domenica 24 febbraio 2013
ME FA SPECIE CA – ME FA SPIECE ‘E
ME FA SPECIE CA – ME FA SPIECE ‘E
Questa volta su suggerimento/richiesta dell’amico S. C. amico di cui al solito (per questione di riservatezza) mi limito ad indicare le iniziali di nome e cognome, prendo in esame l’espressione napoletana in epigrafe che sospettavo fosse d’uso solo napoletano e/o genericamente meridionale ed ò invece scoperto essere entrata a far parte, senza alterazione o cambio di significato, anche dell’idioma italiano E la cosa mi à fatto un gran piacere atteso che ò sempre sostenuto e dimostrato (cfr. alibi sub Meridionalismi) che è l’idioma napoletano ad aver prestato o ceduto parole e/o espressioni all’ idioma italiano e non il contrario e tanto è avvenuto anche con l’espressione in epigrafe che partita dal linguaggio napoletano e siciliano si è attestata anche in quello italiano per merito di Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – †Roma, 10 dicembre 1936) che ve la fece pervenire usandola spesso nelle sue opere; tuttavia precedentemente l’espressione mi fa specie era stata usata saltuariamente anche dal Goldoni ed addirittura dal Manzoni.
Ordunque le espressioni in epigrafe che in italiano son da rendere con mi fa specie che/ mi fa specie ché oppure mi fa specie di valgono rispettavamente: mi sorprende che/mi sorprende perché oppure mi meraviglio di
e vengono usate le prime in relazione ad un avvenimento, la seconda ad un individuo il cui comportamento lasci sorpresi, interdetti atteso che mai ne à tenuto di simile.
Per comprendere appieno le locuzioni nella loro morfologia bisogna rendersi conto che il s.vo f.le specie (con etimo dal lat. specie(m), propr. 'aspetto esteriore', deriv. di specere 'guardare, osservare') indica nell’ordine
1 insieme di individui con caratteri simili che li distinguono dagli altri individui dello stesso genere; in biologia, raggruppamento di organismi simili che, incrociandosi fra loro, generano una discendenza feconda: una specie di animali, di piante | l'umana specie, gli uomini nel loro insieme;
2 (estens.come nel caso che ci occupa) sorta, qualità, tipo: gente di ogni specie, di tutte le specie; che specie di libro vuoi?
3 forma esteriore, apparenza: l'eucaristia contiene il corpo e la divinità di Cristo sotto le specie del pane e del vino | sotto specie di, sotto forma, in aspetto di; con il pretesto di ' una specie di, si dice di cosa che nell'aspetto ne ricorda vagamente un'altra analoga: indossava una specie di cappa; m’aggiu magnato ‘na specie ‘e brioscia veramente ‘na fetenzia (ò mangiato una specie di dolce veramente cattivo).
Se ne deduce, tenendo presente l’accezione sub 2, che le locuzioni in esame debbano far intendere che
a) l’avvenimento (cui si assiste) esula cosí tanto dalla normalità, da costituire per il sottoscritto una nuova sorta, una diversa qualità, o nuovo tipo;
b) il comportamento che sta tenendo quella tale persona di cui si parla esula cosí tanto dal suo normale modo di comportarsi , da costituire per chi ne parla una nuova sorta, qualità,un nuovo tipo, una specie (nuova). In coda rammento a mo’ d’esempio l’uso che ne fece Pirandello nel suo Il fu Mattia Pascal: “Mi fa specie - diceva - perché di solito questo poveretto non si cura di nulla. Ma si vede che queste nostre sedute misteriose gli han destato una certa ...”
R.Bracale
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