venerdì 2 gennaio 2015
BIZZA – CAPRICCIO – STRAVAGANZA - IMPUNTATURA etc.
BIZZA – CAPRICCIO – STRAVAGANZA - IMPUNTATURA etc.
Questa volta per contentar l’amico Edoardo C. ( peraltro dettosi molto soddisfatto di quanto, su suo invito, ò spesso scritto) per contentar, dicevo, l’amico Edoardo C. che me ne à richiesto,autorizzandomi a fare il suo nome,ma non il cognome, cercherò di illustrare le voci in epigrafe e quelle corrispondenti del napoletano; cominciamo dunque con
bizza s.vo f.le
1.Breve stizza, Capriccio stizzoso, ma di breve durata, senza serio motivo, anche fig.: il bimbo fa le bizze; il motore fa le bizze.
2.(per ampliamento semantico)impuntatura, ira, collera; Etimologicamente molti dizionari registrano la voce come d’etimo incerto, il D.E.I. ipotizza (ma a mio avviso poco convincentemente)una derivazione dal lat. vitiosus per il tramite dell’aggettivo bizz(i)oso; semanticamente non trovo molta corrispondenza tra il vizio(che in latino vale errore, mancanza) ed il capriccio o l’ira che son proprî della bizza; migliore m’appare la proposta di Ottorino Pianigiani che legge bizza come forma varia ed intensiva di izza battezzando ambedue come provenienti dall’antico sassone hittja→hizza = ardore): trovo l’ardore semanticamente molto piú vicino del vizio alla collera, ira o anche solo ad una breve stizza!
capriccio s.vo m.le
1 voglia improvvisa e stravagante; desiderio bizzarro, ghiribizzo; la cosa cosí desiderata: avere, levarsi un capriccio; agire a, per capriccio | bizza improvvisa caratteristica dei bambini: fare i capricci.
2 manifestazione, avvenimento stravagante, fuori del comune: i capricci della natura, della fortuna
3 (per traslato) amore leggero e incostante
Quanto all’etimo si sospetta (D.E.I.- GARZANTI) una derivazione da cap(o)riccio = capo con i capelli rizzati per la paura, quindi manifestazione stravagante; trovo però migliore la derivazione per adattamento dal fr. caprice.
stravaganza s.vo f.le
1 atto che esce dai limiti prefissati o consueti | rime stravaganti, rimaste fuori dalla raccolta curata dall'autore
2. Atto, comportamento o discorso eccentrico, strano, bizzarro ...
3 (estens.) cosa fuori del comune, strana, bizzarra: uomo, discorso stravagante; idee stravaganti | tempo stravagante, instabilità, capricciosità ..
Quanto all’etimo è voce ricostruita sull’agg.vo stravagante che è dal lat. med. (e)xtravagante(m).
Impuntatura s.vo f.le
1 L'impuntarsi, l'ostinarsi caparbiamente in qualcosa: prendere un'impuntatura.
2 ostinazione improvvisa e duratura
3 Il rimanere nella propria idea con testardaggine e caparbietà: impuntarsi in, su un'opinione; si è impuntato a dire di no
Quanto all’etimo è voce ricostruita attraverso il verbo impuntare sul sostantivo punta (che è dal tardo lat.. puncta(m)) con la prostesi di un in→im illativo.
Esaminate le voci dell’italiano passiamo a quelle del napoletano che le rendono; in napoletano abbiamo numerosissime voci con significazioni per un verso simili alle pregresse dell’italiano, per altro piú estese e circostanziate. Premesso che molte delle voci che esaminerò, ànno in primis un significato affatto diverso e solo per traslato son riconducibili ai significati che si attagliano alle voci in epigrafe, abbiamo:
cerenfrúscolo s.vo m.le voce desueta, ma registrata da tutti i calepini d’antan nel significato primo di bagattella, minuzia, sciocchezza e per estensione ed ampliamento semantico, in quello di bizzarría, stranezza bizzosa, stravaganza nonché moina da innamorati. Quanto all’etimo si sospetta un incrocio tra i lat. caere(folium) e frustulum = bruscolo di cerfoglio; il cerfoglio in nap. cerefuoglio indica oltre che la pianta delle ombrellifere anche gli sgorbi fatti a caso con penne e/o matite sui fogli di carta ed ancóra i vezzi, le moine, le sdolcinature, tutte cose che semanticamente posson ricondursi sia alla tenerezza della pianta di cerfoglio che alle bizzarríe,alle stranezze bizzose nonché alle minuzie e/o sciocchezze;preciso in coda che le moine, i vezzi da innamorati son détti altresí ciceremuolle/cicerennammuolle addizione di caere(folium) con l’agg.vo muollo , e sempre con riferimento semantico alla tenerezza,alibi anche détti vruoccole, tenerissima verdura edula.
Fantasía s.f. desiderio improvviso, voglia, capriccio, ma anche immaginazione non rispondente alla realtà; fantasticheria,atto e facoltà della mente umana di creare e crearsi immagini, di rappresentarsi cose e fatti corrispondenti o no ad una realtà: jirsene ‘e fantasia o jirsene ‘nfantasia = perdersi col pensiero dietro immagini o rappresentazioni di cose e fatti spesso irreali o irrealizzabili; altre volte eccitarsi sessualmente col solo pensiero. Quanto all’etimo, voce derivata piú che dal lat. phantasia(m), direttamente dal gr. phantasía ('apparizione, immaginazione', da phantázein 'far vedere') di cui conserva il suffisso tonico.
Marruójete/merruójete s.m.pl. (il sg.marruójeto/merruójeto è disusato perciò non registrato nei calepini) in primis emorroidi e per traslato capricci fastidiosi; semanticamente il traslato è spiegato con il fatto che chi è affetto da infiammazione delle emorroidi malvolentieri siede agitandosi in continuazione con pretestuose richieste, bislacche bizzaríe tendenti a trovare un refrigerio al proprio dolere che (per ragioni di pudore) si evita di esternare ai terzi lasciandoli nella convinzione che quelle pretestuose richieste, quelle bislacche bizzaríe siano da addebitarsi ad instabilità umorale o di carattere. Etimologicamente voci da ritenere un adattamento metaplasmatico dal gr.(hai)morroís -ídos, comp. di hâima 'sangue' e rhêin 'scorrere';
Míngria/míncria s.f. doppia morfologia di un medesimo sostantivo che vale capriccio, ghiribizzo, desiderio improvviso e bizzarro, impuntatura capricciosa accompagnata da pianti e/o lamenti tali da provocare in chi ne è vittima, sensazioni spiacevoli comportanti addirittura emicrania; etimologicamente adattamento del lat. tardo hemicrania(m), dal gr. hímikranía, comp. di hími- 'mezzo' e kraníon 'cranio'; questo il percorso morfologico: hemicrania(m)→(he)micrania→micrània→mincrania, donde con con ritrazione d’accento míncr(an)ia o míngr(an)ia per emicrania;
‘nzíria/zírria/zirra s.f. (Si tratta del medesimo sostantivo rappresentato con tre morfologie alquanto diverse di cui in uso solo la prima che è piú moderna (prima metà del 1900) ed anche, a mio avviso, piú bella delle altre due che affondano le origini nel ‘600 e sono disusatissime.
1 capriccio, bizza, testarda impuntatura, reiterato insistere in richieste sciocche e pretestuose, atteggiamenti tenuti quasi esclusivamente da parte dei bambini;
2 prolungato, lamentoso pianto, apparentemente non supportato da cause facilmente riscontrabili o riconoscibili; tale lamentoso piagnucolare è, ovviamente, costume dei bambini e segnatamente degli infanti, ai quali – impossibilitati a rispondere – sarebbe vano o sciocco chieder ragione del loro pianto; spesso di tali piccoli bambini che, all’approssimarsi dell’ora del riposo notturno, comincino a piagnucolare lamentosamente se ne suole commentare l’atteggiamento con l’espressione:Lassa ‘o stà… è ‘nziria ‘e suonno… (lascialo stare, è bizza dovuta al sonno… per cui bisogna aver pazienza!). Rammento ancóra che anticamente, come ò accennato, accanto alla forma ‘nziria, vi furono anche, con medesimo significato:zírria, zirra ;per quanto riguarda l’etimologia del vocabolo ‘nziria (da cui gli aggettivi ‘nzeriuso/’nzeriosa che connotano i bambini/e che si abbandonano ai capricci ed alle bizze) scartata l’ipotesi che provenga da un in + ira: troppo distanti mi appaiono infatti l’idea di ira e di bizza dal comportamento fastidioso sí, ma non grave tenuto dai bambini assonnati o desiderosi di un giocattolo e/o altro; non mi sento neppure di aderire a ciò che fu proposto dall’amico avv.to Renato de Falco nel suo Alfabeto napoletano e cioè che la parola ‘nziria potesse discender dal greco sun-eris = con dissidio stante quasi il contrasto che si verrebbe a creare tra il bambino in preda alla ‘nziria e l’adulto che dovrebbe dar corso alle richieste, in quanto reputo l’eventuale contrasto solo un effetto della ‘nziria, non il suo sostrato; penso che sia molto piú probabile sia per motivi morfologici che di semantica, una discendenza dal latino insidiae a sua volta da un in + sideo = sto sopra, mi fermo su, che ben mi pare possa rappresentare semanticamente l’impuntatura che è tipica della imberbe ‘nziria.
Puntiglio s.m
1 ostinazione caparbia di chi sostiene un'idea o compie un'azione piú per orgoglio che per vera convinzione: cuntinuà ’a discussione sulo pe puntiglio: prolungare la discussione per puro puntiglio.
2 grande impegno e volontà: metterse ‘e puntiglio: mettersi di puntiglio studià, faticà cu puntiglio: studiare, lavorare con puntiglio.
Quanto all’etimo voce derivata dallo spagnolo puntillo dim. di punto (de honor) 'punto (d'onore)'; trattasi di voce napoletana poi accolta anche nella lingua nazionale.
Prurito s.m.
In primis 1 sensazione molesta di irritazione cutanea che induce a grattarsi: sèntere/sentí prurito;
2 (figuratamente) voglia improvvisa e intensa, stimolo improvviso, capriccio: ll’ è venuto ‘o prurito ‘e se jí a ffà ‘nu viaggio: : gli è venuta la voglia di andare a fare un viaggio. Quanto all’etimo voce derivata dal lat. pruritu(m), deriv. di prurire 'prudere';
Riscenziello s.vo m.le piú spesso usato al pl. riscenzielle
Inprimis deliquo,convulsione,mancamento; poi,per traslato,isterico e falso comportamento di chi, si lascia andare a piccole strane convulsioni condite di sterili isterismi e stolti capricci: atteggiamento tipico tenuto dalle donne o dai bambini quando vogliono forzare la mano a qualcuno per ottenere ciò che, adducendo normali ragioni o pretesti, non potrebbero raggiungere. Etimologicamente la voce a margine è rotacizzazione del piú classico discenziello derivati dal latino descensus, col significato di deliquio. ed è usato nel linguaggio popolare oltre che per significare quanto qui sopra illustrato, anche per indicare quei brevi deliqui , piú esattamente eclampsie cui talora vanno soggetti i neonati o i bambini molto piccoli.
Retoposo/retomeposo s.vo m.le piú spesso usato al pl. retopose/retemepose sinonimo del precedente in tutte le sue accezioni e/o sfumature; si tratta di una voce attestata in doppia morfologia, ma di identico significato; delle due morfologie la seconda è quella piú aderente all’etimo della parola che è formata dall’agglutinazione di areto→(a)reto→reto (dietro) me (mi) poso (poggio) che dà retomeposo donde (per sincope della sillaba centrale me) retoposo←reto(me)poso con riferimento semantico al fatto che chi cada indeliquo,convulsione,mancamento il piú delle volte finisce per cadere all’indietro poggiandosi con il corpo a terra; delle due morfologie la piú usata nel parlato della città bassa è la seconda e cioé retomepose, mentre in collina è piú attestata la voce retoposo ed è del tutto impoossibile stabilire le ragioni di queste preferenze! Ambedue le voci però stranamente mancano negli scritti e/o nei calepini che al solito colpevolmente!..., sono allestiti spulciando negli scritti di autori famosi o meno famosi, ma non anche nel parlato del popolo!
Sbòria s.vo f.le
in primis sfuriata, manifestazione di furia collerica; aspro e violento rimbrotto; poi, per traslato, capriccio, puntiglio, ostinazione, fisima, bizza (spec. di bambini); la voce (riferita invece ad adulti dal comportamento stravagante) vale stramberia, bizzarría, stranezza, originalità, singolarità. Etimologicamente la voce a margine è formata dalla parola boria (che è dal lat. borea(m) 'vento di tramontana', da cui 'aria (d'importanza)' addizionata in posizione protetica di una S intensiva;
schiribbizzo s.m. trovata bizzarra, stolto capriccio, stramberia,ticchio pretestuoso, idea improvvisa e stravagante; etimologicamente m’ appare voce da collegare ad una voce dell’ant. tedesco: chrepiz ( e ciò sulle orme del Pianigiani, e quantunque il D.E.I., che pilatescamente parla di etimo incerto,non trovi colleganze semantiche (ch’io invece trovo) tra il significato della voce tedesca ch’indica il granchio e la stravaganza dello schiribizzo: il granchio è abbastanza stravagante per forma e comportamento!...)dicevo da collegare ad una voce dell’ant. tedesco chrepiz con protesi di una s intensiva, raddoppiamento espressivo della consonante finale e paragoge della evanescente di chiusura atteso che il napoletano aborre parole terminanti per consonanti (cfr. alibi tramme←tram, bisse←bis, bbarre←bar,gasse←gas, autobbusso←autobus con la sola eccezione della negazione nun talvolta attesta però come nune);
schirchio s.m. di per sé in primis privazione dei cerchi contentivi con riferimento alla sconnessione delle botti che vengon disfatte privandole innanzi tutto dei cerchi di ferro che stringono le doghe; per traslato con riferimento all’atteggiamento di persona (piú spesso uomo giovane o adulto che donna) che fosse priva di ipotetici cerchi contentivi della testa, e farebbe follie dando luogo a manifestazioni strane, strambe, a bizzarrie, a capricci, a bizze lunatiche e quindi bislacche, se non addirittura folli; etimologicamente deverbale di schirchià/schierchià = privar dei cerchi derivato da una s(distrattiva) + lat. tardo circulare deriv. di circulus, dim. di circus 'cerchio'; questa la strada morfologica:
s + circulare→s+ circlare→scirchiare con il tipico passaggio di cl a chi come ad es. clausu(m)→chiuso e successiva assimilazione regressiva del ci di sci al successivo chi fino a pervenire da scirchiare a schirchiare/schirchià;
sfizzio(correttamente scritto in napoletano con due zeta); tale voce, partendo dalla parlata napoletana, è approdata in quella nazionale seppure accolto e scritto con la z scempia: sfizio ma mantenendo il medesimo significato di: capriccio, voglia: togliersi uno sfizio; levarsi lo sfizio di fare qualcosa | per sfizio, per puro capriccio, per divertimento portandosi dietro molte voci derivate, come:il sostantivo sfiziosità (cosa sfiziosa; in partic., ricercatezza alimentare), l’aggettivo sfizioso (che soddisfa una voglia, un capriccio; che piace, attrae,perchéoriginale)nonché l’avverbio:sfiziosamente e (per sfizio). Di non facile lettura l’etimologia di sfizzio; la maggioranza dei dizionari in uso (persino il D.E.I.!), si trincera, procurandomi attacchi d’orticaria!..., dietro il solito pilatesco: etimo incerto/etimo oscuro; qualcuno, un po’ forse fantasiosamente, propende per una culla latina da un (sati)s -facio di cui lo sfizzio conserverebbe il sostrato di soddisfazione per raggiunger la quale occorre fare abbastanza. Qualche altro, ancor piú fantasiosamente (vedi C. Jandolo) ipotizza un latino ex+ vitium nella pretesa che lo sfizzio configuri una sorta di stravizio.
Non manca infine, per fortuna!, coloro (ai quali mi accodo ) che propendono non a torto, piú correttamente - per un’etimologia greca da un fuxis/feuxis(fuga, evasione) con tipica prostesi della S intensiva partenopea, atteso che lo sfizio è qualcosa che eccedendo il normale si connota come un’evasione dalla quotidianeità;
Stengíne/stencíne s.m. in primis contorcimenti e poi, per traslato, sterili isterismi e stolti capricci: atteggiamenti che tuttavia non son tipici(come invece quelli, che abbiamo esaminato, in cui si parla di riscenzielle) delle donne o dei bambini, ma son d’uso anche tra gli uomini fatti che davanti a situazioni od accadimenti che non ritengono di loro gradimento, sogliono pretestuosamente reagire con comportamenti di pretestuosa ripulsa, di fastidiosi dinieghi, cadendo in quei figurati contorcimenti coi quali tentano di allontanare quelle situazioni e/o quegli accadimenti ritenuti sgradevoli o sgraditi. Molto particolare l’etimologia di stengine o altrove stencine che sono innanzi tutto il plurale di stingino o altrove stincino e risultano essere un deverbale del verbo stingenà/stincinà = storcere, allontanare da una normale linea dritta ; tale verbo che a sua volta è un denominale di stenca= stinco, osso che va dal ginocchio alla caviglia ( e che è derivato dal longobardo skenka); tento di chiarire il percorso semantico per giungere alle convulsioni e/o contorcimenti indicati dalle voci stingino/stincino partendo dalle azioni indicate dal verbo stingenà/stincinà; in effetti, un improvviso, proditorio colpo che sia assestato allo stinco può ingenerare con il dolore che ne provoca, un innaturale, procurato storcimento della gamba se non di tutto il corpo, un’andatura irregolare, una sorta di zoppía; segnalo ancòra che il verbo stingenà/stincinà à oltre i rammentati significati di storcere, allontanare da una normale linea dritta, soprattutto se coniugato al part. passato (stingenato/a-stencenato/a) anche quelli traslati ed estensivi di storcere/storcersi donde storto/a ed anche il significato di spaventarsi soprattutto se addizionato della causa efficiente specificativa ‘e paura = dalla paura donde stingenato/a-stencenato/a ‘e paura cioè a dire: tanto impaurito da torcersene.
Sturzillo s.m. in primis convulsione, contorcimento di natura epilettica (frequenti nei bambini) poi, per traslato, bizza, capriccio improvviso e/o dispettoso a cui si possono abbandonare solitamente i bambini, ma pure gli adulti immaturi; etimologicamente deverbale di sturzellà= deformare, storcere, flettere, sviare,deviare, che potrebbe apparire (D’Ascoli) essere una forma ampliata, ma non chiarita nel suo percorso morfologico!, di storcere. Piú chiaro e preciso risulta essere l’amico prof. C. Iandolo che parla di una s intensiva + un lat. volg. *torsellare (iterativo del classico torquére);
tirrepetirro s.m. voce usata quasi sempre al plurale ‘e tirrepetirre che sono le bizze, gli improvvisi pretestuosi capricci squisitamente femminili e piú corposi che non la imberbe 'nziria o il velleitario verrizzo (vedi ultra) di cui sopravanzano il vuoto isterismo( voce denominale di isterico dal lat. tardo histericu(m), che è dal gr. hysterikós, deriv. di hystéra 'utero'; propr. 'che soffre all'utero', perché la medicina antica considerò l'isteria come una malattia esclusivamente delle donne) 1.nel linguaggio medico, sinon. di isteria. 2. nell’uso com., carattere e comportamento di persona nervosa, irritabile, di umore variabile, facile agli scatti ed a manifestazioni di esasperata ed incontrollata eccitazione) , pur configurandosi in comportamenti nevrotici tali da degenerare in forme convulsionanti tenendo presenti le quali si giunge all'etimologia della parola che non deriva come proposto da qualcuno dallo spagnolo tirria che denota invece la semplice antipatia che non à nulla a che vedere con il capriccio o la bizza; 'e tirrepetirre promanano a mio giudizio invece per adattamento delle voci greche tiros(spasmo) + pitulos(convulsione) manifestazioni tipiche della cocciutagine dispettosa che attiene al tirrepetirro.
verrizzo s.m. Con questa antica voce a margine (peraltro nota ormai quasi solamente ai napoletani piú anziani, essendosi irrimediabilmente depauperato il lessico d’antan),voce che al plurale fa verrizze/verrizzi, nella parlata napoletana vengono indicati le bizze, i capricci stizzosi,le stravaganze, le voglie irrazionali ed estensivamente anche quelle lussuriose, libidinose; chi ne va soggetto è detto verruto/a, ma pure verrezzuso/osa.
Annoto innanzi tutto che ‘e verrizze son quasi sempre riferiti nel loro significato primo di bizze, capricci,stranezze, voglie irrazionali o ai bambini o alle donne, nella presunzione che un uomo fatto, difficilmente possa lasciarsi prendere da bizze o capricci, di talché i termini verruto o verrezzuso, riferiti ad un uomo fatto, starebbero ad indicare un soggetto proclive alla lussuria o libidine, cosí come dal significato estensivo di verrizzo.
Quanto all’etimologia del termine in epigrafe, la questione non è di poco conto; la maggior parte dei compilatori di dizionari, che accolgono il termine se la sbrigano con un’annotazione pilatesca: etimo incerto/etimo oscuro.
Qualche altro, lasciandosi però chiaramente trasportare dal significato estensivo della parola, propone una timida paretimologia, legando la parola verrizzo, al termine verro che è il porco non castrato atto alla riproduzione, nella pretesa idea che il verro sia portato, almeno nell’immaginario comune, a pratiche libidinose, ma la proposta paretimologia poco mi convince.
A mio sommesso parere, penso che la parola in epigrafe possa tranquillamente derivare dall’unione del verbo velle rotacizzato in verre con il sostantivo izza agganciandosi semanticamente ad un comportamento originariamente iracondo, stizzoso e poi capriccioso, stravagante,strano; la voce izza è piú nota nella forma varia ed intensiva bizza (ma sia izza che bizza provengono dall’antico sassone hittja/hizza = ardore).
Partendo da vell(e)+izza si può pervenire a verrizzo con tipica alternanza della liquida L→R, successivo affievolimento della piena E tonica mutatasi nella evanescente E e maschilizzazione del termine passato da verrizza a verrizzo adattamento resosi necessario per indicare un difetto (che comunque comportando una manifestazione d’ardore si intende maschile).
Vertécena s. f. in primis sbalordimento, turbamento o esaltazione di fronte a qualcosa di eccezionale o sconvolgente, poi per ampliamento semantico, comportamento bizzoso , stizzoso e poi capriccioso, stravagante,strano che da quello sbalordimento, turbamento etc. posson derivare; per l’etimo è voce derivata dal lat. vertigine(m), deriv. di vertere 'volgere, girare' con sostituzione, propiziata dal tipo di parola sdrucciola della l'occlusiva velare sonora g con la corrispondente affricata palatale sorda c ed apertura espressiva delle i→e;
Vezzaría s.f. improvvisa bizza,capricciosa stravaganza,comportamento insolito, singolare, che desta perplessità, stupore,manifestazioni tutte tipicamente femminili; quanto all’etimo la voce a margine è un denominale derivato come bizzarro da bizza (s. f. breve stizza, capriccio; forma intensiva di izza che è dall’antico sass. hitze/hizza = collera).
Satis est.
Raffaele Bracale
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