martedì 16 ottobre 2012
SUPPONTA
SUPPONTA
Questa volta su suggerimento/richiesta della cara amica G. R. di cui al solito (per questione di riservatezza) mi limito ad indicare le iniziali di nome e cognome, prendo in esame l’interessante voce napoletana in epigrafe per illustrarne alcuni dei numerosi usi che se ne fanno nell’idioma partenopeo.
Comincerò con il dire che la voce supponta attestata anche come sopponta o sepponta è un s.vo f.le che vale contrafforte, puntello, rincalzo, sostegno, rinforzo, appoggio, supporto, zeppa; etimologicamente la voce appare derivare da un sub puncta(m)→suppuncta(m)→supponta/sopponta/sepponta deverbale di un lat. volg. sub-punctare→suppontare (porre a sostegno una punta) frequentativo di sub-pungere.
Dicevo dei numerosi usi che nel napoletano se ne fa della voce; ne illustro qualcuno, cominciando dai piú semplici e di immediata comprensione, per passare poi a quelli di piú ampio significato fino a giungere a quello piú icastico; nell’ordine avremo:mettere ‘na supponta â tavula, mettere ‘na supponta ô cummò= porre una zeppa al tavolo o al canterano (per ristabilirne il giusto equilibrio evitando che barcollino); mettere ‘na supponta â casa espressione da intendersi nel senso reale delle parole e cioè porre un barbacane ai muri d’angolo della casa perché con la loro spinta reciproca si puntellino evitando il pericolo di rovinosi crolli; essere ‘a supponta d’ ‘a casa espressione che nulla a che vedere con la precedente;questa volta l’espressione va al di là del reale significato delle parole valendo essere il sostegno della famiglia détto di chi in una famiglia, anche numerosa, sia l’unico a provvedere con il proprio lavoro e/o il proprio impegno morale di buoni e/o fattivi consigli operativi al sostentamento fisico e morale di tutta la famiglia; mettere ‘na supponta ô vernecale = letteralmente porre un puntello allo stomaco espressione da intendersi non in senso reale (non si deve infatti apporre alcun supporto che regga lo stomaco)ma in senso figurato id est: ingerire una piccola quantità di cibo, una contenuta refezione che attenui i morsi della fame anche se non li plachi completamente; e giungiamo infine alla piú icastica delle espressioni in cui si fa uso del s.vo supponta: mettere ‘a supponta ô nonno che letteralmente vale porre un rincalzo al nonno ma che non è da intendersi nel senso reale in quanto l’espressione non sta a significare che si sia fornito il nonno di un un reale appoggio, bastone o zeppa che lo sostenga o lo aiuti a mantenere l’equilibrio; l’espressione è da intendersi invece in senso figurato atteso che essa è usata allorché ad un neonato venga dato il nome di battesimo del nonno fornendo a costui una sorta di rincalzo morale che gli assicuri il perpetuare del nome e spesso del cognome e della discendenza.
vernecale s.vo m.le stomaco; la voce vernecale ( adattamento del lat. med. vernicare)indicò in primis una scodella, una ciotola, un recipiente(di ceramica o terraglia) verniciato e poi per traslato lo stomaco pensato quale contenitore... laccato dal cibo.
contrafforte s.vo m.le
sperone in muratura applicato all'esterno di un muro per lo più per bilanciarne la spinta in corrispondenza di un arco o di una volta; barbacane; voce composta da contra (prefisso derivato dal lat. contra 'contro', che può assumere vari significati: opposizione (contrattacco), azione e direzione contraria(come nel caso che ci occupa) + forte (dal lat. fortis);
puntello s.vo m.le grossa trave di legno o di ferro, o anche opera muraria posta come sostegno per impedire crolli o frane; voce derivato di ponte, raccostato a punta da puncta(m);
rincalzo s.vo m.le ciò che serve a rincalzare, aiuto, rinforzo, appoggio, sostegno; voce deverbale di rincalzare (che è da ri + incalciare dal lat. volg. *incalciare, deriv. di calces 'calcagna'; propr. 'stare alle calcagna';
sostegno s.vo m.le ; tutto ciò che sostiene, che è atto a sostenere, tenere qualcosa o qualcuno in una determinata posizione, sopportandone il peso; reggere voce dal provenz. sostenh, che è da sostener 'sostenere'
rinforzo s.vo m.le tutto ciò che serve a rendere piú forte, a dare maggiore stabilità e vigore voce deverbale di rinforzare (che è da ri + forza che è dal lat. tardo fortia, propr. neutro pl. di fortis 'forte');
appoggio s.vo m.le cosa che serve a sostenerne un'altra; sostegno; voce deverbale di appoggiare che è dal lat. volg. *appodiare, deriv. del lat. podium 'piedistallo';
supporto s.vo m.le elemento, parte di un oggetto che à funzione di appoggio o di sostegno; voce dal fr. support, deriv. di supporter 'sopportare';
zeppa s.vo f.le 1 cuneo di legno o di altro materiale usato per otturare fessure o per dare stabilità a mobili traballanti | mettere una zeppa a qualcosa, (fig.) cercare di rimediare alla meglio a un guasto, a una situazione difficile e sim. | taglio a zeppa, in selvicoltura, metodo di taglio effettuato secondo due piani obliqui, in modo che nel tronco si formi un vano a cuneo.
2 (fig.) parola o frase inserita in un verso o in un brano di prosa senza una precisa ragione logica o estetica
3 gioco enigmistico in cui, inserendo una lettera o una sillaba in una parola, se ne ottiene un'altra di diverso significato (p. e. pitone-pistone; calo-cavolo)
4 rialzo di legno o di sughero sotto sandali e zoccoli.
voce dal longob. *zippa 'cuneo'.
In coda rammento che nel napoletano d’uso popolare non esistono in tutte le accezioni ricordate sinonimi attestati di supponta; per vero esistono appuojo e puntiello che son però d’uso letterario ma ch’io sconsiglio assolutamente d’impiegare atteso che si tratta di voci patentemente marcate sulle voci appoggio e puntello della lingua nazionale, lingua della quale il napoletano non è e non deve esser mai tributario!
E con questo penso d’avere esaurito l’argomento e d’avere contentato l’amica G.R. ed interessato qualcuno dei miei ventiquattro lettori per cui faccio punto fermo con il consueto satis est.
Raffaele Bracale
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