sabato 16 febbraio 2013

‘O CHIANTO ‘A MATALENA

‘O CHIANTO ‘A MATALENA Anche questa volta faccio sèguito ad un quesito rivoltomi dall’amico N.C. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi dell’espressione in epigrafe. L’accontento principiando con una necessaria precisazione.Si tratta di un’antichissima, ma non desueta espressione partenopea che ad litteram vale: Il pianto della Maddalena e non Il Pianto alla Maddalena (con riferimento ad un inesistente cimitero nomato Il Pianto allocato fantasiosamente nella via Maddalena, come improvvidamente intese un sedicente cultore delle locuzioni partorite dalla saggezza popolare partenopea.) Costui (ma non ne farò il nome nemmeno sotto tortura!...) per la verità partí da un’erronea morfologia dell’ espressione e cioé ‘o chianto â Matalena e correttamente tradusse Il Pianto alla Maddalena [sia pure equivocando sul termine pianto che nell’espressione esatta è un nome comune e non un nome proprio, come parrebbe fare intendere la maiuscola...] atteso che quell’â è la crasi napoletana che rende la preposizione articolata alla e cioè a+ ‘a (a+ la), come alibi ô è uguale ad a + ‘o (a+ il/lo), e come ê è uguale ad a + ‘e (a + i/gli oppure a+ le) da usarsi davanti a parole comincianti per consonanti, mentre davanti a parole comincianti per vocali si fa ricorso ad una morfologia rigorosamente scissa e si usano a ll’ (= alla/allo/al/alle/a gli) ess.: â casa = alla casa, ô puorto = al porto, ê scieme, ê sceme= a gli scemi/ alle sceme, ma a ll’ommo = all’ uomo, a ll’anema = all’ anima a ll’uommene = a gli uomini, a ll’ alimentari = alle (scuole) elementari. Ma quel sedicente cultore colpevolmente non si accorse di partire da premesse erronee, come ò già détto, non solo equivocando sul termine pianto che nell’espressione esatta è nome comune e non nome proprio, ma soprattutto non rendendosi conto che a Napoli Il Cimitero di Santa Maria del Pianto (popolarmente détto Il Pianto), uno dei cimiteri presenti a Napoli, è ubicato in via nuova del Campo, nel quartiere Poggioreale e non in via Maddalena comunemente détta dint’â Matalena (a ridosso di piazza Garibaldi e dei vicoli della Duchesca! Uno che si arroghi il titolo di cultore del napoletano e delle sue espressioni e non sia un millantatore, certe cose non può ignorarle! Tanto premesso e sgombrato il campo da certe fantasiose affermazioni torniamo all’assunto dando demum l’esatta spiegazione dell’espressione ‘o chianto d’‘a Matalena che nell’uso popolare della città bassa viene riportata (con una sorta di abbreviazione) come ‘o chianto ‘a Matalena e cioè il pianto della Maddalena, locuzione usata icasticamente per commentare ogni situazione di grandissimo disagio, di grave tristezza, patimento, dispiacere, strazio, struggimento, tribolazione quando non di profondissimo dolore, situazioni che appare impossibile superare, ponendovi un qualche rimedio e tutto ciò prendendo a riferimento l’atroce angoscia, il penoso cordoglio di Maria di Magdala [comunemente nota come la Maddalena ] presente con altre donne ai piedi della croce durante la passione di Cristo. Rammento qui che Maria Maddalena o di Magdala nota come Maria Maddalena o semplicemente la Maddalena fu, secondo il Nuovo Testamento, una prostituta redenta da Gesú, divenuta poi una delle piú convinte discepole del Signore; è venerata come santa dalla Chiesa cattolica, che celebra la sua festa il 22 luglio.La sua figura pur descritta sia nel Nuovo testamento che nei Vangeli apocrifi, non è citata in altre fonti. Il nome Maddalena deriva da "Magdala", una piccola cittadina sulla sponda occidentale del Lago di Tiberiade, detto anche di Genezaret. Nelle narrazioni evangeliche ella fu presentata come una delle piú assidue e devote discepole di Gesú e fu con Maria di Cleofe e la Vergine Maria la terza Maria ad assistere de visu, come ò détto, alla crocifissione divenendo poi , secondo alcuni vangeli, la prima testimone oculare dell'avvenuta resurrezione del Signore. chianto s.vo m.le 1 il piangere, le lacrime; 2 (per estensione) dolore, lutto; 3 tutto ciò che provoca tristezza. voce dal lat. planctu(m) 'colpo di chi si batte il petto', deriv. di plangere 'battere', poi 'piangere'; normale nel napoletano e tipico l’ esito del digramma pl in chi (cfr. platea→chiazza - plumbeum→chiummo - pluere→chiovere – plattu-m→chiatto etc.) Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico N.C. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e chi forte dovesse imbattersi in queste poche paginette. Satis est. Raffaele Bracale

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