mercoledì 14 settembre 2016
CHIAGNULENTO & CHIAGNAZZARO
CHIAGNULENTO & CHIAGNAZZARO
Questa volta è stato il caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi di chiarirgli significato ed eventuali differenze semantiche e/o etimologiche dei due termini in epigrafe. Gli ò testualmente risposto:
Dei vocaboli di cui mi chiedi posso confermarti che solo il secondo: chiagnazzaro è autenticamente voce del lessico partenopeo ancorché solo del parlato, in quanto non attestato negli scritti antichi o moderni e si tratta di voce dispregiativa, come si evince dal suffisso azzaro [derivato, come il suffisso verbale azzare da una base latina aces]usato per formare appunto sostantivi di sapore peggiorativo; chiagnazzaro è un deverbale di chiagnere< plangere addizionato appunto del suffisso azzaro e connota un individuo non autenticamente dolente, doloroso, infelice, misero, sofferente, triste, ma che usa il lamento quale arma tesa ad ottenere un effetto o un ritorno in termini di tornaconto vuoi economico, vuoi di successo come accadeva per il famoso cantante ed attore partenopeo Giacomo Rondinella ((Messina, 30 agosto 1923 – Fonte Nuova, 26 febbraio 2015) che s’ebbe appunto il soprannome di ‘o chiagnazzaro per un suo tipico modo di gorgheggiare quasi avesse sempre il pianto in gola.
Di ben ben diverso significato è il termine chiagnulento usato per indicare un soggetto autenticamente e costituzionalmente facile al pianto, proclive alla commozione, lamentoso e piagnucoloso. Preciso qui che la voce chiagnulento non è autenticamente napoletana, ma è un prestito abruzzese usato nel parlato borghese, in quanto erroneamente ritenuta piú civile, cortese, educata, garbata della vera voce napoletana chiagnaruso/a usata per connotare quello stesso soggetto indicato con chiagnulento/a; sia chiagnulento che chiagnaruso, come chiagnazzaro sono dei deverbali di chiagnere< plangere addizionati di differenti suffissi; nella voce napoletana chiagnaruso/a ci si è serviti di aduso/a letti con il rotacismo osco/mediterraneo d>r, mentre col suffisso abruzzese lento/a si intese connotare un soggetto che usasse il pianto in modo sommesso, ma lento e continuato. E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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