venerdì 17 febbraio 2017
VARIE 17/204
1.PARÉ ‘A ‘ATTA ‘E MADAMA QUATTO-QUARTE CA MAGNA ‘NU CHILO E PPESA TRE CQUARTE!
Letteralmente: Sembrare la gatta della madama da quattro quarti(di nobiltà) che mangia (cibo per) un chilogrammo, ma pesa (solo) tre quarti di chilo; icastica espressione usata con evidenti risvolti a) ironici e/o giocosi, e b) velati d’invidia; i risvolti sono a) ironici e/o giocosi quando ci si intenda riferire a persone avare e possessive che temano possano andare perdute parte delle proprie sostanze e siano tanto spilorce al segno di rifiutarsi d’assimilare del tutto ciò che mangino per non eccedere nel consumo delle vettovaglie e/o dei beni posseduti; l’ espressione è poi usata con evidenti risvolti b) velati d’invidia quando con essa ci si intenda riferire a persone che, pur ingozzandosi di cibo a profusione, riescono (forse perché dotate d’un particolare metabolismo…) a non assimilarlo del tutto, mantenendosi magre ed asciutte a dispetto delle calorie assunte. La cosa che piú diverte nell’espressione in esame è che anche in questo caso il protagonista è un gatto che però non è quello delle precedenti locuzioni; infatti non è né il gatto d’uno studente, né quello della sié Maria ma si tratta della bestiola d’una non meglio identificata madama da quattro quarti(di nobiltà) cioè d’una persona falsamente nobile, d’una persona che ostenta raffinatezza che non à, cercando di assumere atteggiamenti attribuiti a classi sociali piú elevate o persona che segue mode nuove ed eccentriche, con l'intenzione di distinguersi dai piú; a Napoli una persona che tenga questi atteggiamenti, se donna, è détta appunto ironicamente madama ‘e quatti-quarte cioè signora da quattro quarti (di nobiltà) id est nobiltà di quattro quarti, cioè di padre, di madre, avolo ed avola paterni e materni, i quali abbiano sempre vissuto nobilmente, non abbiano fatto esercizio alcuno vile per il quale abbiano pregiudicata la nobiltà; persona tanto veramente nobile da potere esibire uno stemma derivato da quelli dei suoi,uno stemma inquartato, stemma cioè che in ognuno delle quattro sezioni dell’ arma di famiglia, siano riconoscibili gli stemmi d’origine di padre, di madre, avolo ed avola paterni e materni, che concorsero all’effige della nuova insegna.Faccio notare che nella stragrande maggioranza dei casi càpita che veramente la donna ironicamente détta madama ‘e quatti-quarte sia persona magra ed asciutta di talché,quasi per sineddoche, si possa riferire proprio a lei piuttosto che al suo gatto l’assunto ironico e/o invidioso di mangiare per un chilo e di pesare solo tre quarti di chilo!
2.PARÉ ‘A GATTA APPESA Ô LLARDO
Ad litteram: Sembrare un gatto aggrappato al lardo
Divertentissima sarcastica locuzione dal duplice significato; nel primo, con la similitudine rammentata (che parla di un gatto appigliato ad un gran pezzo di lardo sospeso al soffitto d’una cantina o cucina d’ antan) ci si riferisce mordacemente a taluni inguaribili ghiottoni (appaiati al gatto de quo) che desiderosi di rimpinzarsi d’ un qualche alimento, avutolo sottomano, lo ghermiscono avidamente, abbrancandolo con ingordigia,dando l’impressione di temere quasi che qualcun altro glielo possa sottrarre; nel secondo significato con la medesima similitudine ci si riferisce in maniera solo divertita, ma non scortese a quelle vecchie, malconce,esili signore che nell’incedere, per tema di cadere, si aggrappino vistosamente a chi le sorregga. Anche costoro, come i pregressi ghiottoni, sono appaiate ad un gatto avvinghiato ad un pezzo di lardo.
3.PARÉ ‘A GATTA D’ ‘A SIÉ MARÍ: ‘NU POCO CHIAGNE E ‘NU POCO RIRE: QUANNO STA MOSCIA, RIRE E QUANN’È CUNTENTA, CHIAGNE!
Letteralmente: sembrare la gatta della signora Maria, un po’ piange ed un po’ ride: quando è triste, ride, quando è contenta piange! Caustica espressione che prende a modello la gatta d’una non meglio identificata signora Maria (nell’espressione, come si vede, in Luogo di sié Maria di quest’ultimo nome è usato una forma apocopata Marí che torna comoda per rimare (sia pure solo fonicamente nel parlato) con il primo successivo rire (ride) (pronunciato come rí tenendo cioè ben evanescente l’ intera sillaba re ed escludendo addirittura a livello vocale la pronuncia della liquida r)) rammento che il gatto/la gatta è un animale domestico molto comune nelle case napoletane,quasi come componente di famiglia; presente anche in tantissime icastiche espressioni partenope non poteva mancare nel libro dei sogni;
; la gatta, animale protagonista(vedi ultra) come ò détto anche d’altre espressioni è accreditata nella fattispecie, quasi fosse un essere umano, di immotivatamente un po’ ridere ed un po’ piangere indecisa sempre su quale comportamento tenére;anzi è addirittura accreditata di tènere un comportamento sciocco, illogico e non spiegabile ridendo in tempo di mestizia e piangendo in quello della gioia. Della medesima strambe, sconcertanti, ma volute indecisione ed incongruenza sono accusate soprattutto le giovani donne lunatiche e capricciose incapaci di tenére un comportamento stabile, donne che infatti si abbandonano ad un costante altalenare spesso immotivato e/o incomprensibile, tra uggiose scontentezze ed inopinate gaiezze et versa vice!
4.PARÉ ‘A GATTA D’ ‘O STURENTE CA FÓTTE E SS’ALLAMENTA variante: PARÉ ‘A GATTA D’ ‘O STURENTE CA MAGNA E SS’ALLAMENTA
Letteralmente la prima (5) Sembrare la gatta dello studente che coisce e si lamenta; la variante (5bis) Sembrare la gatta dello studente che mangia e si lamenta; ambedue usate per sarcasticamente bollare la pessima,incomprensibile abitudine delle persone (soprattutto donne che tengono, per partito preso, un ingiustificato comportamento immotivatamente lagnoso, uggioso e piagnucoloso anche in occasioni del tutto gradevoli, quali nel primo caso il coire, nel secondo il mangiare. Anche di queste due espressioni è protagonista una gatta (presumibilmente femmina) atteso che - come ò anticipato – le locuzioni vengon di preferenza riferite al comportamento di donne; in queste due espressioni in esame però la gatta non è piú la bestiola della sié Maria come in altra locuzione , ma è la bestiola (forse tenuta come domestico animale di compagnia) d’un non meglio identificato studente che entra nelle due locuzioni soltanto per fornire una rima al verbo allamenta,tenendo presente che nell’idioma napoletano, quando non siano parole tronche accentate sull’ultima sillaba, le vocali finali delle parole son tutte pronunciate in modo evanescente e/o debole per cui un’acconcia rima con allamenta può esser fornita da qualsiasi parola terminante ovviamente in ènta, ma pure in ènte o ènto e sturente può rimare tranquillamente con allamenta!
5.PARÉ ‘A GATTA PURMUNARA
Ad litteram: Sembrare un gatto (ma piú esattemente un gatto femmina) goloso di polmone (vaccino). Divertito riferimento, prendendo a modello il comportamento del gatto che notoriamente è avido di polmone vaccino, a tutte quelle persone (ma segnatamente donne/massaie) che ripetutamente desiderose di cibo (quale che sia) ghiottonescamente si diano continuamente a piluccare assumendo piccoli, ma reiterati assaggi di ciò che stiano preparando in cucina.
purmunara agg.vo f.le dal m.le purmunaro =goloso/a di polmone; la voce purmunaro è, attraverso il suffisso di pertinenza aro/ara dal lat arius/ara→arus/ara, un denominale di purmone (polmone) dal lat. pulmone(m) con cambio espressivo della liquida l→r.
BRAK
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