sabato 11 febbraio 2017
VARIE 17/177
1.METTERE ‘MPUZATURE
Letteralmente: aizzare, suscitare liti, alterchi, contrasti; fomentare dissidi. Locuzione usata per fotografare il deplorevole comportamento di chi [soprattutto donne] per mera cattiveria si diverta provocare, produrre, generare, originare, accendere, stimolare litigi, alterchi, diverbi, battibecchi, dissidi, dispute quando non zuffe, baruffe ed addirittura risse; tutti questi contrasti sono rappresentati con il termine onnicomprensivo ‘mpuzature il cui sg. ‘mpuzatura s.vo f.le è un deverbale di ‘mpuzà (che è dal lat. impulsare frequ. di impellere = aizzare).
2.METTERE ‘NA PEZZA A CCULORE
Letteralmente: Apporre una toppa in tinta; id est: rabberciare,riparare un danno prodotto o verificatosi attraverso l’uso di un rattoppo, un rappezzo,una pezza che almeno nascondano lo strappo. Va da sé che la locuzione e usata sia nel senso reale (quando si tratta di rattoppare adeguatamente un abito strappato), che figuratamente in riferimento a chi con adeguate parole tenti di porre ripare ad una situazione interpersonale che si sia logorata.
pezza s.vo f.le = straccio, cencio, pezzo, ritaglio di tessuto, ma alibi anche lunga striscia di tessuto avvolta intorno a un cilindro di cartone o a uno scheletro di legno che i commercianti tengono per la vendita; è voce con etimo dal dal lat. med. pettia(m); rammento che la voce or ora esaminata non è il f.le del s.vo piezzo che à tutt’altro significato e con esso non va confuso; infatti piezzo è un s.vo m.le = pezzo, quantità, parte non determinata, ma generalmente piccola, di un materiale solido, usato anche nel significato di coccio, ciascuno dei pezzi in cui si rompe un oggetto fragile; l’etimo di piezzo è anch’esso dal lat. med. pettia(m) con metaplasmo e cambio di genere;
3.METTERE ‘NA PEZZA ARZA
Letteralmente: Applicare un panno bollente o addirittura ardente.Locuzione che rappresenta l’esatto contrario della precedente; con questa ci si riferisce all’errata, se non malevola azione di chi invece di por riparo si adoperi per peggiorare una situazione come chi per lenire gli effetti di un’ustione adoperasse un panno bollente o addirittura ardente.
arza agg.vo f.le bruciata, ardente, bollente, inaridita, secca, riarsa; etimologicamente è un part. pass. agg.ato dal lat. arsa-m con passaggio di rs a rz come in borza←bursa-m - perzo←perso etc.
4.METTERE ‘NCALANNARIO
Letteralmente: Appuntare sul calendario. Espressione usata in riferimente all’agire di chi sempre anche eccessivamente prudente, cauto, accorto,timoroso che gli possano accadere danni o inconvenienti pensa per tempo a quel che potrebbe accadergli e prende in anticipo provvedimenti utili a evitare perdite, svantaggi, scapiti e discapiti ed addirittura programmi minuziosamente la propria vita scadenzandone per iperbole gli avvenimenti con cura e precisione maniacali annotandoli, analiticamente su di un calendario.
‘ncalannario = in/sul calendario agglutinazione funzionale in posizione protetica della preposizione illativa in aferizzata→‘n con il s.vo m.le calannario = calendario [sistema di suddivisione del tempo in periodi costanti (anno, mese, giorno), stabiliti in base alla durata di determinati cicli astronomici]; calannario è voce dal lat. calendariu(m)→calennariu-m→calannario, deriv. di calendae 'primo giorno del mese'.
5.METTERE ‘O SSALE ‘NCOPP’Â CÓDA/CÓRA
Letteralmente: Cospargere il sale sulla coda; id est: fallire il conseguimento di un risultato. Locuzione sarcastica usata a dileggio di chi tenti di pervenire ad un risultato positivo, ma inevitabilmente non riesca a conseguirlo per pochezza o inadeguatezza dei mezzi usati o piú spesso per mancanza di attitudine. Anticamente a gli uccellatori ed a gli addetti alla doma dei puledri tutti operai di modesta levatura mentale e dunque creduloni veniva suggerito, ma a mo’ di sfottò che per ottenere i risultati sperati di catturare gli uccelli o di ammansire i puledri fósse necessario cospargere di sale la loro coda; naturalmente la pratica [se anche fósse stata segúita] mai poteva sortire l’effetto voluto e l’espressione fu conservata per commentare il fallimento e/o la inutilità, l’inefficacia del tentativo intrapreso.
ssale s.vo neutro = sale, nel linguaggio corrente, il cloruro di sodio, presente in natura come salgemma o disciolto nelle acque del mare, e usato specialmente per dar sapore ai cibi o conservarli; voce dal lat. sale-m; trattandosi di un alimento e voce neutra e quando è preceduta dall’art. neutro ‘o (il/lo) esige il raddoppiamento della consonante d’avvio per cui: ‘o ssale (cfr. alibi ‘o ppane, ‘o ppepe, ‘o ccafè etc.).
‘ncopp’â = sulla, sopra alla cfr. alibi
códa/córa s.vo f.le [lat. volg. cōda, per il class. cauda] doppia morfologia d’un’unica voce; la seconda córa [con rotacizzazione osco-nediterranea della d→r] è del parlato, mentre códa è d’uso piú letterario. Parte assottigliata del corpo dei vertebrati opposta al capo, costituita da un asse scheletrico (regione caudale della colonna vertebrale), da muscoli e da tegumento; lo sviluppo e la funzione variano notevolmente, non solo da classe a classe, ma anche da ordine a ordine, da genere a genere di animali (la c. dei pesci e delle larve degli anfibî serve alla locomozione nell’acqua; la c. degli uccelli serve di sostegno alle penne timoniere.
BRAK
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