resistere vent'anni se non aveva nessuno dalla sua parte?
Quanno 'a cunnimma è ppoca, se ne va p' 'a tiella.
Quando il condimento è poco, si disperde nel tegame, invece di attaccarsi alle pietanze; id est: chi non à mezzi sufficienti, facilmente li disperde e non riesce ad usarli per portare a compimento un'opera cominciata.
Vení armato 'e pietra pommece, cuglie cuglie e ffierre 'e cazette.
Letteralmente: giungere munito di pietra pomice, aghi sottili e ferri(piú doppi)da calze ossia di tutto il necessario ed occorrente per portare a termine qualsivoglia operazione cui si sia stati chiamati. Id est: esser pronti alla bisogna, essere in condizione di attendere al richiesto in quanto armati degli strumenti adatti.
Brak
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