domenica 21 febbraio 2016

DUE ESPRESSIONI MINACCIOSE



DUE ESPRESSIONI MINACCIOSE
Mi è stato chiesto, via e-mail,  dal  caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per illustrare significato e portata delle seguenti  due  locuzioni: 1.SIENTE MUNTEVERGINE
Si tratta in ambedue i casi di una non tanto velata minaccia fatta a chi infastidisca o gabbi il prossimo. 1)Nel primo caso la minaccia è rivolta a chi agisca spavaldamente  con arroganza, impertinenza, insolenza etc.  non temendo eventuali reazioni/busse che, invece gli vengono prospettate con il termine eufemistico di <castagne>, al sg. castagna che in napoletano è un s.vo f.le[dal lat. castanea , der. del gr. kástanon "castagna, castagno"]; al pl. <castagne>,     valgono per traslato [semanticamente da ricondurre al fatto che la castagna, frutto del castagno,   è protetta da uno spinoso infido riccio]  generiche  pericolose percosse o anche imprecisati, dannosi  guai ed alibi anche errori donde l’espressione piglià ‘ncastagna= cogliere in fallo.Interessante è l’accostamento tra Montevergine  ed il frutto del castagno; in realtà il piú rinomato luogo di produzione campano di castagne è Montella, non Montevergine che però viene usato nell’espressione perché è a  Montevergine nei pressi del santuario omonimo che c’è lo smercio piú proficuo di  gustosissime castagne infornate vendute infilzate in tipiche collane di spago.
2) Nel secondo  caso la minaccia è rivolta a chi credendosi furbo agisca   proditoriamente   in dànno altrui, mai sospettando che gli si possa rispondere pan per focaccia, cosa che invece gli vien  prospettata con l’espressione espressione che in origine fu sulle labbra di  un disonesto pescivendolo  che aveva ceduto ad un povero prete un pesce tutt' altro che fresco e richiesto dall'avventore intorno alla bontà della merce mentiva ed anzi lo prendeva in giro quasi   vantandosi  di avergli dato una fregatura asserendo che l'odore del pesce fresco si sarebbe manifestato al momento di cucinarlo, ma il furbo sacerdote , che aveva capito tutto e lo aveva ripagato con danaro falso, gli replicò per le  rime dicendogli che al momento che avesse tentato di scambiare la moneta ricevuta, avrebbe avuto la cattiva ventura di doversene dolere in quanto si sarebbe accorto della falsità del danaro. Questa la storiella popolarmente riportata, tuttavia non è da escludere che le cose siano andate diversamente e cioè che sia stato il curato a tentare di acquistare merce con denaro falso e che lo scaltro  pescivendolo, accortosene, lo abbia ripagato con merce avariata!La locuzione, al completo di battuta e risposta,  è oggi  usata nei confronti di chi pensa di aver furbescamente dato una fregatura a qualcuno e non intende di esser stato ripagato con medesima moneta...
 E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. M.  ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste due paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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