giovedì 1 settembre 2016
CHIARAVALLO &DINTORNI
CHIARAVALLO &DINTORNI
Questa volta rispondo in maniera rapida e stringata all’amico V. R. (i consueti problemi di privatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che reduce passim dalla lettura d’alcune mie, a suo dire interessanti paginette mi à posto due quesiti chiedendomi di illustrare le espressioni: Nun fà ‘o chiaravallo e le espressioni Sî ‘nu palafruniero!, Sî ‘nu famulisdeo! di cui dice di ignorare significati e campi d’applicazione. Orbene dopo d’aver ringraziato l’amico V.R. degli sperticati complimenti che mi fa per ciò che scrivo, rispondo ai suoi due quesiti sperando che non intenda usar quelle due espressioni nei miei riguardi ed augurandomi che ciò che dirò interessi non solo lui, ma anche qualche altro dei miei ventiquattro lettori.
Tanto premesso comincio con il dire che la desueta voce
chiaravallo/chiarovallo è voce formata un po’ acrobaticamente dall’aggettivo chiara/chiaro (dal lat. claru(m)/clara(m) (usato quasi avverbialmente in luogo di chiaramente ) + il s.vo m.le vallo= gallo ; ricordo che la voce vallo risulta essere un adattamento metaplasmatico popolare dell’originario gallo che a sua volta è dal latino gallu(m) sebbene non gli sia estranea la radice centroeuropea kar,kal (risuonare); qualcuno poi à supposto un latino *gannus donde gannulus→ gan’lus→gallus che troverebbe un suo parallelo nell’ant. tedesco *àno da un verbo *ànan (= lat. canere(cantare)) con riferimento al canto mattutino del gallo); a mio avviso questa di *gannus è tesi interessante e forse perseguibile; ma torniamo all’espressione: Nun fà ‘o chiaravallo nella quale chiaravallo/chiarovallo tradotto letteramente sta per gallo che (canta)in modo chiaro cioè si fa sentire;ciò annatato se ne evince che l’espressione Nun fà ‘o chiaravallo significa: Non parlare apertamente, non dire ciò che pensi in maniera troppo chiara ed era/è un consiglio dato a chi (come il sottoscritto), infischiandosene dell’importanza o potenza dell’interlocutore, esprimesse o esprima con estrema sincerità il proprio modo di vedere incurante di eventuali ritorsioni e/o conseguenze negative. E passiamo alla successiva espressione: Sî ‘nu palafruniero! nella quale
palafruniero è un s.vo m.le derivato di palafreno (che è dal lat. tardo paraverídu(m) 'cavallo di posta', con sovrapposizione di freno); la voce napoletana ( per vero pochissimo usata nel parlato cittadino e rinvenibile quasi esclusivamente in àmbito provinciale ) è una evidente corruzione dell’italiano palafreniere o palafreniero =chi era addetto al governo di un palafreno; staffiere, scudiero e perciò servitore, lacché,valletto; da ciò si ricava che l’espressione Sî ‘nu palafruniero! significa per l’ appunto:(Ricordati che sei un servitore, un lacché, uno staffiere! (Non eccedere i limiti di comportamento del tuo stato servile!)Ecco perché spesso l’espressione Sî ‘nu palafruniero! era posta a completamento della precedente Nun fà ‘o chiaravallo significando complessivamente : Non(ti permettere di) parlare apertamente (giacché) tu sei solo un servitore.(Taci o parla nascostamente!).
Ed infine per ciò che riguarda l’espressione Sî ‘nu famulisdeo! dirò súbito che si tratta di locuzione abbondantemente desueta nel parlato cittadino e rinvenibile, anch’essa, quasi esclusivamente in àmbito provinciale dove incentrata com’è sull’antico termine famulisdèo ancóra è riferita quale offesa a chi mostri d’essere uno scroccone che viva a spese altrui; per la verità il desueto termine famulisdèo [dal lat. famulus dei]valse in origine esattamente: servo di Dio e fu riferita a chi fósse, non necessariamente un consacrato, ma piú ampiamente un soggetto buono,onesto, probo, dabbene, degno, giusto, integerrimo, intemerato, leale, perbene, retto caritatevole, compassionevole, generoso, misericordioso, pietoso, altruista,amoroso, benevolo, fraterno, umano tal quale un autentico timorato di Dio che ne segua i dettami; successivamente il significato del termine fu circoscritto al solo famulus divenendo uno dei sinonimi di servo, servitore di infimo rango(quello cui si potevano imporre i compiti e le incombenze piú umili attesa la sua indole buona, remissiva, arrendevole, cedevole, condiscendente, docile, malleabile).Infine il significato del termine (prendendo a riferimento gli autentici consacrati, nell’inteso che non lavorassero e vivessero a sbafo,ad ufo, a spese altrui [cfr.: si ‘a fatica fósse bbona ‘a facesseno ‘e prievete]) finí per essere riferito esclusivamente a gli scrocconi, a gli approfittatori,leccapiatti,mangiapane a tradimento,parassiti, sbafatori e, come ò détto,in tal senso vive ancóra nell’àmbito provinciale.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere convenientemente risposto ai quesiti propostimi, d’avere soddisfatto l’amico V.R., interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.
Satis est.
RaffaeleBracale
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