domenica 22 settembre 2013

CRESOMMOLA

CRESOMMOLA Cresòmmole sost. femm. plur. di cresòmmola= albicocca, frutto dell'albicocco albero con frutti dolci e saporosi di color giallo aranciato; per traslato giocoso in napoletano la voce cresòmmola indica anche o una sesquipedale fandonia, sciocchezza o anche una violenta percossa portata a mano serrata e diretta essenzialmente al volto; il passaggio semantico del traslato quale violenta percossa è da ricercarsi nel fatto che detta percossa può lasciare sul viso una tumefazione rapportabile per grandezza al polputo frutto dell’albicocco; meno intuibile il passaggio semantico del traslato quale sesquipedale fandonia, sciocchezza grande a meno che anche in questo caso non si mettano in rapporto la grandezza del frutto con la vastità della sciocchezza, ma lo reputo un arrampicarsi sugli specchi del ragionamento. A margine e completamento di quanto ò detto sulla voce cresòmmola, su specifica richiesta dell’amica sig.ra Rosalia d’Ambrosio da Eboli, mi soffermo ad illustrare brevissimamente le voci libbèrgio e la derivata libbèrgina che son voci attestate pure come libèrgio e libèrgina (con forma scempia della labiale esplosiva b, quantunque le forme con la b geminata appaiono di piú esatto e forse corretto originario uso popolare, mentre le forme con la b scempia son d’uso marcatamente letterario e libresco e quindi a mio avviso, da non seguirsi. Con dette voci libbèrgio (con cui si indica l’abero fruttifero delle albicocche) e libbèrgina(il frutto dell’albero albicocco) son voci (come ò detto attestate pure come libèrgio e libèrgina ) con cui nella zone del salernitano e dell’ebolitano si indicano, dicevo, rispettivamente l’albero ed i frutti di quelle albicocche che nel napoletano sono cresòmmole (ed il relativo albero è il cressuómmolo). Potrà sembrare strano che Salerno, Eboli e loro circondarî, luoghi che son cosí prossimi al capoluogo campano (che vanta una lingua che à influenzato in lungo e largo le parlate centro- meridionali),potrà sembrare strano, dicevo, che adottino, nel loro parlato popolare voci tanto diverse da quelle napoletane per indicare il medesimo frutto (l’albicocca) ed il relativo albero che lo produce. Ma l’apparire strano della faccenda cade solo se si pensa che Salerno, Eboli e loro circondarî son sí vicini a Napoli, ma ugualmente son prossimi alla Calabria e spesso voci in uso nelle città calabresi (soprattutto quelle rivierasche) ànno passato il confine e son giunte in talune città campane. In effetti le voci libbèrgio e la derivata libbèrgina attestate pure come libèrgio e libèrgina son voci d’uso calabrese dove con etimo per adattamento morfologico dal mozarabico nonché spagnuolo alberchiga indicano il nocepersico ed il relativo frutto nocepesca. Non è chiaro tuttavia il percorso semantico seguíto nel salernitano ed ebolitano per assegnare all’albicocca il nome usato in Calabria per indicare la nocepersica (quel frutto a pasta soda e succosa e a buccia gialla che a Napoli è detto percoca voce derivata da un acc.vo del lat. volgare *percoca(m)= frutto del tutto maturo alterazione di praecoqua(m)= frutto precoce, mentre quel frutto a pasta bianca e succosa, buccia rossa e vellutata che in italiano è pèsca in napoletano è perzeca con etimo dall’ acc.vo lat. persica(m) (la medesima voce da cui con evidenti capriole morfologiche l’italiano ricavò pèsca) con normale passaggio per il napoletano di rs→rz. Dicevo che non è chiaro tuttavia il percorso semantico seguíto nel salernitano ed ebolitano per assegnare all’albicocca il nome usato in Calabria per indicare la nocepersica e probabilmente non vi è stato un codificato percorso semantico; probabilmente si è trattato di una semplice erronea confusione e/o cattivo riferimento protrattisi – come talvolta càpita – nel tempo! Rammento infine che le voci libbèrgio e libbèrgina oppure libèrgio e libèrgina sono attestate con diversa morfologia variamente adattata, ma uguale significato ( nocepersica ed albicocca) in altre zone centro- meridionali: nel siciliano infatti abbiamo sbèrgia,sbergiu, sbèggia, svèrgia, smèrgia nel calabrese meridionale troviamo aspèrgia, nell’avellinese arbèrcia Et satis est. raffaele bracale

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