mercoledì 28 gennaio 2015

FELEPPINA/FILIPPINA – ZEFERA - REFOLA (nuovo)

FELEPPINA/FILIPPINA – ZEFERA - REFOLA Questa volta è stato il caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirgli significato e portata delle tre voci partenopee in epigrafe voci che riguardano tutte alcune manifestazioni ventose. Entro súbito in medias res affrontando le parole nel medesimo ordine propostomi dall’amico. feleppina s.vo f.le in primis vale vento secco di tramontana, spiffero freddo e pungente; in tale accezione il s.vo in esame è un prestito lucano (Tursi piccolo comune montano della provincia di Matera) con riferimento al vento particolarmente pungente che spira colà nel rione della Chiesa di san Filippo Neri; esiste poi una seconda accezione di feleppina accezione con cui si intende una fame intensa e smodata; in tale accezione però il sostantivo non è originario ma è etimologicamente l’adattamento corruttivo di falupina→faluppina→feleppina e falupina sta per (cfr. D.E.I.) fa(me)lupina= fame da lupo zefera s.vo f.le generica, intensa folata di vento turbinoso ed inatteso; etimologicamente si tratta di un adattamento al f.le della voce m.le lat. zephyru(m), che è dal gr. zéphyros; l’adattamento si rese necessario poiché in napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella.Tenendo presente tutto ciò si preferirí usare il femminile zefera, piuttosto che il maschile zifero. refola s.vo f.le soffio di vento per lo piú primaverile di intensità mutevole, ma con direzione costante; etimologicamente è voce da un lat. volg. *refula(m) da ricondurre al verbo re-flare (soffiare all’inverso). E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est. Raffaele Bracale

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