martedì 13 maggio 2014
A CCRAVUNE, A CCRAVUNE CE VULIMMO TÉGNERE
A CCRAVUNE, A CCRAVUNE CE VULIMMO TÉGNERE
È un’espressione che non va intesa,nel suo senso ad litteram: “Di carbone in carbone vogliamo tingerci” in quanto ad litteram non avrebbe significato, trattandosi di una locuzione usata a dileggio del comportamento ozioso, negligente di chi poltrone, scansafatiche, fannullone, ozioso, sfaccendato, pigro, sfaticato rimandi continuamente il compimento del proprio dovere o che lo faccia con estrema lentezza. Nella suddetta accezione,non ci si spiegherebbe cosa c'entrino i carboni. Cerco di chiarirlo ricordando che in effetti la locuzione in esame è costruita ad imitazione di altra che suona A ccraje a ccraje comme â curnacchia
(Letteralmente: a cra, a cra come una cornacchia), locuzione che si usa per commentare amaramente il comportamento dell'infingardo che tende a procrastinare sine die la propria opera. Come si può vedere sia la locuzione in esame che quella a cui si riallaccia giocano sul fonema cra [che nella prima è quello d’attacco del s.vo cravone, mentre nella seconda ripete il verso della cornacchia (cra) ed ambedue marcano una sorta di omofonia con la parola latina cras che in napoletano suona craje e che significa: domani, giorno a cui suole rimandare il proprio operato chi non à seria intenzione di lavorare.
Brak
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