venerdì 21 ottobre 2016
NTRILLAVALLÀ (PASCA ‘E GIOVERÍ).
NTRILLAVALLÀ (PASCA ‘E GIOVERÍ).
Caratteristica espressione modale partenopea, intraducibile ad litteram, che si usa a sapido commento negativo di situazioni in cui qualcuno si sia espresso malamente ed a sproposito, mettendo erroneamente in relazione cause ed effetti totalmente incongruenti tra di loro, o si sia abbandonato ad affermazioni notoriamente non veritiere e/o possibili; a questo tale s’usa rispondere anche con la la sola prima parte dell’espressione in epigrafe e cioè con il solo ntrillavallà! già sufficiente (anche senza l’aggiunta dell’esemplificativo pasca ‘e gioverí ) a bollare di marchiana illogicità o di assoluta incongruenza l’espressioni o le affermazioni d’un tal soggetto.
Ò detto che l’espressione in epigrafe è praticamente intraducibile, epperò ne tenterò comunque una sorta di traduzione/spiegazione cominciando con il dire che nell’idioma napoletano i punti (piú o meno lunghi) d’imbastitura (cucitura provvisoria per riunire due lembi di un tessuto e preparare la traccia della cucitura definitiva ), imbastitura preparatoria che sartine e sarti usano quando approntano le loro confezioni, per esser punti eseguiti con gugliate di refe scadente e di poca tenuta (l’imbastitura infatti non necessita di durevole tenuta in quanto va eliminata appena le cuciture, eseguite,successivamente, con gugliate di refe di cotone pregiato o di seta diventino definitive) sono detti ntrillante quasi che (con riferimento alla rapidità, vicinanza e brevità di detti punti) essi fossero dei trilli ( ad es.:di campanelli); ( va da sé che, morfologicamente, la voce ntrillante risulta essere un part. presente di un verbo ntrillare=imbastire con gli ntrillanti con etimo di tipo onomatopeico; si noti che la n protetica di un originario trillare= produrre, generar trilli, è una n eufonica non generata da un (i)n illativo ( cfr.similmente nc’è per c’è) e pertanto non necessita di alcun segno (‘) d’aferesi iniziale.
L’originario trillare addizionato della protetica n eufonica, divenuto perciò ntrillare finí per significare non piú produrre, generar suoni trillanti ma imbastire, per cui nello ntrillavallà si può riconoscere una sorta di agglutinazione tra l’imperativo va’ (= vai) l’avverbio di luogo lla (= là) e l’infinito ntrilla(re)(imbastire), quasi nel significato di: va’ ad imbastire altrove (questi tuoi incongruenti, errati punti dati a casaccio ed a sproposito ed in maniera errata) come a sproposito ed in maniera errata si esprime chi dicesse ad es. che Pasqua cade di giovedí (pasca ‘e gioverí) quando non v’è chi non sappia che la Pasqua cade sempre, indefettibilmente, di domenica!
Raffaele Bracale
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