domenica 15 ottobre 2017

VARIE 17/1050



1 -Sciú, â faccia toja!
Espressione volgare   di schifo e disprezzo, intraducibile ad litteram, che viene pronunciata, accompagnata spesso  dal gesto di un finto sputo, all'indirizzo di chi è tanto spregevole da meritarsi  di esser raggiunto da uno sputo al volto: infatti  la parola sciù altro non è se non l'onomatopeica  riproduzione di uno sputo, che - come precisato nel prosieguo della locuzione – à come destinazione  proprio la faccia di colui che si intende disprezzare! Talvolta l’espressione è limitata al solo sciú mantenendo però inalterato il senso di schifo e disprezzo contenuto nell’intera espressione.
2. -Scummiglià 'a ramma
Ad litteram: scoprire il rame  Id est : togliere i coperchi alle pentole di rame  per controllare  il cibo in cottura. Invito che si rivolgeva temporibus illis alle donne di casa addette alla cucina perchè controllassero attentamente  la cottura delle pietanze, evitando di distrarsi con  chiacchiere inutili.
In senso traslato: mettere a nudo i difetti di qualcuno.
3. - Scummiglià 'e zzelle
Ad litteram: scoprire le tigne e per traslato scoprir le  magagne, le manchevolezze.  Id est: mettere a nudo i difetti altrui .
Locuzione della medesima portata del senso traslato della precedente. In particolare la zella (da un lat. reg.(capitem) *psilla(m))  è la tigna che veniva coperta con un cappelluccio  e veniva così tenuta celata agli occhi indiscreti, fino a che un rompiscatole non strappasse il cappelluccio dalla testa del tignoso, mettendone proditoriamente a nudo  i difetti.Per estensione si dice di chiunque si diverta a render note,  quali che siano, le manchevolezze altrui battezzate pur sempre: zelle anche se non realmente attinenti alla tigna.
4. -Scuntà a ffierre 'e puteca
Ad litteram:sdebitarsi con i ferri della bottega  Cosí si dice quando - non riuscendo ad ottenere il pagamento di un debito in moneta contante - il creditore si contenta di chiedere al debitore che lo soddisfi  mediante l'opera lavorativa servendosi dei propri  ferri del mestiere, cioè conferendogli artigianalmente  un servizio  in cui il debitore sia versato.
5. –Sgummà/scummà 'e sango
Ad litteram: far perdere la gomma al sangue. Id est: percuotere tanto violentemente qualcuno e segnatamente colpirlo sul volto fino a fargli  copiosamente emettere dalle fosse  nasali fiotti di sangue  divenuto a seguito delle percosse  cosí fluido da scorrere liberamente quasi avesse perduto la gomma o l’ipotetico collante che ne determinano la naturale vischiosità perduta a sèguito delle percosse.
6. -S' è avutato 'o canisto
Ad litteram: si è invertito il canestro Locuzione  che, con amaro senso di dispetto viene pronunciata da chi  vede che una situazione  che lo riguarda  da che era positiva e favorevole, cambia improvvisamente diventando sfavorevole e negativa. Originariamente la locuzione ripeteva la delusione che si ascoltava sulla bocca dei giocatori del lotto che dopo alcune estrazioni favorevoli vedevano sortire numeri che non attendevano  ed attribuivano la faccenda al fatto  che l'urna (il canestro della locuzione) contenente i bussolotti con i numeri  fosse stata - eccessivamente - ruotata.
7. -S'è avutato 'o munno
Ad litteram: è ruotato il mondo Amaro  ed indispettito commento pronunciato da chi - specie anziani - si trovi ad essere coinvolto o anche a fare da semplice spettatore ad accadimenti ritenuti paradossali, assurdi ed inattesi che mai si erano verificati, né mai si riteneva si potessero verificare  e che solo il capovolgimento del mondo à reso possibili.
8 -Sedognere l'asso oppure 'a falanca
Ad litteram:ungere l'asse oppure la trave.  Inveterata necessità che nel corso dei secoli à assunto le piú svariate connotazioni  e modi di realizzarsi, ma restando sempre ineludibile nella sua reale  funzione di permettere un adeguato movimento  degli elementi ruotanti (asse)
o assicurare la scorrevolezza della trave(falanca) su cui far scivolar le barche, e per traslato, consentire che una pratica non si intoppi ed anzi proceda speditamente verso la sua realizzazione. Falanca s.f. = trave di supporto per lo scorrimento dei natanti; dal lat. phalanga(m)→phalanca(m)= palo.
9 -S'è 'mbriacata 'a úsciola
Ad litteram:S'è ubriacata la bussola Amaro commento pronunciato da chi si trovi improvvisamente davanti a situazioni inopinatemente ingarbugliate, quando non scombussolate, al segno che non ci si raccapezzi piú, come quando per un'improvvisa tempesta magnetica la bussola (ùsciola) non indichi piú il nord, o come quando il contenitore delle offerte ( pur'esso: úsciola) ingarbugliatosi  non trattenga piú le monete, ma le lasci cadere in terra.
10 -Se ne parla a vvino nuovo
Ad litteram: se ne parla al tempo del vino nuovo Modo di dire che sebbene indichi   un preciso momento - quello della nuova vinificazione - non corrisponde ad un tempo certo, ma è usato per significare la volontà di voler rimandare sine die un impegno a cui non si à molto desiderio di applicarsi.
11. -Se pava niente? E sedogneme 'a capa ô pere!
Ad litteram:Si paga nulla? Ed ungimi dalla testa al piede!
Con questa espressione si suole fare il verso al comportamento   degli avari, spilorci e profittatori, sempre pronti a godere gratuitamente di beni e/o occasioni al pari di un non meglio identificato avaro che, sul letto di morte, informatosi dal sacerdote che l'estrema unzione  non comportava tariffa alcuna, né che fosse commisurata all'estensione dell'unzione, pretese  che fosse unto completamente dalla testa ai piedi.
12. -Sentirse 'e  prórere 'e mmane
Ad litteram:Avvertire un prurito alle mani  Cosí afferma chi sia in procinto di usare le mani  per percuotere qualcuno.E cosí solevano dire, temporibus illis, i genitori quando erano stati inutilmente esperiti tutti i tentativi di convincere i propri piccoli figliuoli a desistere dal far confusione, o dalle loro reiterate marachelle .per avvertire i ragazzi che era prossimo il momento in cui essi genitori sarebbero passati a vie di fatto  e avrebbero fatto ricorso alle percosse.
13. -Sentirse 'e scennere quaccosa
Ad litteram:avvertire che qualcosa stia per accadere Id est: avere la sensazione che stia per succedere qualcosa, positiva o negativa che sia ed accada quasi calando dall'alto, in modo inatteso ed imprevedibile.
Allorché il qualcosa sia negativo la locuzione diventa:Sentirse 'e scennere quaccosa pe dereto ê rine (avvertire che qualcosa stia per accadere dietro le spalle).
14. -Sentirse 'e tremmà 'o strunzo 'nculo
Ad litteram:avvertire di esser prossimi ad evacuare  Cosí, in modo sorridente ma becero,si dice che questa  sia la situazione di chi lungamente minacciato di violenze e percosse  sia assalito da spavento cosí grande  da dover precipitarsi  a cavalcare la tazza del cesso.
15. -S'è scuntrato 'o sango cu 'a capa
Ad litteram:è avvenuto lo scontro (incontro) del sangue e della testa
Id est: si è verificata la circostanza favorevole perché si potesse verificare ciò che si voleva o desiderava  o anche si è verificato l'atteso incontro tra due persone di interessi collimanti, incontro foriero di buoni, sperati accadimenti positivi per loro  ed altri.
Mi spiego. Quando ancora le sacre reliquie (cranio ed ampolle del sangue) di san Gennaro santo protettore della città di Napoli, non erano  conservate nella a Lui  dedicata cappella del Duomo napoletano, nel giorno della memoria del santo (19 settembre) partivano  due distinte processioni: una, recante le ampolle con il sangue, muoveva da Pozzuoli  alla volta di Antignano (ameno sito della collina vomerese), l'altra processione partiva dal Duomo  e puntava su Antignano recando il busto argenteo contenente il cranio del santo; quando le due processioni venivano a contatto, ossia si verificava quanto previsto nella locuzione, spesso accadeva che si compisse il miracolo della liquefazione del sangue contenuto nelle ampolle  rinserrate in un'artistica teca d'argento. Ancora oggi che la processione è una sola,  la teca con le ampolle del sangue  viene posta accanto al busto  contenente il cranio del santo, appena il canonico incaricato dà inizio alle preghiere impetrative e si attende che l'incontro abbrevi i tempi di attesa  del miracolo.
Altre volte la locuzione riportata in epigrafe è intesa pedissequamente ad litteram ed il luogo dell'incontro qui sopra descritto, fa riferimento ad un vero e proprio scontro tra due persone che non collimando in niente  non lasciano presagire nulla di buono; in tal caso la locuzione deve essere intesa  con valenza negativa in luogo della positiva prospettata dall'incontro enunciato precedentemente.
16. - Sfilà 'a curona
Ad litteram: sfilare la corona  Id est: dar la stura ad una lunga sequela di ingurie e contumelie dirette a chi se le meriti, ingiurie  reiteratamente ripetitive quasi alla stregua di grani di una corona  che però per la verità,  viene usata per reiterare preghiere e non contumelie. La reiterazione delle ingiurie è tanto lunga e violenta da determinare lo sfilarsi dei grani dell’ipotetica corona usata per contare le contumelie.
17. - Sfruculià 'a mazzarella 'e san Giuseppe
Ad litteram: sbreccare il bastoncino  di san Giuseppe id est: annoiare, infastidire, tediare qualcuno molestandolo  con continuità asfissiante.
La locuzione  si riferisce ad un'espressione che la leggenda vuole affiorasse, a mo' di avvertimento,  sulle labbra di un servitore veneto posto a guardia  di un bastone ligneo ceduto da alcuni lestofanti al credulone tenore Nicola Grimaldi, come appartenuto al santo padre putativo di Gesù. Il settecentesco tenore  espose nel suo palazzo il bastone e vi pose a guardia un suo servitore con il compito di rammentare ai visitatori di non  sottrarre, a mo' di sacre reliquie, minuti pezzetti (frecole)  della verga, insomma di non sfregolarla o sfruculià.
Normalmente, a mo' di ammonimento,  la locuzione è usata come imperativo preceduta da un corposo NON.

18. -Sfruculià 'o pasticciotto
Ad litteram: sbreccare il dolcino. Id est:annoiare, infastire, molestare qualcuno; locuzione di valenza simile alla precedente, usata anch'essa in tono imperativo preceduta da un  canonico NON. Qui, in luogo della mazzarella, l'oggetto fatto segno di figurate sbreccature  è un ipotetico pasticcino, chiaramente usato eufemisticamente al posto di un intuibilissimo sito anatomico maschile.
19. -Sicco, peliento  e ossa
Ad litteram: magro, pallido e ossuto  Cosí viene divertentemente  apostrofato  chi sia estremamente magro,pallido:  latinamente pallente(m)→ (peliento)  e cosí poco in carne da potergli contar le ossa.
20 - Sona ca piglie quaglie
Ad litteram: suona ché prenderai quaglie. Locuzione ironica da intendersi in senso antifrastico, usata per mettere a tacere gli importuni        saccenti ai quali si vuol dire: state perdendo il vostro tempo e state inutilmente dando fiato alla bocca: non riuscirete a nulla  di ciò che pensate, né con le vostre chiacchiere riuscirete  ad irretire qualcuno, che  (come le quaglie che non si lasciano attirare da alcun richiamo)  resisterà ad ogni vostra insistenza e/o miraggio.
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