giovedì 7 luglio 2016

ACCENTO TONICO, SCRIZIONE E PRONUNCIA DELLE VOCALI PRE E POST TONICHE NELL’IDIOMA NAPOLETANO.

ACCENTO TONICO, SCRIZIONE E PRONUNCIA DELLE VOCALI PRE E POST TONICHE NELL’IDIOMA NAPOLETANO. Premetto che non metterebbe conto parlare degli argomenti in epigrafe, se non ci fósse tanta confusione tra semplici appassionati o talora, tra sedicenti esperti che adottano soprattutto soluzioni grafiche improponibili [farcite come sono di segni diacritici inutili e pretestuosi]quando non palesemente errate.Stante però la confusione cui accennavo, m’auguro con queste paginette di fare un po’ di chiarezza. Comincio a parlare perciò dell’ ACCENTO TONICO che è quello che contraddistingue la sillaba che, appunto, dà il tono esatto ad ogni singola parola ed è quell’accento [talora anche grafico, (cioè segnato) nelle parole, come dirò, tronche] che viene a cadere su di una sillaba particolare della parola, quella sillaba cioé su cui si poggia la voce con piú intensità determinando il tipo di parola: a) Piana o parossitona [quando l’accento tonico cade sulla penultima sillaba della parola, almeno bisillaba] es.:mannAte (mandate) – dAte (date); b) Sdrucciola o proparossitona [quando l’accento tonico cade sulla terzultima sillaba della parola, almeno quadrisillaba] es.:mannAteme (mandatemi), capIteme (capitemi); c) Bisdrucciola [quando l’accento tonico cade sulla quartultima sillaba della parola, almeno quadrisillaba] es.:mannAtemelo (mandatemelo) purtAtemelo (portatemelo); d) Tronca [quando l’accento tonico cade sull’ ultima sillaba della parola,] es.:mannÀ (mandare) sapÉ (sapere) capÍ (capire) popÒ (deretano) ppuppÚ (cacca) Va da sé che nel caso di parole tronche l’accento tonico diventa anche grafico, ma reputo buona norma segnare anche per altri tipi di parole l’accento tonico soprattutto nel caso di parole bisdrucciole (purtàtemelo) o omografe ma non omofone,[contraddistinte, come sono, da vocali simili, ma aperte o chiuse ] (ess: ògne (ogni) e ógne (unghie) etc. Andiamo oltre ed affrontando l’argomento della “scrizione e pronuncia delle vocali pretoniche e postoniche” diciamo che l’accento tonico estende la sua forza anche sulla pronuncia di tutte le vocali presenti in una parola precisando súbito che quale che sia la sonante tonica della parola (A E I O U ) essa conserva il suo timbro in tutta pienezza, mentre per le altre vocali atone delle parole occorre precisare che delle vocali antecedenti la tonica, conservano la pronuncia nitida, chiera e piena la A, la I e la U , mentre per le atone E ed O [pur vergandosi e non abolendole, come fa qualche sprovveduto!, ] la pronuncia è evanescente e debole; ecco alcuni esempi nei quali la tonica è maiuscola e per comodità (nel caso di vocale evanescente e debole), adotto il criterio di segnarla tra parentesi : chiagnEnno, marunnElla, ma mar(e)nnElla; va da sé perciò che nella scrizione ordinaria tutte le sillabe vanno vergate complete di ogni vocale siano piene od evanescenti, mentre nella lettura bisognerà porre attenzione alla pronuncia e non confondere piene con evanescenti. E veniamo infine alle vocali postoniche ricordando che anche loro conservano la pronuncia nitida, chiara e piena nel caso di A, I ed U, mentre la pronuncia è evanescente e debole nel caso di E ed O; questi gli esempi con il criterio di comodo di cui ò detto: mAmmata, ma mAmm(e)ta, nApule, prOv(e)la. E con ciò, conto d’aver fatto un po’ di chiarezza. O, almeno, lo spero. Satis est. Brak

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