giovedì 16 novembre 2017

VARIE 17/1146



1.CHI TÈNE CCHIÚ PPORVERA SPARA E LL’ATE SÈNTENO ‘E BBOTTE.
Ad litteram: Colui che à piú polvere spara e gli altri sentono i botti (prodotti dagli spari). Ancóra un’antica eloquente, icastica locuzione usata per significare (prendendo a modello l’operato dei fuochisti [cioè degli artieri che si esibivano un tempo ed ancóra talora si esibiscono durante le feste patronali con spettacoli di fuochi artificiali])che nella vita chi è dotato di migliori e numerosi mezzi rappresentati sia dal denaro che dagli aiuti quali appoggi, aderenze, raccomandazioni è colui che ottiene i piú eclatanti risultati in termini di affermazione socio/economica, mentre a tutti gli altri non resta che rassegnarsi a l’eco dei successi ottenuti da chi à piú mezzi.La locuzione à come sostrato la convinzione che nella vita per affermarsi non necessitano studio e/o capacità innata, ma servono ricchezza, aiuti, appoggi, buoni uffici,pedate, protezioni.
PORVERA, ma anche il sincopato PORVA s.vo f.le polvere, qui polvere da sparo [dal lat. pŭlvĕre-m con rotacismo della L→R].
2.CHI TÈNE CCHIÚ SSANTE VA 'MPARAVISO.
Letteralmente: Chi à piú santi va in Paradiso; ma è chiaro che la locuzione non si riferisce al premio eterno, ma molto piú prosaicamente ai beni terreni,a prebende e posti di comando e ben remunerati; e i santi - manco a dirlo - non sono quelli che ànno praticato in maniera eroica le virtú cristiane, ma molto piú semplicemente coloro che son capaci di dare una spinta, di raccomandare o - come eufemisticamente si dice oggi, di segnalare qualcuno a chi gli possa giovare nel senso suaccennato.
3.CHI TÈNE CUMMEDITÀ E NNUN SE NE SERVE, NUN TROVA 'O PREVETE CA LL'ASSOLVE.
Letteralmente: Chi à comodità e non se ne serve, non trova un prete che l'assolva. Id est: chi à avuto, per sorte o meriti, delle comodità deve servirsene, in caso contrario commetterebbe non solo una sciocchezza autolesiva, ma pure un peccato cosí grave per la cui assoluzione non sarebbe bastevole un semplice prete, ma bisognerebbe far ricorso al penitenziere maggiore.
4.CHI TENE DEBBETO, TENE CREDITO
Chi à debito, à credito
Non si tratta, come potrebbe apparire di un ossimoro o di una affermazione gratuita; si tratta invece di un’esatta considerazione dedotta dall’osservazione del comportamento umano per il quale intanto una persona può essere oberata di debiti, in quanto ritenuta solvibile e quindi meritevole di credito.
5.CHI TENE 'E MMANE 'MPASTA, NUN METTE 'E DDETE 'NCULO Â GALLINA.
Ad litteram: chi sta impastando, non mette le dita nel sedere della gallina. Il proverbio non adombra una norma igienico - sanitaria, ma vuol significare che chi sta nel mondo degli affari deve tener sempre nascoste le proprie mosse per non appalesare ai concorrenti quali sono le sue intenzioni prossime; non deve comportarsi cioè come la contadina che - tastando il sedere alle galline per accertarsi della presenza dell'uovo - dà ingenuamente a vedere a tutti ciò che le sta per accadere.
Brak

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