mercoledì 15 gennaio 2014
Il verbo italiano RUBARE ed i suoi corrispondenti nella parlata napoletana
Il verbo italiano RUBARE ed i suoi corrispondenti nella parlata napoletana
Il verbo italiano in epigrafe: rubare (che è propriamente l’appropriarsi in modo illecito di beni altrui; sottrarre ad altri qualcosa, spec. con l'astuzia o con la frode) pur avendo numerosi sinonimi quali: trafugare, carpire; (pop.) fregare, grattare (pop.), derubare, defraudare, spogliare, impossessarsi, impadronirsi, rapinare, scippare, estorcere, taccheggiare, è verbo che (salvo poche eccezioni: rapinare, scippare, estorcere) non à – nei suoi sinonimi – significazioni specifiche e/o particolari, per cui tali sinonimi possono essere usati (senza grosse differenze) in luogo dell’originario rubare verbo che etimologicamente si fa derivare da un latino dell’VIII sec.: raubàre o robare a loro volta forgiati su di un antico tedesco raubon. Ben diversa la situazione della parlata napoletana che à molti sinonimi del verbo di partenza arrubbà (che è l’appropriarsi in modo illecito di beni altrui), destína i varî sinonimi all’indicazione di precise, circostanziate azioni e/o situazioni. Prima di esaminare da presso i verbi del napoletano converrà comunque soffermarsi sui sinonimi di rubare nell’italiano e cioè parlare di trafugare, carpire, fregare, grattare, derubare, defraudare, spogliare, impossessarsi, impadronirsi, rapinare, scippare, estorcere, taccheggiare; vediamo:
trafugare, v. tr.
portare via di nascosto; sottrarre furtivamente: trafugare un quadro; trafugare documenti importanti / trafugarsi v. intr. pron. (lett.) fuggire, sottrarsi in maniera furtiva; quanto all’etimo è verbo formato da un tra durativo (tra è
prefisso di parole composte derivate dal latino o di formazione moderna, dal lat. trans- 'al di là, oltre; attraverso'; indica il passare oltre (travalicare) o attraverso qualcosa (trapassare), il passare da un punto all'altro (trapiantare) e, fig., da una condizione a un'altra (tramutare); può assumere valore durativo (andare oltre nel tempo cioè prolungare un’azione, come nel caso che ci occupa) o attenuativo (travedere) o denotare una situazione intermedia (tramortire). Con significato vicino a quello della preposizione tra, anche per influsso del lat. intra 'tra', vale 'in mezzo, tra diverse cose' (tramezzare, trascegliere) e in questo significato si alterna con fra- e intra- (framezzare, intramezzare)e fugare = mettere in fuga: fugare il nemico
2 (estens.) mandar via, dissipare, disperdere (dal lat. fugare, deriv. di fuga 'fuga'
carpire, v. tr.
ottenere, guadagnare con l'astuzia, con la frode (anche fig.): carpire denaro a qualcuno; carpire la buona fede di qualcuno. Etimologicamente è dal lat. carpĕre con cambio di coniugazione.
fregare, v. tr.
1 passare e ripassare con energia la mano, o una cosa tenuta con la mano, su qualcosa; strofinare: fregare le pentole | fregarsi le mani, stropicciarsele in segno di soddisfazione | fregarsi gli occhi, per il sonno; anche, per essere sicuri di vederci bene davanti a cosa strana, che suscita stupore | strusciare, facendo una certa pressione: fregare un fiammifero sulla carta vetrata
2 (non com.) segnare, cancellare con uno o piú freghi
3 (pop.come nel caso che ci occupa) ingannare,defraudare, truffare; rovinare, danneggiare: restare fregato; farsi fregare' bocciare a un esame, a un concorso | vincere, superare, spec. con l'astuzia, ma anche con l'inganno e con la frode: fregare un avversario, un concorrente | rubare: mi hanno fregato la moto; un oggetto fregato
4 (volg.) possedere sessualmente; fottere | (assol.) avere un rapporto sessuale ||| fregarsi v. intr. pron. (pop.) non preoccuparsi, disinteressarsi, infischiarsi (usato esclusivamente nella forma fregarsene): fregarsene di qualcuno, di qualcosa | in espressioni di tono volgare: chi se ne frega?; frégatene!. Etimologicamente è dal lat. fricare.
grattare, v. tr.
1 passare ripetutamente le unghie sulla superficie di qualcosa, e spec. sulla pelle per far passare il prurito: grattare la schiena; grattarsi il capo, anche per imbarazzo di fronte a una difficoltà | grattarsi la pancia, (fig. pop.) oziare, non fare nulla
2 (estens.) graffiare, raschiare: il gatto ha grattato la porta; grattare una superficie di legno, un foglio; grattare via l'intonaco dal muro | (fam.) grattugiare: grattare il formaggio | (scherz.) suonare male uno strumento a corde: grattare il violino
3 (fig. pop. come nel caso che ci occupa) rubare ||| v. intr. [aus. avere]
1 fare un rumore simile a quello che si produce grattando; stridere, fare attrito: la puntina del giradischi gratta
2 nel gergo degli automobilisti, far grattare fra di loro gli ingranaggi del cambio di velocità, nell'innestare una marcia ||| grattarsi v. rifl. fregarsi la pelle con le unghie per far cessare il prurito. Etimologicamente è dal francone *kratton; cfr. il ted. kratzen 'grattare'.
derubare, v. tr.
privare qualcuno di ciò che possiede o di ciò che gli spetta col furto o con la frode: derubare qualcuno del portafoglio, dell'eredità.
Etimologicamente è comp. di de- e rubare, sul modello del fr. dérober;
defraudare, v. tr.
privare qualcuno con la frode di ciò che gli spetta: defraudare di un diritto; sentirsi defraudato di; mi à defraudato di una parte del guadagno; non può defraudarmi dei miei diritti; con altro costrutto: d. la mercede agli operai; fig., d. gli onori, la fama altrui. qualcosa.Etimologicamente è dal lat. defraudare, comp. di dí→ 'de-' e fraudare 'frodare';
spogliare, v. tr.
1 togliere i vestiti, gli indumenti di dosso; svestire: spogliare il bambino | spogliare una donna con gli occhi, (fig.) guardarla con desiderio | spogliare il nemico vinto, togliergli l'armatura, le spoglie
2 (estens.) togliere un rivestimento, un ornamento: spogliare un altare dei paramenti; spogliare una parete dei quadri
3 (fig. come nel caso che ci occupa) privare di qualcosa con violenza; defraudare: fu spogliato di tutti i suoi averi; spogliare qualcuno dei suoi diritti
4 (fig.) liberare da tutto ciò che costituisce un'aggiunta non essenziale, una sovrastruttura: Galileo spogliò la scienza dei pregiudizi aristotelici
5 esaminare attentamente uno scritto o un gruppo di scritti e registrarne ordinatamente i dati che interessano; fare lo spoglio: spogliare un elenco, la corrispondenza; spogliare un autore antico per studiarne la lingua | spogliare schede elettorali, scrutinarle ||| spogliarsi v. rifl. o intr. pron.
1 togliersi gli abiti di dosso: si spogliò e si mise a letto
2 (fig.) privarsi volontariamente di qualcosa: spogliarsi del patrimonio
3 (fig.) liberarsi di ciò che costituisce una difesa, un'esteriorità, un'abitudine e sim.: si è spogliato della sua consueta riservatezza; spogliarsi di ogni prevenzione
4 perdere il rivestimento esterno, diventare spoglio: in autunno gli alberi si spogliano | perdere la spoglia, cambiare la pelle (detto di alcuni animali nel periodo della muta).
Etimologicamente è dal lat. spoliare, deriv. di spolium 'spoglia';
impossessarsi, v. intr. pron.
1 prendere possesso, impadronirsi di qualcosa, spec. con la forza o in modo illegale (anche fig.): impossessarsi di un bene altrui; impossessarsi di una città nemica; il sospetto s'impossessò del suo animo
2 (fig.) acquistare piena cognizione e padronanza: impossessarsi di una lingua.Etimologicamente è un denominale di possesso (dal lat. possessu(m), deriv. di possidíre 'possedere')con prostesi di un in→im illativo.
impadronirsi, v. intr. pron.
1 farsi padrone, prendere possesso di qualcosa, spec. con violenza o con frode (anche fig.): il nemico s'impadroní della fortezza; impadronirsi del potere, del comando; la gelosia s'impadroní di lei
2 (fig.) imparare a fondo qualcosa, acquistarne padronanza: s'è impadronito dell'inglese in poco tempo. Etimologicamente è un denominale di padrone (dal lat. patro¯nu(m) 'patrono', uniformato ai nomi in –one)con prostesi di un in→im illativo.
rapinare, v. tr.
1 derubare qualcuno mediante rapina: lo rapinarono della borsa che aveva con sé
2 sottrarre, portare via con la violenza o la minaccia: gli rapinarono due milioni | (estens.) appropriarsi illecitamente qualcosa: à rapinato i fondi che gli erano stati affidati
3 (lett.) trascinare via con violenza (détto di venti, acque e sim.). Etimologicamente è un denominale di rapina (dal lat. rapina(m), deriv. di răpĕre; cfr. rapire);
scippare, v. tr.
nell'uso corrente, rubare o derubare mediante scippo; commettere uno scippo ai danni di qualcuno (anche fig.): scippare una donna della borsetta (o scippare la borsetta ad una donna); scippare la squadra avversaria della vittoria, ottenerla immeritatamente; scippare il popolo dei suoi diritti, toglierglieli a dispetto della costituzione e delle leggi.Etimologicamente è voce dal lat. volg. *(e)xcerpare per il class. excerpĕre, ma pervenuta nell’italiano per il tramite del napoletano sceppà/scippà con medesimo etimo.
estorcere, v. tr.
ottenere da altri, con la violenza o con l'inganno, un bene o un vantaggio; carpire: estorcere a qualcuno una somma, una dichiarazione, una promessa.Etimologicamente è dal lat. extorquíre, comp. di ex- 'via' e torquíre 'torcere', con cambio di coniugazione sul modello di torcere.
taccheggiare, v. tr. e intr.;
(aus. dell'intr. avere) rubare col sistema del taccheggio(denominazione comune del furto di merci esposte per la vendita: è previsto e punito dal codice penale come furto aggravato, in quanto commesso su cose esposte alla pubblica fede...; anche l’applicare furtivamente sugli abiti delle persone da borseggiare, striscioline di carta (tacche) o fili di cotone da ricamo per segnalare ai complici le vittime designate del taccheggio... Etimologicamente il verbo esaminato è un denominale di taccheggio ( voce gergale dal s.vo tacca (dal germ. *taikka 'segno').
E adesso passiamo al napoletano per il qualeelenco dapprima qui di sèguito i sinonimi del verbo in epigrafe, per poi illustrali singolarmente:
accrastà, arravuglià, arraffà o,aggraffà o aggranfà, arrefulià, arrunzà, aggrammignà,affuffà, astregnere,arresidiare,azzimmà,annettere, auzà, arranfà, cottejare, furà, pezzecà, jocare ‘e renza, jucà ‘e rancio.
Passiamo ad esaminare i singoli verbi del napoletano :
arrubbà: vale il generico rubare, ma sarebbe fallace pensare che il verbo napoletano sia stato marcato sull’italiano rubare; in realtà il verbo partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando essere un denominale di robba (roba)(dal tedesco rauba =bottino,preda) attraverso un ad + robba = adrobba→arrubba→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà:di per sé vale: agguantare, sopraffare con violenza, ma in particolare: rapinare; l’etimo è dal latino *ad-crastare→accrastare= sospingere ad una intagliatura; crastare è da un lat. classico castrare(=tagliare) da cui,con una evidente metatesi,crastare donde ad+crastare→accrastare/accrastà;
aggrammignà, v. tr. rubare con destrezza e/o con fatica.
L’etimo della voce, che chiarisce anche la semantica della definizione, è un denominale del s.vo gramegna/grammegna (dal lat. graminea(m), propr. f. sost. dell'agg. gramineus, deriv. di gramen -minis 'erba'); trattandosi di un’erba che si attacca saldamente al suolo con le proprie radici, se ne ricava che per estirparla occorra destrezza ed impegno i medesimi che occorrono per sottrarre qualcosa nel tipo di furto che il verbo a margine considera.
Affuffà v. tr.ed intr. come v. trans. vale rapinare derubare, depredare, spogliare, ma anche acciuffare, acchiappare, accalappiare, afferrare, catturare, arrestare come v. intr. sta per scappare precipitosamente(dopo d’aver portato a termine il firto e/o la rapina); etimologicamente il verbo in esame piú che un adattamento attraverso assimilazioni regressive di acciuffare→affuffare è una derivazione dello spagnolo azuzar→azzuzza(r)→affuffar prima con raddoppiamento espressivo dell'affricata alveolare sorda... zeta e poi con passaggio popolare alla consonante fricativa labiodentale sorda effe ritenuta piú espressiva e meno dura dell'affricata alveolare sorda... zeta;
astregnere, v.tr. in primis vale
1stringere, accostare, avvicinare con maggiore o minor forza una cosa a un'altra; serrare più cose insieme;
2 chiudere, premere, serrare qualcosa entro un'altra; premere, serrare, comprimere;
3 costringere qualcuno ad accostarsi a qualcosa; far addossare; obbligare, costringere;
4 in senso morale, legare, avvincere;
5 stipulare, concludere; rimpiccolire, accorciare, restringere; accelerare, affrettare il compimento di un'attività, di una decisione;
ed altri significasti traslati tra i quali quello che ci occupa di 6 rubare con violenza assalendo ed incalzando il derubato;
voce derivata da una lettura metatetica del lat. stringere→strignere con protesi di un a(d) intensivo.
arresedià, v. tr.
(voce abbondantemente desueta) che un tempo valse rassettare, mettere in ordine e per ampiamento semantico ed è il caso che ci occupa rubacchiare (dando una diversa … sistemazione ai beni altrui); oggi il verbo è sostituito nel significato di rassettare, ma anche in quello furbesco di rubare, da arricettà ( da un ad+ receptum)= dar sistemazione, raccogliere e riporre (arricettà ‘a casa, ‘a stanza= rassettare la casa, la stanza mentre arricettà ‘e fierre sta per raccogliere i ferri usati per lavorare, riporli nella borsa dando loro ricetto= pace,ricovero, calma, tranquillità ed ugualmente arricettà ‘e ssacche sta per ripulire le altrui tasche. Torniamo al verbo a margine: arresedià che come ò detto valse dapprima rassettare, mettere in ordine, sistemare; non tranquilla la lettura etimologica del verbo; qualcuno si trincera dietro un pilatesco etimo ignoto o incerto qualche altro (ad es. il fu D’Ascoli) opta per un lat. asseditare donde l’italiano assettare= mettere in assetto, ordinare, sistemare convenientemente e con cura; chi si trincera dietro l’etimo ignoto o incerto mi dà l’orticara, ma D’Ascoli non mi convince: se semanticamente asseditare potrebbe accontentarmi, non lo può morfologicamente: v’è, a mio avviso, troppa differenza tra asseditare ed arresediare. Direi anzi con il molisano on. Di Pietro: “Nun ce azzecca niente asseditare con arresediare. A mio sommesso, ma deciso avviso, anche con riferimento ai concetti di dar sistemazione, raccogliere e riporre dando ricetto ossia ricovero, calma, pace, tranquillità espressi dal verbo arricettà che nel parlato comune à sostituito il verbo a margine conservandone il significato, quanto all’etimo di arresedià dico che si possa con somma tranquillità farlo risalire ad un lat. ad + resedare= calmare (composto da un re (particella intensiva) + sedare).
azzimmà, è un verbo tr. che in napoletano, come il successivo arrefulià si usa per indicare il rubacchiare che si fa sui soldi della spesa; è il verbo che connota l’azione che in italiano è resa con l’espressione far la cresta (che spiegherò oltre); nel verbo a margine si fa riferimento all’azione di cimatura (nell'industria tessile, portare il pelo di un tessuto ad un'altezza uniforme) sui morbidi tessuti di lana, cimatura presa a modello per significare l’azione del rubacchiare consistente quasi nel cimare superficialmente il danaro destinato ad altro uso; etimologicamente si tratta di voce ricavata dal provenz. azesmar, che continua il lat. adaestimare;
annettà, v. tr. che in primis vale ripulire, render pulito, mondare e per traslato furbesco sottrarre a qualcuno tutto il suo danaro portandoglielo via, spec. vincendoglielo al giuoco 'annettà ‘a casa a quaccuno (ripulire la casa a qualcuno), rubargli tutto. Etimologicamente è un verbo denominale dell’agg.vo netto (dal lat. Lat. nit(i)du(m)→nittu(m), deriv. di nitíre 'brillare') con protesi di un intensivo ad→an per assimilazione regressiva;
auzà/aizà=alzare v. tr. dal lat. volg. *altiàre denominale da altus; da *altiàre l’antico napoletano trasse un auzare/auzà→aizà come del resto altus diede auto donde con epentesi di una v eufonica, àvuto→àveto= alto; il verbo a margine à numerosi accezioni; in primis vale
1alzare, sollevare,
2raccogliere,
3 sollevarsi
4 possedere carnalmente una donna;
poi anche (ed è il caso che ci occupa) ricavare utili da un attività anche illecita quale è quella del furtarello;
cottejare, v. tr. verbo desueto che valse
1 frequentare le case da giuoco; ma anche
2 canzonare;
3 infinocchiare;
4 carpire la buona fede ed infine, come nel caso che ci occupa
5 rubacchiare al giuoco; etimologicamente si tratta di un grecismo in uso nell’Esarcato (circoscrizione amministrativa dell'Impero bizantino) dal greco kottismós (=giuoco di dadi; alea;) e dal verbo kottízō che diedero il tardo lat. *cottizzare da cui poi la voce napoletana;
pezzecà, v. tr. verbo dalle molte accezioni:
1 stringere con il pollice e l'indice una parte molle del corpo, per far male o, leggermente, come forma di scherzo o di approccio affettuoso: pezzecà ‘nu vraccio, ‘a masca(pizzicare un braccio, la guancia)
2 (estens.) pungere (anche assol.): ‘e tavane pizzecano (le zanzare pizzicano);
3 stimolare con un sapore piccante o una sensazione frizzante (anche assol.): ‘nu furmaggio ca pizzeca ‘a vocca(un formaggio che pizzica il palato);
4 (fig. fam.) sorprendere, cogliere in fallo:ll’ànnu pezzecato mentre pezzecava (l'hanno pizzicato mentre rubava)
5 (mus.) far vibrare le corde di uno strumento con il polpastrello delle dita o con il plettro
6 (per traslato come nel caso che ci occupa) rubacchiare rubare qua e là, poco per volta, ma con frequenza. ||| v. intr. [aus. avere] dare prurito: mi pizzica una mano | sentirsi pizzicare le mani, (fig. fam.) aver voglia di menarle ||| pezzecarsi v. rifl.
1 scambiarsi dei pizzichi
2 (fig.) stuzzicarsi, punzecchiarsi:stanno sempe a pezzecarse ll’uno cu ll’ato( stanno sempre a pizzicarsi vicendevolmente).Etimologicamente è un intens. del verbo ant. pizzare 'pungere', da avvicinare a pizzo 'punta'
jucà ‘e renza/ jucà ‘e rancio. v. intr.
letteralmente giocare (rubare) di abitudine o mania/giocare (rubare ) servendosi delle nude mani a mo’ di un rampino (strumento atto a brancare qualcosa) id est: 1) rubare per cleptomania 2) rubare con destrezza e rapidità;
jucà = v. intr. giocare, 1 dedicarsi a un'attività piacevole per divertimento, per passatempo, per esercizio fisico o mentale o anche per trarne guadagno; trastullarsi, scherzare; usare parole equivoche per poterle poi interpretare a proprio modo; ingannare o prendere in giro; 2 dedicarsi al gioco d'azzardo; arrischiare il proprio denaro in scommesse e in altre attività dominate dalla sorte;
3 dare prova di abilità, servirsi di qualcosa con abilità;ed è in questa accezione che rientra il significato che ci occupa;
4 praticare un gioco sportivo;
5 essere in gioco: dinto a ‘sti fatte ce joca ‘a furtuna!(in queste cose gioca la fortuna), agire; mettere in gioco, a repentaglio; rischiare;
6 aver gioco, avere la possibilità di muoversi nell'insieme degli organi di un meccanismo; ‘a chiave joca bbuono dint’ â mascatura(la chiave gioca bene nella serratura);
7 detto di luce, aria, acqua ecc., creare particolari effetti;
v. tr. [nei sign. 1, 2, 3 anche rafforzato con la particella pron.]
1 mettere in gioco, usare le proprie risorse;
2 scommettere, puntare al gioco; in espressioni iperb.: jucarse pure ‘a cammisa(giocarsi anche la camicia), (fig.) tutto ciò che si possiede; jucarse ‘a capa ‘ncoppa a quaccuno o quaccosa(giocarsi la testa su qualcuno, su qualcosa), (fig.) per dire che si è assolutamente sicuri di qualcuno o qualcosa;
3 arrischiare, mettere in pericolo; perdere qualcosa per averla messa a repentaglio;
4 ingannare, prendere in giro; vincere con astuzia: t’aggiu jucato (ti ò giocato!)
5 disputare una gara sportiva; come ò détto, qui il verbo è usato per estensione nel senso di rubare; la voce è dal lat. volg. *iocare, per il class. iocari, deriv. di iocus 'gioco'
renza s.vo f.le = uso, abitudine, mania viene dal participio presente del verbo latino haerere= aderire; in napoletano infatti è usato nell’espressione jí ‘e renza oppure tirarse ‘na renza cioè prendere un’abitudine, aderire ad un modo di fare.
rancio/rangio s.vo m.le granchio, rampino voce dal lat. crancer→(c)rance(r) collaterale di cancer.
Rammento che nel parlato comune, soprattutto della città bassa accanto all’espressione jucà ‘e renza non s’usa nel significato di rubare con destrezza e rapidità, non s’usa il riportato jucà ‘e rancio ma un corrispondente menà ‘o rancio costruito con il verbo menà = buttare, lanciare, allungare; di per sé la voce menà, etimologicamente viene da un tardo lat. minare, propr. 'spingere innanzi gli animali con grida e percosse', deriv. di minae 'minacce';
arraffare/arraffà/arranfà o anche aggranfà o pure aggraffà tutte le voci verbali in esame sono evidenti diverse sistemazioni fonetiche (attraverso varî adattamenti) di una medesima voce iniziale che è aggranfà e tutte valgono per: abbrancicare, afferrare con destrezza e rapidità e posson quasi valere l’italiano scippare; etimologicamente la voce aggranfare/aggranfà risulta essere un denominale del longobardo krampfa = artiglio, grinfia,uncino;
arrunzà:di per sé vale: prender tutto, senza distinzione di sorta, far man bassa di ciò che capiti, raccattandolo alla meno peggio; con questo verbo, e con il successivo si identifica il furto di piccoli oggetti o generi alimentari operato nei grandi eserci commerciali; etimologicamente la voce risulta denominale di un tardo latino runca = falcetto, quasi nel significato di tagliar tutto, recidere (con la roncola) senza distinzione;
arravugliare/arravuglià: di per sé vale: avvolgere, inviluppare ed estensivamente sottrarre qualsiasi cosa capiti sotto mano, celandola nelle tasche o nelle pieghe degli abiti; come ò detto è il tipo di furto che si perpetra nei grandi esercizi commerciali soprattutto nei reparti di generi alimentari; etimologicamente la voce risulta essere dal basso latino ad+revolviare→arrevolviare→arravovljare→arravoglià→arravuglià= confondere, celare;
arrefuliare/arrefulià è il verbo che in napoletano si usa per indicare il rubacchiare che si fa sui soldi della spesa; è il verbo che connota l’azione che in italiano è resa con l’espressione far la cresta (dalla locuzione romanesca: far l'agresta, riferita ai contadini che, per rubare al padrone, coglievano l'uva acerba e ne vendevano il succo);il verbo napoletano a margine è un rafforzamento, attraverso un ad→ar protetico , del verbo refulià /refilà = rifilare (da un tardo lat.re(ri)+ filare, deriv. di filum 'filo'=pareggiare qualcosa con un taglio a filo);
furare/furà che è il generico rubare, sottrarre , ma è voce essenzialmente usata anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano furto. In coda mi pare giusto, con il rischio di ripetermi, rielencare le voci aggiungendone qualcuna inopinatamente sfuggita.
rubbà v. tr. = rubare in tutti i medesimi significati del corrispondente verbo italiano, ma sarebbe fallace pensare che il verbo napoletano sia stato marcato sull’italiano rubare (che etimologicamente è dal germ. raubon) ; in realtà il verbo partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando essere un denominale di robba (roba)(dal tedesco rauba =bottino,preda) attraverso un ad→ar per assimilazione regressiva + robba = adrobba→arrobba→arrobbare→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà v. tr. = agguantare,rapinare, sopraffare violentemente; etimologicamente da un lat.parlato *ad-crastare metatesi d’un classico castrare= tagliare;
affucà v. tr. = in primis soffocare, affogare, uccidere e poi per ampliamento semantico, ma usato come riflessivo di vantaggio: affucarse appropriarsi di qualcosa, sottrarre; etimologicamente da un lat. volg. *affocare per offocare 'strozzare', da ob e fauces, pl. di faux -cis 'gola',
aggraffà v. tr. = in primis abbrancicare, afferrare e poi per ampliamento semantico togliere, levare;
arrefulïà in primis assottigliare,ridurre, diminuire di poco in poco e poi per ampliamento semantico togliere,sottrarre e quindi rubare; etimologicamente da un lat. volg.*ad- refilare→arrefilare→arrefulïare, deriv. di filum 'filo';
furà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con destrezza è voce essenzialmente usata anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano furto.
grancïà/rancïà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con destrezza servendosi di arnesi da scasso; etimologicamente è un denominale di grancio = granchio (dal lat. cranciu(m) con lenizione cr→gr e semplificazione di gr→r per la forma rancïà; interessante il passaggio semantico dalle chele del granchio agli arnesi da scasso.
scraffignà v. tr. = portare via con lestezza,rapinare,rubare; etimologicamente denominale di graffa/*craffa 'uncino' deriv. dal longob. *krapfo 'uncino' con protesi di una . s(intensiva)
Degli altri verbi (attrappulià e attrappià,arravuglià etc.) che per traslato o estensione semantica valgono rubare ò già détto alibi, per cui penso di poter annotare il consueto satis est convinto d’avere accontentato o almeno interessato i miei consueti ventiquattro lettori.
Raffaele Bracale - Napoli
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