venerdì 9 ottobre 2015
VARIE 15/740
1 -VENÍ A MMENTE
Ad litteram: venire in mente; id est: rammentarsi di qualcosa, richiamarlo alla mente; da notare che nel modo di dire napoletano si usa il verbo di moto: venire, quasi che ciò che torna alla memoria debba spostarsi da un ipotetico mondo delle idee per riportarsi nella mente di qualcuno, mente che aveva precedentemente abbandonato.
2 -VENIMMO A NNUJE
Ad litteram: veniamo a noi; locuzione usata per significare: riprendiamo il discorso, o ancóra - in un discorso già avviato: stringiamo i tempi, non ci perdiamo in chiacchiere, miriamo a concludere!
3 -VÉNNERE 'A SCAFAREA PE SICCHIETIELLO
Ad litteram: cedere in vendita una grossa scodella in luogo di un piccolo secchio Icastica locuzione usata quando si voglia sarcasticamente commentare l'incomoda posizione di chi cerchi di far passare come inviolata una donna che, invece abbia biblicamente conosciuto molti uomini.
Scafarea s.vo f. = ampio vaso, vasto catino di creta (dal greco skàphe=barchetta, vaso)
Sicchietiello s.vo m. dim. di sicchio = secchio (dal lat.volg. situlu(m)→sitlu(m)→siclu(m)→sicchio)
4 - VOCA FORA CA 'O MARE È MMARETTA
Ad litteram:prendi il largo, ché il mare è agitato Cosí, al di là del significato letterale si usa dire quando si voglia consigliare un importuno, fastidioso individuo di allontanarsi da noi, atteso che siamo nervosi ed insofferenti della sua presenza e dei suoi modi fastidiosi cui, con ogni probabilità, risponderemmo - nel caso non seguisse il nostro consiglio ad allontanarsi - con durezza se non con violenza.
Locuzione mutuata dal linguaggio dei marinai, i quali sanno che in caso di mare mosso è piú salutare puntare al largo, anziché bordeggiare la costa contro la quale si può correre il rischio di infrangersi.
maretta s. f.le
1 il movimento del mare quando il vento lo frange in onde piccole e brevi
2 (fig.) situazione di nervosismo, di tensione, di malcontento; voce derivata dal lat. mare addizionato del suffisso f.le etta suffisso che al m.le è etto e che altera in senso diminutivo, e spesso vezzeggiativo, sostantivi o aggettivi;si tratta d’un suffisso di origine gallica.
5 -VIDE ADDO hê ‘A Jí
Ad litteram: Vedi dove devi andare; id est: allontanati , trova un'altra strada, va' via, vattene ed impegnati a trovare qualcun altro da infastidire.
6- VA' FELICITA A CQUACCUN'ATO
Ad litteram: va' a render felice qualcun altro Locuzione di valenza molto simile alla precedente; questa in epigrafe è venata di maggior ironia, se non sarcasmo, atteso che se uno infastidisce qualcuno, certamente non lo rende felice ; ed in effetti qui il render felice sta ironicamente a significare: romper le scatole, tediare, pesantemente infastidire.
7 -VOLLE 'A CAURARA!
Ad litteram: bolle la caldaia Sorridente e malizioso riferimento ai primi bollori erotici delle giovani ragazze appena sbocciate alla vita di relazione.
È inutile precisare quale sia la caldaia in bollore.
8 - VÉNNERLO PE DINT' Â SENGA D''A PORTA
Ad litteram:Venderlo attraverso lo spiraglio della porta; id est : vivere centellinando la propria azione, quasi pavidamente e tentando di far credere che ciò che si fa sia di grande importanza e se lo si conferisce liberalmente ciò avviene per grande magnanimità e quasi a rischio, quel rischio che esisteva realmente quando, temporibus illis si praticava il contrabbando e taluni generi venivano venduti letteralmente attroverso uno spiraglio di porta appena semiaperta.
9 -VIDE 'O CIELO CHE TE MENA!
Ad litteram: guarda il cielo che ti concede! Icastica locuzione che potrebbe avere una valenza sia positiva che negativa, ma che viene usata solo con riferimento a quella negativa quale sofferto, amaro commento a ciò che di sgradevole, quando non deleterio, inattesamente ci caschi in testa piovendoci dall' Alto, senza lasciarci modo di evitarlo.
10 -VRENNA E SCIUSCELLE nell'espressione: FERNÍ A VVRENNA E SCIUSCELLE
Ad litteram:crusca e carrube nell'espressione finire a crusca e carrube
La crusca e le carrube sono due gustosi alimenti di cui son golosi i cavalli, alimenti che un tempo erano poco costosi e di facile reperibilità; per cui l'espressione finire a crusca e carrube era usata per indicare una situazione che si risolveva positivamente, con gratificazione di tutti e soprattutto con poco impegno di moneta;talora l’espressione semplice ferní a vvrenna è intesa antifrasticamente nel senso di litigare e ciò probabilmente con riferimento all’uso borbonico di caricare con crusca i proiettili durante le esercitazioni per ebitare il ferimento accidentale della truppa; quando invece la situazione, pur risolvendosi positivamente comportava un maggior dispendio di danaro si diceva e si dice: FERNÍ A TARALLUCCE E VVINO
(finire a biscottini rustici e vino ) biscottini e vino costavano e costano molto piú di crusca e carrube.
11-ESSERE RICCO ‘E VOCCA.
Ad litteram: essere ricco di bocca Id est: : essere un vuoto parolaio che parla a sproposito, a vanvera, e si autocelebra vantando doti fisiche e/o morali che in realtà non possiede, nè possiederà mai; essere un millantatore a cui fanno difetto i fatti, ma non le chiacchiere, essere insomma un miserabile la cui unica ricchezza è rappresentata dalla bocca.
12- 'A TAVERNA D''O TRENTUNO.
Letteralmente: la taverna del trentuno. Cosí, a Napoli sogliono, inalberandosi, paragonare la propria casa tutte quelle donne che vedono i propri uomini e la numerosa prole ritornare in casa alle piú disparate ore, pretendendo che venga servito loro un veloce pasto caldo. A tali pretese, le donne si ribellano affermando che la casa non è la taverna del trentuno, nota bettola del contado napoletano, situata in quel della zona vecchia di Pozzuoli in via san Rocco oggi 16, all’insegna : TAVERNA DEL TRENTA E TRENTUNO che prendeva il nome dal civico dove era ubicata e che aveva due ingressi contigui: ai civici 30 e 31, bettola dove si servivano i pasti in modo continuato a qualsiasi ora del giorno e della notte.
taverna = bettola, osteria di infimo ordine; etimologicamente dal latino taberna(m) che significò bottega ed osteria ed è in quest’ultimo significato che la voce fu accolta,con tipica alternanza partenopea di B - V, nella lingua napoletana che per il significato di bottega preferí ricorrere, come vedemmo alibi, al greco apoteca donde trasse la voce puteca.
trentuno = agg. num. card. invar. numero naturale corrispondente a trenta unità piú uno; nella numerazione araba è rappresentato da 31, in quella romana da XXXI; l’etimo è dal lat. triginta + unum.
13 - PASSA 'A VACCA
Ad litteram: passa la vacca In realtà l'espressione che di solito è usata assieme all'altra: fa acqua 'a pippa (vedi alibi) viene usata per indicare un chiaro, inequivocabile stato di indigenza, una incommensurabile inopia quando manchi tutto e non si abbiano mezzi per procurarsi alcunché.Come facilmente intuibile, i bovini non c'entrano nulla con la lucuzione che è piú semplicemente corruzione di un latino medioevale: passant vacua/passat vacua espressione usata dai doganieri medioevali per segnalare quel/quei carro/i transitante/i vuoto/i di merci e dunque non soggetto/i al pagamento di balzelli.
14 - PASSÀ CU 'A SCOPPOLA
Ad litteram: passare con lo scappellotto Id est: godere di un' entrata di favore, avere un avanzamento non meritato, sopravanzare gli altri immeritatamente La locuzione si rifà a quanto accadeva anticamente all'ingresso del teatro dei Pupi allorchè in presenza di una ressa di ragazzi sprovvisti di biglietto e della moneta per procurarselo, il custode usava favorire qualcuno di quei ragazzi e lo spingeva in sala assestandogli un piccolo scappellotto.
15 - PASSARSE 'A MANA P''A CUSCIENZA
Ad litteram: passarsi la mano sulla coscienza Id est: farsi un accurato esame di coscienza prima di prendere decisioni ostili o lesive degli interessi altrui, interrogandosi seriamente se il comportamento che si intende tenere sia giusto, adatto e commisurato a quel cui si vada ad opporre, ma soprattutto chiedendosi se si è moralmente scevri da quei difetti che, con la nostra azione, si vorrebbe combattere.
16 -PASSARCE PE COPPA
Ad litteram: passarci sopra Id est: sorvolare, non tener conto di qualcosa, non darvi peso, superarlo quasi come un piccolo ostacolo da poter agevolmente saltare.
17 -PAVÀ A CCAMMISA SUDATA
Ad litteram: pagare a camicia sudata Id est: accordare il compenso solo a lavoro ultimato quando la camicia sudata dimostrerà che ci si è impegnati nel lavoro pattuito. Per traslato la locuzione si usa quando si voglia stabilire in un contratto il conferimento della controprestazione, come è giusto che sia, solo dopo l'avvenuta prestazione.
18 -PENZ' Â SALUTE
Ad litteram: pensa alla salute Id est: non crucciarti soverchiamente, non porti domande, occupati in primis et ante omnia del tuo stato di salute che non deve patire a causa delle quisquilie che ci occupano e che ti preoccupano eccessivamente ed immotivatamente.
19 -PE GGHIONTA 'E RUOTOLO
Ad litteram: per aggiunta al rotolo Id est: come se non bastasse; locuzione usata con un amaro senso di rammarico quando ad un imprevisto danno si accompagni una ancor più deleteria beffa; l'espressione richiama anche se in modo antifrastico quella gratuita giunta di merce che gli onesti e liberali venditori solevano concedere ai clienti più bisognosi affiancandola al rotolo, tipica misura di peso che nel napoletano corrispondeva a circa 900 grammi.
20 - PE N'ACENO 'E SALE SE PERDE 'A MENESTA
Ad litteram: per pochissimo sale va a male la minestra Locuzione usata a mo' di ammonimento quando si voglia consigliare qualcuno, intento a ad una qualsivoglia operazione, a non trascurare i più piccoli particolari, ponendovi la massima attenzione, atteso che basta un nonnulla per rovinare tutta l'opera, come è sufficiente pochissimo sale, o conferito in più o in meno, per rovinare il migliore dei manicaretti.
21 -PRUTUSINO OGNE MENESTA
Ad litteram:prezzemolo in ogni minestra Cosí, con linguaggio mutuato dall'arte culinaria viene indicato l'accanito, onnipresente presenzialista aduso ad intervenire in ogni consesso, in ispecie a quelli dove non sia stato invitato, lí esprimendo, a maggior disdoro, il suo parere non richiesto e comportandosi quasi come il prezzemolo erba aromatica presente a volte anche casualmente in quasi tutte le salse e le minestre della cucina partenopea.
prutusino s.vo neutro = prezzemolo, erba aromatica,pianta erbacea biennale, rustica, dicotiledone, largamente coltivata per le sue foglioline composte di colore verde lucente a margini frastagliati, usate in cucina per le proprietà aromatiche (fam. Ombrellifere) etimologicamente lettura metatetica dal gr. petrosélinon, comp. di pétra 'roccia, pietra' e sélinon 'sedano'; propr. 'sedano che cresce fra le pietre'
22 -PEZZENTE SAGLIUTO
Ad litteram: povero rimpannucciato Cosí viene appellato chi, notoriamente povero ed indigente, sia improvvisamente ed inopinatamente assurto ad uno status emergente; di tali poveri che abbiano asceso di colpo la scala sociale, è bene diffidare, in quanto poco raccomandabili.
pezzente s.vo ed agg.vo m.le e f.le mendicante, straccione; persona che vive in condizioni di grande miseria: jí vestuto comme a ‘nu pezzente(andare vestito come un pezzente); paré ‘nu pezzente(sembrare un pezzente) | persona meschina, eccessivamente attaccata al denaro: fà ‘o pezzente (fare il pezzente). Si tratta di unavoce di orig. merid., pervenura anche nell’italiano, ed etimologicamente è propriamente il part. pres. del napol. pezzire 'chiedere l'elemosina', che è dal lat. volg. *petire, per il class. pètere 'chiedere'
23 -PIGLIÀ ASSO PE FIJURA
Ad litteram: prender asso per figura Id est: Detto di chi incorre in un grossolano, sciocco errore, confondendo due elementi d'aspetto e valenza completamente diversi; locuzione mutuata dal giuoco delle carte napoletane nel quale giuoco solo un giocatore molto inesperto ed incapace può incorrere nell'errore di confondere l'asso con il fante o il cavallo o il re.
24 -PIGLIÀ 'A BANCA 'E LL'ACQUA P''O CARRO 'E PIEREROTTA oppure PIGLIÀ 'A SPUTAZZA P''A LIRA 'ARGIENTO.
Ad litteram: confondere il banco della mescita dell'acqua per il carro della festa di Piedigrotta oppure confondere uno sputo per una lira di argento Locuzione con cui si indicano sesquipedali errori in cui incorrono soprattutto gli stupidi ed i disattenti atteso che, per quanto coperto di elementi ornativi il piccolo banco dell'acquaiolo non può mai o meglio, non poteva mai raggiungere l'imponenza di un carro della festa di Piedigrotta, né mai un volgare sputo può esser confuso con una moneta d'argento.Per altri macroscopici errori vedi alibi.
25 -PIGLIARLA 'E LISCIO
Ad litteram: prenderla di liscio, scivolare, slittare id est: prendere uno scivolone e ciò in senso reale, ma anche figuratamente riferito alla incapacità di porsi un freno dando una adeguata regolata alle azioni o al discorso.
26 - PIGLIÀ CU 'E BBONE o all'inverso PIGLIÀ CU 'E TTRISTE
Ad litteram: pigliar con le buone; id est: trattar qualcuno con buone maniere, con dolcezza, nel tentativo di ottener quello che se chiesto cu'e triste ovvero le maniere forti, probabilmente non si otterrebbe.
27- CHI ALLUCCA GRAN DELORE SENTE.
Ad litteram: Chi urla avverte un gran dolore; espressione usata per sottolineare che chi piange, urla, strepita o si lamenta in genere non lo fa per partito preso o per il gusto di farlo, ma per il fatto cogente di avvertire su di sé un gran dolore che lo spinge al lamento. allucca= grida; voce verbale (3ª p.sg. ind. pr. dell’inf. alluccà = gridare, urlare[dal lat. volg. *adloquicare→alloq(ui)care→ alloccare→alluccà intensivo di loqui].
Brak
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