martedì 14 novembre 2017

VARIE 17/1135



1.CACARELLA SENZA FREVA, VIATO A CCHI ‘A TENE
Ad litteram: Beato chi soffra di diarrea senza che sia accompagnata da febbre.
Antica espressione ancóra in uso, di complessa spiegazione. Per venire a capo di questa locuzione e superare la pedissequa interpretazione letteraria che sottende l’autentico significato, bisogna por mente súbito ad alcune cose: a) la diarrea se accompagnata da febbre è sintomo di grave infezione intestinale e può essere prodromica di malattie ben piú gravi: tifo, colera etc.;b) un’improvvisa, ma breve diarrea non accompagnata da febbre, specie nei bambini, è procurata spesso da un grave spavento; c) in napoletano il s.vo cacarella è da intendersia sia come diarrea che ( figuratamente e piú spesso) come spavento che della diarrea è ritenuto esser causa; d) in napoletano il s.vo freva è da intendersi sia come febbre, ipotermia che come brama, passione, smania, collera , stizza, indignazione Tanto premesso, l’espressione è da intendersi o nel senso di Beato chi pur spaventato e perciò colpito da transitoria cacaiola non sia febbricitante perché non colpito da ben piú gravi malattie che non un semplice spavento; o anche Beato chi pure spaventato o impaurito non abbia atteggiamenti di smania,collera, stizza, indignazione.
viato/a agg.vo m.le o f.le = beato, gioioso, felice, appagato, tranquillo, lieto, sereno, contento; voce che è part. pass. del lat. beare con normale alternanza b→v (cfr. bucca(m)→vocca – barca(m)→varca – bibere→vevere etc.)
cacarella s.vo f.le (in primis) cacherella, diarrea, emissione di feci liquide o semiliquide. (figurate) spavento, paura; voce deverbale del lat. cacare
senza prep.
1 indica mancanza, esclusione, privazione;
2 seguita da un infinito o da che e il verbo al congiunt., introduce una proposizione con valore modale: ascette senza pavà(uscí senza pagare)
voce dal lat. absentia→(ab)sentia→senza, che all'ablativo significa 'in mancanza di';
freva s.vo f.le (in primis) febbre, piressia, ipertermia, temperatura;
(figurate) brama, passione, smania,collera, stizza, indignazione; voce lettura metatetica del lat. febre( m)→frebe(m)→freva con normale alternanza b→v.
2.CACCHIO, CACCHIO (nell’espressione VENIRSENE CACCHIO CACCHIO)
;Cacchio, cacchio sta per: strano,bizzarro, insolente, sfacciato, sfrontato, impudente, scortese anzi stranissimo, bizzarrissimo insolentissimo, sfacciatissimo, sfrontatissimo, impudentissimo, scortesissimo( come è nell’espressione : venirsene cacchio cacchio,avvicinarsi cacchio cacchio)Espressione usata per significare l’atteggiamento di chi, facendo finta di nulla, mogio mogio, con indifferenza ed ostentata tranquillità, si prepara invece ad agire proditoriamente in danno di terzi, quasi che si accostasse al Luogo dove agirà, con studiata noncuranza.
Da rammentare che l’espressione in epigrafe era usata da Totò, il principe del sorriso, sommandola con la pleonasticaespressione tomo tomo espressione inutile in quanto di di uguale portata e/o significato, ma di minor presa; ò detto pleonastica perché, mi pare che non ci fosse stato il bisogno di chiarire o aumentare la portata del cacchio cacchio napoletano, espressione - al contrario - molto piú corposa e pregnante, per il vocabolo usato, dell’algido tomo tomo, espressione che pur napoletana è costruita con un vocabolo italiano presente altresí in quella dell’italiano essere un bel tomo nel senso di essere un tipo strano . 
3.CADÉ ‘A COPP’Ô PÈRE ‘E PUTRUSINO.
Ad litteram: cadere dalla pianta di prezzemolo; id est ammalarsi , anche se di affezioni non importanti, ma reiterate; la locuzione è usata soprattutto per commentare lo stato di malferma salute delle persone anziane che son solite ammalarsi di piccole affezioni che, se per la loro non eccessiva virulenza e/o importanza, non destano particolari preoccupazioni, pur tuttavia son di gran fastidio per gli anziani che subiscono tali affezioni paragonate nella locuzione in epigrafe alle cadute da una pianta di prezzemolo, cadute che poiché avvengono da una pianta molto bassa non son pericolose, anche se - altrove si consiglia di evitare cadute vasce (cadute basse) in quanto pericolose.
4.CAMMENÀ CU ‘A CARROZZA D’ ’O SCARPARIELLO
Letteralmente: Incedere con la carrozza del ciabattino; id est: usare come carrozza quella fornita dal ciabattino, e cioè le proprie scarpe, marciando a piedi. Espressione usata a divertita chiosa del comportamento di chi non perché salutista, ma perché parsimonioso al massimo,quasi avaro, pur di risparmiare i pochi soldi per servirsi di una carrozza per il trasporto pubblico, si rassegni a marciar a piedi.
carrozza s.vo f.le
1 vettura a quattro ruote, con chiusura a cabina o a mantice, trainata da uno o piú cavalli, per il trasporto di persone. DIM. carrozzella/carruzzella,
2 vagone ferroviario per il trasporto di persone: carrozza di prima, di seconda classe | carrozza letto, provvista di cuccette | carrozza ristorante, dove si servono i pasti | carrozza ristoro, dove si fa servizio di bar
3 mozzarella ‘ncarrozza, specialità della cucina napoletana costituita da due fette di pane senza crosta ripiene di mozzarella,bagnate nel latte, infarinate, intinte nell'uovo e poi fritte. etimologicamente carrozza è voce dallo spagnolo carroza marcata su di un lat. barbarico *carrocea affine al cl. carrus;
scarpariello s.vo m.le diminutivo (cfr. suff. iello) di scarparo s.vo m.le letteralmente non è il ciabattino, colui che accomoda le scarpe rotte (costui, in corretto napoletano è ‘o solachianiello ), ma è il fabbricante di scarpe,in linea con l’etimologia del termine scarparo che è dal portoghese-spagnolo escarpa con l’aggiunta di un suffisso di attinenza arius→ aro di reminescenza latina; da quanto détto se ne ricava che la locuzione piú acconciamente potrebbe esser resa con Cammenà cu ‘a carrozza d’ ’o solachianiello (ciabattino) e non Cammenà cu ‘a carrozza d’ ’o scarpariello il (giovane fabbricante di scarpe).
5.CAMPÀ ANNASCUSO DÔ PATATERNO.
Ad litteram: Vivere nascondendosi all’ Eterno Padre; id est: vivere non dando contezza di sè nemmeno al Cielo, quasi di soppiatto, clandestinamente se non addirittura a dispetto ed in barba di tutti gli altri.A Napoli la locuzione è usata quando si voglia dare ad intendere che sia impossibile conoscere da cosa o chi taluno tragga i propri mezzi di sostentamento, posto che il suo tenore di vita eccede le di lui conclamate possibilità economiche.
Brak

Nessun commento:

Posta un commento