giovedì 26 settembre 2013

L’EQUIVOCO DEL FUTURO NEL NAPOLETANO

L’EQUIVOCO DEL FUTURO NEL NAPOLETANO Faccio sèguito a quanto ebbi a dire circa il condizionale nel napoletano per rammentare che anche il futuro, come il condizionale, è un tempo che benché presente, ad incongrua imitazione dell’italiano, in talune grammatiche napoletane sia antiche (P.P. Volpi) che moderne (Carlo Iandolo) dove è codificata e contemplata addirittura la farraginosa morfologia etimologica (ad es. il futuro del verbo avere che à come prima persona sg. avarraggio presuppone un binomio *habere + aggio→(*h)aberaggio→avarraggio, mentre la 2ª persona sg avarraje presupporrebe un binomio *habere + aje→(*h)aberaje→avarraje); orbene annoto che il futuro benché sia un tempo esistente o considerato tale da professori e glottologi, ma non dal popolo che fa l’idioma, in realtà è usato in poesia (per questioni di metrica o di rima), ma pochissimo usato nel parlato popolare che preferisce usare altre formule per indicare un’azione di là da venire; per cui ad es. la frase dell’italiano: domani andrò dal barbiere è resa in napoletano con dimane aggi’’a jí a d’’o barbiere piuttosto che con dimane jarraggio a dd’’o barbiere e talvolta, altrove, con il presente in funzione di futuro dimane vaco a dd’’o barbiere. Infatti nel napoletano del popolo si usa spesso la locuzione aggi’ ‘a che seguíta da un verbo all’infinito raffigura l’espressione italiana devo da o anche semplicemente devo; ad es. l’espressione T' aggi’ ‘a vedé va tradotta Ò da vederti ossia Devo da vederti oppure piú semplicemente Devo vederti; altrove ed è il caso che ci occupa con l’espressione aggi’ ‘a (=ò da) si rende in napoletano l’idea di un’ azione futura; ad es.: Dimane aggi’ ‘a jí a pavà ‘e ttasse (Domani andrò a pagare le tasse) e ciò perché nel napoletano il verbo manca ed è supplito dalla costruzione con il verbo avere seguito dalla preposizione ‘a (da) e dall’infinito connotante l’azione dovuta: ad es. aggio ‘a purtà ‘sta lettera (devo portare questa lettera), hê ‘a cammenà cchiú chiano! (devi camminare piú lentamente!); la medesima costruzione è usata pure, come ò anticipato e chiarito in funzione di futuro. Va da sé che non mette conto considerare come testimonianza di riferimento l’uso che del futuro, come del condizionale, che ad imitazione dell’italiano, ne fanno letterati, poeti e/o parolieri spesso condizionati da problemi di metrica e/o espressivi risolti con soluzioni imitative che non fan testo in quanto non autenticamente napoletane ( cioè del popolo napoletano che è quello che fa l’idioma!). Per ogni altra considerazione sul perché della coniugazione del futuro marcata su di una simile dell’italiano, rimando a quanto détto alibi circa il condizionale. Annoto in chiusura, non ricordando se lo abbia già détto,nel qual caso mi ripeto che l’uso improprio, nel napoletano, del futuro cosí come del condizionale può esser consentito eccezionalmente in poesia, ma mai nella prosa. E qui giunto mi fermo convinto d’avere esaurito l’argomento e sperando d’avere interessato i miei consueti ventiquattro lettori e forse scandalizzato qualcuno! Satis est. R.Bracale Brak

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