martedì 11 luglio 2017

TESI ETIMOLOGICA DEL TERMINE NAPOLETANO: CAFONE.



TESI ETIMOLOGICA DEL TERMINE NAPOLETANO: CAFONE.

Come riportato da tutti i lessici della parlata napoletana con il termine cafone si intende il villano, lo zotico,il contadino.E di ciò nulla quaestio: si è d’accordo un po’ tutti. Il problema sorge quando si comincia a congetturare intorno all’etimologia della parola..Ci sono numorose opinioni : in primis quella che, partendo da scritti di Cicerone(Filippiche ed altri), la riallaccia ad un nome personale di origine osca: CAFO riferito con tono spregiativo ad un uomo incolto e villano; altra opinione è quella che riallaccia il termine cafone al verbo osco(la cui esistenza, peraltro, non è provata) Kafare= zappare.Segnalo infine la proposta del prof. Carlo Jandolo, proposta che mi pare migliore delle altre, che collega la parola cafone al greco: skaphèus, collaterale di skapaneus= contadino, zappatore.
Escludo altresì,   in quanto da ritenersi leggenda metropolitana, l’idea che cafone possa derivare dal fatto che gli abitanti dell’entroterra o della più remota provincia onnicomprensivamente detti cafune, giungendo in città vi camminassero legati gli un gli altri con una fune per evitare di sperdersi.
Ciò annotato passo ad  indicare la mia diversa opinione  che si fonde sul fatto che storicamente, nel tardo ‘800 e principi del ‘900 eran definiti, nel parlar comune,cafoni non solo gli zappatori, i villani e consimili, ma estensivamente un po’  tutti gli abitanti o i nativi dei paesini dell’entroterra campano, paesini arroccati sui monti ,-come quelli del sannio- beneventano, del casertano  o dell’ alta Irpinia -  difficili da raggiungere e chi li raggiungeva con carretti o altro aveva bisogno di aiuto per  ascendere fino al paese propriamente detto. A tale bisogna provvedevano nerboruti paesani che scendevano incontro ai visitatori , ed erano  armati di robuste funi con le quali aiutavano nell’ascensione le persone bisognose d’aiuto.Tali paesani erano indicati con la locuzione “chille cu ‘a fune o chille c’’a fune “ id est: quelli con la fune. Da c’’a fune a cafune il passo è breve e d è ipotizzabile che con esso termine si indicassero tutti gli abitanti dell’entroterra o della più remota provincia. CAFUNE è comunque un plurale. Il singolare CAFONE penso si sia formato successivamente tenendo presente i consueti fenomeni metafonetici della parlata napoletana alla stregua di GUAGLIONE  che al plurale fa GUAGLIUNE.
Riconosco tuttavia, a questo punto  che la mia idea configura piú che un’etimologia con  crismi scentifici,un’ipotesi paretimologica,  e quantunque  possa  apparire  piú percorribile di pur tante dotte ipotesi libresche, la metto da parte per aderire all’ipotesi fatta dall’amico prof. Carlo Jandolo, ipotesi decisamente  migliore di tante altre, puranco di quella dell’altro amico avv.to Renato de Falco che parlò di un (ca)cafone(s) = balbuziente che semanticamente poco o nulla mi pare abbia a che spartire con il villano, lo zotico,il contadino; il cacafone  di Renato De Falco, semanticamente, a mio avviso  potrebbe al massimo attagliarsi al tartaglia/one  se per tale figura il napoletano non avesse già la voce cacaglio derivato piú che  dallo spagnolo encallar = inceppare con la parola, dal greco kaka-lailo= parlo male.   
Raffaele Bracale
                                                   

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